sabato 14 maggio 2011

"Un lettore" di Jorge Luis Borges


Vantino altri le pagine ch’ han scritto
l’orgoglio mio è per quelle che ho letto.
Filologo non sarò stato,
non avrò investigato le declinazioni, i modi , il laborioso mutar di lettere,
la d che si indurisce in t
l’equivalenza di g e k,
ma in tutti questi anni ho professato
passione di linguaggio.
Le mie notti son piene di Virgilio;
aver saputo e scordato il latino
è la sua acquisizione, ché l’oblio
forma è della memoria, la sua vaga rimessa,
l’altra segreta faccia di moneta.
Quando si cancellarono nei miei occhi
le vane apparenze amate,
i volti e la pagina,
a studiar presi il linguaggio di ferro
che usarono i miei antichi per cantare
solitudine e spade,
e ora, attraverso ben sette secoli,
da quell’ ultima Thule,
fino a me la tua voce giunge, Snorri Sturloson.
Dinnanzi al libro, chi è giovane s’impone una disciplina precisa
e lo fa al fin d’ un sapere preciso;
alla mia età ogni impresa è un’avventura
cui confine è la notte.
Non finirò di decifrare le antiche lingue del Nord,
Non affonderò le mani ansiose nell’oro del Sigurd;
quest’ opera cui attendo è illimitata
e mi accompagnerà fino alla fine;
dell’universo non men misteriosa
e di me, l’apprendista.

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