Da quando tengo questo blog, ossia da quando provo a raccontarvi con una certa regolarità le mie idee, vi ho sempre detto per chi avrei votato: la trovo una scelta naturale per chi ha un blog che si occupa molto di politica e in particolare per chi, come me, ha ormai solo questo mezzo per partecipare, dopo aver fatto politica attiva per molti anni. E quindi anche stavolta non riuscirete a sfuggire a questo mio piccolo comizio.
Io voterò per L'Altra Emilia-Romagna. Ammetto che questa scelta è assolutamente slegata dal merito di questa particolare tornata, ossia dall'elezione del presidente e del consiglio della nostra Regione - e infatti non credo che esprimerò preferenze, anche perché non ho seguito praticamente nulla della campagna elettorale - ma è unicamente rivolta al quadro nazionale. Eppure ci sarebbe tanto da dire su questa regione, su cosa è stata, grazie a un'esperienza unica - e forse irripetibilie - di sinistra di governo, e su cosa potrebbe continuare a essere. Ma di questo oggettivamente non c'era tempo di parlare in questa breve campagna; e soprattutto temo non ci sia la voglia, perché pensare - come si sa - è fatica.
So anche che il mio voto sarà assolutamente ininfluente per il risultato finale, visto che i giochi - complice anche l'altissima astensione che credo ci sarà - sono ormai determinati: Bonaccini diventerà il successore di Errani non per sue intrinseche virtù, ma perché così hanno deciso a Roma, sia chi l'ha scelto sia chi ha deciso di lottare unicamente per il secondo posto. Come ho scritto, forse se il mio voto avesse avuto una qualche possibilità di essere decisiva, avrei fatto qualcosa di inimmaginabile, pur di far perdere il Pd di renzi, ma visto che così non è, voto dove mi spinge il cuore e soprattutto dove mi guidano le mie riflessioni politiche.
Domenica sera, quando conteremo i voti, spero che in qualche modo riusciremo a dire che in questo pase c'è un'altra opposizione, di sinistra. In modo da rompere le uova nel paniere al fiorentino che sta lavorando a uno schema ormai preciso. Stanno costruendo un grande partito della nazione, capace di includere tutto e tutti, in maniera indistinta, da pezzi significativi di Forza Italia - in fondo quegli elettori sono arrivati già nel Pd, prima dei loro capi - fino a Cuperlo, ossia agli ultimi eredi del Pci. Un partito che, proprio perché composito, sarà dominato dall'unica ideologia ormai sopravvissuta, ossia l'ultraliberismo tecnicista e confindustriale, a cui viene aggiunto un tocco di pietismo cattolico. Il partito della Troika, momentaneamente affidato a renzi - il leader perfetto in questa fase, perché capace, a differenza di B., di interpretare tutte le parti in commedia, di essere portavoce di ogni idea, perché non ne ha una sua - sarà il partito dell'ordine e quindi avrà bisogno, per antitesi, di un partito del disordine, che stanno già creando, costruendo attorno al povero Salvini un partito lepenista e populista, capace di spaventare sia gli elettori moderati sia quelli di sinistra, facendoli correre a proteggersi sotto le gonne della Boschi. Le riforme istituzionali e la nuova legge elettorale sono tese a realizzare questo malato - e sostanzialmente finto - bipolarismo.
Un voto a sinistra serve a dire che c'è un pezzo di Italia che non ci sta, un voto a L'Altra Emilia-Romagna - come alla lista analoga in Calabria - prova a testimoniare l'esistenza di un'opposizione diversa, da sinistra, perfino tanto ambiziosa da immaginarsi di governo.
In questi giorni incrocio nella rete tanti compagni della "sinistra sparsa" e molti di noi voteranno in maniera diversa. Questa è oggettivamente una "loro" vittoria. Qualcuno di noi voterà L'Altra Emilia-Romagna, alcuni Sel, altri ancora sceglieranno nella lista del Pd i candidati dell'opposizione interna, qualcun altro la lista dei dissidenti grillini, in diversi si eserciteranno nel voto disgiunto, di cui mi sono già state spiegate diverse varianti. Al di là della nostra atavica tendenza a scinderci, a distinguerci, a litigare, questa varietà di posizioni - a cui dovremo aggiungere una fetta numericamente rilevante, per quanto non quantificabile, del non voto - testimonia bene la nostra incapacità in questa fase ad essere politicamente attrativi, a rappresentare un'opposizione vera a questo sistema di potere, persuasivo e gelatinoso, che tende a restringere gli ambiti della democrazia.
Io mi auguro che dalla prossima settimana, al netto dell'enfasi dei conquistadores renziani, non ci limiteremo a contare i voti, ma proveremo a pesarli, cercando di capire cosa potremo fare di tutti questi piccoli spezzoni.
Personalmente io spero - e nel mio piccolo proverò a dare una mano affinché accada - che tutti noi "sinistri sparsi", anche quelli che sono dentro il Pd, cominciamo a lavorare alla costruzione di un qualcosa di sinistra e socialista, che ci candidi non a essere una forza di mera testimonianza - anche se la testimonianza dei valori è importante in questo tempo che rifiuta i valori - che non sia solo capace di ribellarsi - anche se è necessario rompere delle catene che ci trattengono e cominciare a opporsi in maniera radicale a questo sistema che usa contro di noi ogni tipo di violenza. Questo nuovo "qualcosa" deve porsi l'obiettivo di governare la società e per questo deve avere un progetto, ma anche un'organizzazione e un gruppo dirigente. In questa regione sappiamo cos'è una forza di sinistra fatta così o almeno dovremmo ancora ricordarsi come si fa.
Mi rendo conto che la formula è di una retorica abusata, però stavolta dovremmo provare davvero a trovare quello che ci unisce. E qualcosa c'è già ed è il lavoro. E i lavoratori sono già in piazza - grazie alla resistenza organizzata della Cgil - una parte di loro c'è già, insieme a noi. Siamo noi quella piazza e insieme qualcosa che ci chiede di esserci, di lottare, di rappresentarli. Sarebbe stupido perdere questa occasione di opposizione sociale, che è importante che ci sia, ma che da sola non basta, non è mai bastata nella storia. La destra può permettersi di far finta di non fare politica - e infatti renzi fa finta di non essere di destra - la sinistra senza la politica muore. Proviamo ad evitarlo.
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