giovedì 28 febbraio 2013

Considerazioni libere (342): a proposito di domani e di dopodomani...

Grillo non mi piaceva prima e non mi piace adesso: di lui non mi fido. Lo dico in premessa, perché non voglio iscrivermi ai due partiti che in questi giorni stanno diventando maggioritari: "quelli che... l'avevamo sempre detto che Grillo vinceva" e "quelli che... Grillo in fondo dice anche cose condivisibili". Come diceva Ennio Flaiano: "gli italiani sono sempre pronti a correre in soccorso dei vincitori". Io mi metto tra quelli che queste elezioni le hanno perse non una, ma due volte. La prima - e più dolorosa - sconfitta è stata l'impossibilità di votare per un partito davvero socialista, che avesse come punto centrale del proprio programma il superamento dell'imperante modello ultraliberista. Vista la mancanza di tale alternativa ho votato per il Pd, che - come noto - mi ha fatto perdere le elezioni una seconda volta. In fondo ci sono abituato: nella mia vita sono più quelle che ho perso che quelle che ho vinto.
Chi ha letto le altre due "considerazioni" che ho scritto in questi giorni, sa che, smaltita la delusione, ho provato a mettere in fila le mie riflessioni. Con questa di oggi concludo per il momento la mia personalissima analisi del voto. Adesso è il momento della politica; bisogna decidere cosa fare domani, in senso letterale, e cosa fare dopodomani, ossia tra qualche settimana, un paio di mesi forse, ma non possiamo dormirci troppo sopra.
Parto da cosa bisogna fare domani, almeno secondo me. Bisogna cominciare a camminare, un passo alla volta, senza strappi, ma avendo chiara la direzione verso cui si vuole andare. Dico subito che spero che questa fase complicata sia gestita da Pierluigi Bersani, perché di lui mi fido e penso abbia il buon senso che ci vuole in condizioni come queste, per molti aspetti inedite. Affidarsi ad altri sarebbe un rischio troppo alto.
Bersani ha di fronte due alternative: proporre al Pdl la riedizione di un governo di emergenza, ossia un governo Monti senza Monti - dato che questo è ormai screditato, visto il brillante risultato elettorale, di cui sono estremamente felice - oppure presentarsi davanti al parlamento alla guida di un governo autorevole - autorevole davvero, e quindi senza i nomi che sono già usciti sui giornali, che stavolta devono star fermi un giro - con un programma preciso e definito. In questo programma deve esserci una nuova legge elettorale uninominale con doppio turno, la riduzione del numero dei parlamentari e la contestuale riduzione dei loro "rimborsi", l'introduzione di un tetto per gli stipendi e le pensioni degli alti funzionari di stato, una riforma organica e severa contro la corruzione, una legge sul conflitto di interessi. Può bastare; in questo programma difficilmente potranno esserci altre leggi, soprattutto non potrà esserci la riforma fiscale, che pure sarebbe indispensabile. Non c'è il tempo: aspetteremo, abbiamo aspettato anni, possiamo resistere ancora qualche mese. E non c'è neppure la possibilità di trovare un accordo decente con Grillo su questi temi; quindi mettiamoci l'anima in pace. Non sarà il prossimo governo a salvare l'Italia.
La prima ipotesi è quella a cui stanno lavorando B., una parte del Pd, naturalmente Monti e quelli che stanno dietro a Monti - a partire da Mario Draghi - e temo che ci stia lavorando anche l'uomo che adesso ha in mano il pallino, ossia Giorgio Napolitano, uno di cui non mi fido assolutamente. A proposito, bisogna finalmente eleggere anche un nuovo Presidente della Repubblica e questa volta deve essere di tipo nuovo, uno che non risponda alle logiche della vecchia politica; sconteremo l'inesperienza, fa lo stesso. Questa soluzione è quella verso cui ci spingono tutti i grandi giornali, è la soluzione auspicata dall'Europa, dal Fondo monetario e compagnia cantante. E' la soluzione che ci porterà in meno di un anno a stare come in Grecia: non mi pare una grande prospettiva. Perché questa sia l'opzione preferita da B. e dai suoi accoliti l'ho spiegato nella mia precedente "considerazione": loro hanno tutto da guadagnarci dalla crisi. Perché sia l'opzione preferita da una parte del centrosinistra è la contraddizione di fondo di questi anni difficili, ma di questo ho parlato a lungo in altre "considerazioni" e diventa perfin noioso tornarci.
La seconda ipotesi ha i numeri in parlamento, anche se per metterla in atto richiederà un qualche bizantinismo, che meglio si sarebbe adattato ai tempi della prima repubblica, come il governo della "non-sfiducia", una formula che richiama purtroppo una pagina buia della nostra storia recente. Togliamo subito un alibi per non fare queste leggi: le riforme non si devono fare con tutti, come abbiamo detto in questi anni, in cui infatti non le abbiamo fatte. Quelli che sono politicamente corretti dicono che le regole del gioco devono essere accettate da tutti i giocatori. Balle. Visto che uno dei giocatori è B. le regole le dobbiamo fare noi, senza di lui e, se possibile, anche contro di lui. Bersani vada in parlamento e proponga questo pacchetto di leggi. B. non le accetterà, griderà che siamo di fronte a un colpo di stato e noi lo lasciaremo urlare, insieme ai suoi servi. Poi vediamo cosa farà Grillo. Proprio perché io ho una pessima opinione di quell'uomo, penso che lui non vorrebbe accettare questo schema, perché sa bene che se ci fosse il governo Pd-Pdl, lui sarebbe il trionfatore delle prossime elezioni. Trionferebbe sulle macerie, ma a lui poco importa. Ma siccome l'uomo è meno ingenuo di quello che vuol farci credere, credo che alla fine accetterà, anche perché il suo movimento è meno ingenuo di quello che lui e Casaleggio credono. Ci vorranno un po' di mesi. Ci vorrà pazienza, come già è evidente da quello che succede in questi giorni. Poi si andrà al voto e ci si conterà. B. continuerà ad avere i suoi voti, perché anticomunisti, reazionari, fascisti, disonesti, profittatori in questo paese ce ne saranno sempre. Pd e Movimento 5 stelle avranno il merito di aver cambiato un po' questo paese e questo dovrebbe premiarli. E poi chi ha più filo tesserà.
Il dopodomani è più complesso e oggettivamente quello che succederà non sarà in capo a Bersani e neppure a questo Pd. O almeno decideranno loro cosa vorranno fare. Io sapete cosa spero, l'ho scritto più volte, l'ho scritto l'ultima volta, in maniera abbastanza compiuta, in questa "considerazione" del 20 gennaio scorso, che vi invito a rileggere. Ho scritto, tra l'altro:
Proprio perché queste non saranno le "ultime" elezioni, le "elezioni fine-di-mondo" - come qualche commentatore sembra suggerire - credo che sia necessario, fin d'ora, darsi una scadenza più lontana e cominciare a pensare alle prossime elezioni - sì, proprio a quelle del 2018 - per non farsi trovare, ancora una volta, impreparati.
Mi ero evidentemente sbagliato: le prossime elezioni ci saranno prima del 2018, molto prima, e rischiamo ancora una volta che il tempo non ci sia. Vedremo cosa succederà. Bisogna mettersi lì a fare un programma socialista, partendo dai temi che conosciamo: il lavoro, la scuola, i beni comuni. Stavolta però abbiamo un vantaggio: sappiamo che i voti contro questo sistema che ci governa da decenni ci sono - ci avevano detto che erano spariti, inghiottiti dalle "magnifiche sorti e progressive" - bisogna soltanto offrire una prospettiva, che sia un po' più articolata di un semplice "vaffanculo" e soprattutto che stia nuovamente a sinistra.

1 commento:

  1. E' bello poter leggere "il mio pensiero" scritto così bene... Grazie!
    Alba (Ossi Diana)

    RispondiElimina