Se abitassi ad Adro, in provincia di Brescia, non voterei per la Lega, sicuramente sarei parte di quella esigua minoranza che vota Pd o comunque a sinistra, anche solo per testimonianza. Se abitassi ad Adro e avessi una figlia o un figlio dai 3 ai 14 anni mi sarei molto arrabbiato, partecipando all'inaugurazione del nuovo polo scolastico, intitolato al sedicente ideologo della Lega - quel Gianfranco Miglio, che si ricorda più per il ghigno nelle apparizioni televisive che per le analisi sulla fine della società moderna e il ritorno al medioevo - vedendo ovunque il simbolo della Lega - la stella delle alpi - dai banchi ai cestini dei rifiuti, dagli zerbini ai posacenere, impresso sui vetri, sulle porte, nei cartelli. Avrei notato, più con ironia che con rabbia, quei crocifissi imbullonati alle pareti, contro ogni tentazione laicista di rimozione: un Cristo inchiodato due volte, prima dai soldati romani e poi dall'ignoranza e dall'intolleranza di piccoli amministratori leghisti.
Se vivessi ad Adro protesterei, firmerei petizioni, chiederei che la scuola fosse intitolata a Giorgio Ambrosoli e che venissero rimossi i più o meno subliminali simboli leghisti. Soprattutto vigilerei che all'interno della scuola non avvengano fenomeni, più o meno mascherati, di emarginazione verso gli stranieri e verso i poveri, che troppo spesso tendono a essere le stesse persone.
Se vivessi ad Adro e avessi una figlia o un figlio che frequenta il polo scolastico "Gianfranco Miglio" proverei a spiegargli perché ritengo sbagliata l'idea della società sostenuta dalla Lega e dalla destra e cercherei di educarlo secondo quei valori su cui io sono stato educato. Se vivessi ad Adro avrei sostenuto, contro il Sindaco e contro la maggioranza dei miei concittadini, la decisione della presidente dell'associazione dei genitori che gestiva la mensa di non sospendere il servizio ai bambini i cui genitori non pagavano regolarmente la retta e avrei applaudito, sempre contro il Sindaco e contro la maggioranza dei miei concittadini, la scelta di quell'imprenditore che ha deciso di pagare di tasca propria le rette, per assicurare a tutti il servizio, ritenendo che il benessere dei bambini debba sempre essere considerato prevalente, al di là di ogni altra considerazione.
Ma se vivessi ad Adro e avessi una figlia o un figlio dai 3 ai 14 anni sarei contento del fatto che mia figlia o mio figlio possano frequentare la scuola in un edificio nuovo, in regola con le norme di sicurezza e gli standard previsti dalle normative, con spazi verdi e laboratori, con le lavagne elettroniche. Probabilmente avrei anche dato il mio contributo, come hanno fatto gran parte dei cittadini di Adro, per dotare la scuola degli arredi e delle attrezzature, e avrei pensato - e anche detto pubblicamente - che quell'amministrazione, che io non avrei mai votato, ha fatto un buon lavoro, cedendo il vecchio edificio scolastico e facendosi costruire questo nuovo plesso, senza gravare sul bilancio comunale, strozzato dai vincoli finanziari imposti dagli stessi leghisti del governo di Roma. In troppi comuni italiani le bambine e i bambini vanno a scuola in edifici non a norma, con aule troppo piccole, con spazi per le attività sportive e di laboratorio inesistenti o molto carenti, senza spazi verdi.
Di Adro avevo già parlato in una mia precedente "considerazione" (la nr. 101, per la precisione) e non voglio tornare su quello che avevo già scritto. Ho letto diversi commenti sull'inagurazione della nuova scuola a marcata impronta leghista e li condivido tutti, a partire da quello di Michele Serra su Repubblica. Però mi pare che nessuno abbia affrontato la questione che a me sembra invece centrale: come mai la maggioranza dei cittadini di Adro è leghista ed è contenta della propria amministrazione? Probabilmente perché quegli amministratori hanno individuato un problema e l'hanno risolto bene, senza avere il timore di chiedere un sacrificio ai propri cittadini. I cittadini di Adro sono stati abbastanza intelligenti da capire che l'educazione dei loro figli è importante e che un'educazione efficace passa anche attraverso dei locali e delle strutture idonei: certo questi da soli non sono sufficienti, ma è importante che ci siano. Ora gli stessi cittadini mostrano anche una certa tendenza egoistica, ossia io penso ai miei figli, ai vostri pensateci voi. E siccome Adro è una realtà ricca dell'Italia può permettersi cose che nella gran parte del nostro paese sarebbero impossibili da realizzare, ma non per questo dobbiamo colpevolizzare i cittadini di Adro.
Di fronte a quello che è successo, che - lo ripeto - io considero molto grave, dobbiamo evitare due atteggiamenti: la condanna dagli accenti retorici e la sottovalutazione, come ha fatto la Gelmini parlando di folklore leghista. La comunità di Adro ha espresso un bisogno, un bisogno alto, e ha trovato il modo di soddisfare questo bisogno; i suoi leader hanno approfittato di questo per metterci il loro cappello, per esasperare la loro propaganda, ma non possiamo condannare una comunità perché vuole una scuola migliore per i propri figli.
Il problema che dovremmo porci è di garantire a tutte le bambine e tutti i bambini scuole pubbliche come quella di Adro, naturalmente senza simboli.
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