Chi ha la perseveranza di leggere con una qualche continuità queste mie "considerazioni" sa che non sono tenero nei confronti dei dirigenti del Partito Democratico e che in genere trovo deludente la loro cronica incapacità di prendere una posizione netta su qualsiasi argomento; specialmente rimprovero a una parte dei dirigenti di quel partito - segnatamente a quelli provenienti dai Ds - l'aver voluto rinunciare a costruire un forte partito socialista in Italia.
Fatta questa premessa, sono contento di notare che in questi ultimi giorni il Pd è riuscito finalmente a battere un colpo, offrendo una qualche speranza anche a un inguaribile pessimista come me.
Le premesse dell'estate non erano buone: l'estemporanea apertura a Tremonti come possibile guida di un futuribile governo tecnico-istituzionale, la mancanza di una proposta di riforma della legge elettorale, pur dichiarando che questa stessa riforma dovrebbe essere il punto essenziale di questo ipotetico nuovo esecutivo, la figuraccia fatta a Torino con il mancato invito alla ex-festa nazionale del presidente della Regione e il solito conseguente balletto delle dichiarazioni e dei distinguo. Poi sono arrivate le lettere di Veltroni e di Bersani rispettivamente al Corriere e alla Repubblica. I tempi di questo carteggio sono un po' sospetti. Il primo segretario del Pd sapeva dell'imminente iniziativa del terzo segretario e l'ha voluto anticipare? Oppure il neo segretario ho voluto togliere la scena al fondatore del Pd, dopo la sua inaspettata presa di posizione? Che sia andata in un modo o nell'altro o che le due lettere siano state concepite e scritte nello stesso tempo e in maniera indipendente non è un bel segnale sulla capacità di dialogo del gruppo dirigente, ma su questo punto proviamo per ora a sorvolare. En passant, ricordo che nei giorni precedenti la prima lettera c'era stata un'intervista al secondo segretario del Pd, che fortunatamente non ha avuto una grande eco.
L'aspetto positivo di entrambe le lettere è che, seppur timidamente, si ricomincia a parlare di politica e si prova a immaginare una credibile alternativa riformista e di centrosinistra per il nostro paese. In entrambe le lettere si prende atto che, al di là della forza elettorale del centrodestra, il cosiddetto berlusconismo non rappresenta un accidente della storia, ma è fortemente radicato nella società italiana. Soprattutto mi sembra importante che si voglia ripartire dall'unico tentativo riuscito di un governo riformista e di centrosinistra, ossia il primo governo Prodi, in cui peraltro ebbero ruoli importanti sia Veltroni che Bersani. Se non si capisce quali furono le potenzialità di quella stagione e quali gli errori è difficile sperare che il centrosinistra possa sperare di tornare al governo. La prospettiva è quella indicata da Bersani della creazione di un nuovo Ulivo, che naturalmente avrebbe una vocazione maggioritaria all'interno dello schieramento di centrosinistra.
Francamente alla luce di questa prospettiva, mi pare ancora più deleteria la scelta fatta due anni fa di far morire il più forte partito di ispirazione socialista che ci sia stato in Italia per far nascere un ibrido dall'identità incerta, ma era impossibile chiedere adesso a Veltroni e a Bersani di ammettere che quella scelta fu un errore.
Per sperare di avere qualche possibilità quando si andrà nuovamente al voto, occorre smettere di dare enfasi al tema delle alleanze tra sigle politiche - come è stato fatto con l'infelice espeirenza dell'Unione - e tornare a parlare e a coinvolgere quella parte del paese che si sente naturalmente nel centrosinistra, ma che in questi anni si è progressivamente allontanata. La vera alleanza da fare è quella con gli sperduti cittadini del centrosinistra. E siamo in tanti.
Il tuo ragionamento non fa un plissè. Io sono una di quei tanti cittadini di cui parli.
RispondiEliminaHo sempre accolto con entusiasmo le idee di rinnovamento, ma nel corso degli anni questa parola ha talmente perso significato che mi sono spesso ritrovata a rimpiangere il vecchio PCI, che avrà pure avuto correnti interne e fatto tanti errori, ma almeno aveva una identità politica precisa nonchè forza e cultura per proporre.
In verità qualche segnale positivo c'è : uno è, per esempio, il lavoro che sta facendo, da tempo, Concita de Gregorio dalle pagine del suo giornale e che va nella direzione che tu e noi sperduti auspichiamo.
Riguardo alle lettere e all'andazzo generale delle dichiarazioni che quotidianamente sentiamo da questo o quel dirigente di sinistra penso che sia una disdicevole pratica che devono abbandonare immediatamente : esiste il telefono, che lo usino.
Concludo dicendo che mai come in questo momento ritengo importanti e preziose le parole di Gramsci :
Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il vostro entusiasmo.
Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la vostra forza.
Studiate, perché avremo bisogno di tutta la vostra intelligenza.