23 ottobre
Nell'interessato disinteresse dei mezzi di informazione, oggi è successa una cosa molto grave per la nostra democrazia: il Senato ha approvato in terza lettura, a maggioranza assoluta, con 218 voti, il disegno di legge costituzionale che istituisce il comitato parlamentare per le riforme costituzionali, abrogando di fatto l'art. 138 e quindi rendendo possibile alla maggioranza delle "larghe complicità", al caudillo del Quirinale e a tutti gli spiriti piduisti che si agitano nel nostro paese, di modificare la Costituzione a loro piacimento, con un iter legislativo più semplice e veloce. Purtroppo per soli 4 voti è stata superata la soglia dei due terzi e quindi questa riforma costituzionale non potrà essere abrogata con un referendum.
Ringraziamo - nonostante le differenze politiche profonde, che rimangono intatte - chi ha votato contro, ossia i 58 senatori del Movimento Cinque stelle, della Lega nord e di Sel. Non sono bastati, almeno per non arrivare alla soglia dei 214, le astensioni dei "falchi" tra i servi di B. e soprattutto delle residue "anime belle" dell'ex-Pd, come Corradino Mineo. Stendiamo un velo sull'ipocrisia di quei senatori dell'ex-Pd, tra cui il bolognese Sergio Lo Giudice, che hanno votato sì, dichiarando che vigileranno sul lavoro della commissione; non potevamo aspettarci niente di meglio da questo partito di ignavi, che svende la propria storia e i propri residui valori nel nome della responsabilità. Denunciamo ancora una volta che chi dovrebbe, per ruolo istituzionale, essere il massimo garante della Costituzione, invece ne è diventato il massimo eversore.
Non è stato comunque inutile andare in piazza lo scorso 12 ottobre, almeno per testimoniare la nostra ferma contrarietà a questo colpo di stato strisciante che Napolitano e i suoi uomini stanno attuando contro le istituzioni democratiche; credo che adesso sia ancora più necessario vigilare e provare a costruire un soggetto politico che, prescindendo dall'ex-Pd - chiunque vinca il congresso - abbia come proprio riferimento i valori della democrazia e del lavoro.
24 ottobre
Continuano purtroppo le intemperanze verbali e le minacce rancorose dell'anziano caudillo del Quirinale. Ieri, in un contesto dove queste cose non c'entravano nulla, ha detto: "la vita pubblica e l'opinione dei cittadini sono condizionate e deviate da un'onda diffusa e continua di vociferazioni, di faziosità, di invenzioni calunniose che inquinano il dibattito politico e mirano, non solo a destabilizzare un equilibrio di governo, ma a gettare ombre in modo particolare sulle istituzioni di più alta garanzia e di imparziale e unitaria rappresentanza nazionale". A ben vedere le calunnie e le faziosità arrivano prevalentemente da una parte, proprio quella del presidente della Repubblica, il cui pensiero è amplificato da tutti, sottolineo tutti, i mezzi di informazione radiotelevisiva, e da praticamente tutti i grandi giornali italiani.
Non c'è spazio, nel dibattito pubblico italiano, per le voci dissonanti, di critica, basti vedere come i mezzi di informazione, tra ieri e oggi, hanno derubricato la votazione sulla riforma costituzionale, fatta diventare una notizia poco rilevante, fatta passare in sordina, proprio per non disturbare il manovratore. Si è preferito dare risalto all'ennesimo processo a B., mentre è ben più pericoloso quello che è successo in Senato, perché è destinato a incidere nel vivo della democrazia italiana. Allo stesso modo, un anno fa, la stessa maggioranza delle "larghe complicità", con l'avallo del caudillo e la muta accondiscendenza dei mezzi di informazione, ha approvato la riforma - anticostituzionale - che ha introdotto in Costituzione l'obbligo del pareggio di bilancio, anche in quel caso con una maggioranza superiore ai due terzi, per mettersi in salvo dalla possibilità del referendum.
Non si arrabbi anche con me, presidente Napolitano, ma lei è in grave errore, dal momento che ha fatto diventare l'attuale equilibrio di governo un elemento costituzionale, identificando la sua persona con il governo, quindi chi critica il governo, finisce per criticare lei e l'assetto istituzionale del nostro paese. Capisco che le può essere difficile da accettare, ma deve capire che in questo paese ci sono alcune persone, come me, che pur rispettando le istituzioni, non accettano questo governo. Lei, proprio per il suo ruolo, dovrebbe rappresentare anche me, mentre lei, perdoni la franchezza, se ne frega altamente di quello che penso io, dal momento che non sono d'accordo con la sua maggioranza: per questo io non posso più considerarla il mio presidente, mentre continuo a rispettare l'istituto della presidenza della Repubblica, che lei disonora con il suo comportamento, e le altre istituzioni. So che voi avete la maggioranza - una grande maggioranza - ma questo non vi autorizza, dato che siamo ancora una democrazia, a sostenere che solo voi avete ragione e soprattutto che solo voi rappresentate le istituzioni, mentre noi che osiamo criticarvi siamo pericolosi sfascisti, anarchici senza dio; questo suo modo di pensare porta diritto a sistemi totalitari, prima ancora che autoritari, che purtroppo questo paese ha conosciuto nella sua storia recente. I padri costituenti hanno cercato di impedire che questo sistema rinascesse: anche per questo pochi di noi si ostinano a voler difendere questa Costituzione, che invece voi state modificando nei suoi principi ed elementi essenziali. Questo equilibrio di governo non mi piace e ho il diritto di dirlo, come ho il diritto di sperare che questo governo cada il prima possibile, perché - so che anche questo lei ormai non può più capirlo - anche se cade il governo, non finisce la Repubblica, finisce solo la "sua" repubblica.
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