mercoledì 30 ottobre 2013

Verba volant (2): lealtà...

Lealtà, sost. f.

Lealtà è una parola che ho utilizzato poco nella mia vita, anche se spero di non essere stato troppo sleale; chi mi conosce immagino possa confermarlo o smentirlo. Al di là del valore – ovviamente lodevole e commendevole – è proprio questa parola che ho poco frequentato; visto che adesso mi sono messo di impegno a scrivere un dizionario, credo sia una lacuna da colmare.
Come parola preferisco fedeltà: e infatti sono fedele a mia moglie e sono fedele alle mie idee; in quest’ultimo caso so che più d’uno preferisce dire che sono testardo, cocciuto, visto che alle mie idee sono particolarmente affezionato e non sono disposto a cambiarle, benché godano attualmente di pochissima fortuna. Non sono neppure disposto a cambiare mia moglie, nonostante questa pratica di cambiare il coniuge sia ampiamente praticata e ben vista in società; come noto ci sono dei difensori così accesi della famiglia che hanno deciso di averne due.
Forse la mia difficoltà a utilizzare la parola lealtà ha un qualche riflesso nell’etimologia. L’aggettivo leale arriva nell’italiano dal provenzale leialz ed è affine al francese loyal, entrambi derivati dal latino legalem; evidentemente il mio inconscio fatica ad associare il concetto di lealtà con il mondo della giustizia e degli avvocati. Un mio limite, naturalmente.
Se devo associare l’aggettivo leale a qualcuno mi viene in mente un gangster, che nonostante sia un notorio criminale, è leale alla sua banda; o insomma qualcosa del genere.
Queste ultime riflessioni mi portano dritte dritte al motivo per cui ho scelto questa parola. In Italia infatti è nato da pochissimi giorni un nuovo partito: i lealisti. Per inciso in questo nuovo partito sono numerosi i legali, e anche i gangster; quindi vedete che l’etimologia è una scienza meno inutile di quello che può sembrare a qualcuno che non la pratica costantemente.
Il programma dei lealisti è invero piuttosto semplice, e proprio questa semplicità, questa estrema sintesi degli obiettivi, ha fatto sì che nel neonato partito, insieme alle due categorie di cui ho parlato prima, trovassero immediatamente posto persone che faticano a elaborare un più complesso disegno politico, persone che possono tenere a mente un solo concetto alla volta. Infatti il programma dei lealisti è formato da un solo, unico, punto: essere leali. Da qui tutto discende. La lealtà ad esempio ti permette di discernere anche le esatte generalità anagrafiche di una persona: pensate che c’era qualche povero di spirito che non riusciva a capire il legame di parentela tra una giovane professionista dell’Africa settentrionale e il presidente dell’Egitto; i lealisti, proprio in virtù e in forza della loro lealtà, hanno subito capito che si trattava di zio e nipote.
La lealtà evidentemente fa miracoli.

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