mercoledì 24 novembre 2010

"La porta" di Simone Weil


Aprite la porta, dunque, e vedremo i frutteti,
berremo la loro acqua fredda su cui la luna ha lasciato la sua traccia.
Il lungo cammino infuocato è ostile agli stranieri.
Erriamo senza sapere e non troviamo alcun posto.
Vogliamo vedere i fiori. Qui la sete ci sovrasta.
Sofferenti, in attesa, eccoci davanti alla porta.
Se necessario, l'abbatteremo sotto i nostri colpi.
Incalziamo e spingiamo, ma la barriera è troppo forte.

Bisogna attendere sfiniti e continuare a guardare invano.
Osserviamo la porta; è chiusa, incrollabile.
Vi fissiamo lo sguardo. Sotto il peso della prova piangiamo.
La guardiamo senza posa. Il peso del tempo ci schiaccia.

La porta è davanti a noi. A che serve desiderare?
Meglio sarebbe andarsene e abbandonare la speranza.
Non entreremo mai. Siamo stanchi di riguardarla.
La porta aprendosi liberò un profondo silenzio

senza lasciar vedere né i frutteti né alcun fiore.
Solo lo spazio immenso in cui abitano il vuoto e la luce
apparve d'improvviso da parte a parte, colmò il cuore
e lavò gli occhi quasi ciechi sotto la polvere.

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