venerdì 24 aprile 2015

Verba volant (178): coraggio...

Coraggio, sost. m.

Non so se questa domanda ve la siete fatta anche voi, ma io me lo sono chiesto spesso: avrei avuto il coraggio?
Sono cresciuto ascoltando racconti sulla Resistenza, ho letto molti libri - romanzi, saggi, memorie - ho avuto la fortuna di incontrare diversi partigiani, per me il 25 Aprile è sempre stato - e lo è ancora - la festa più importante dell'anno, insieme al Primo Maggio. Partecipare a quella manifestazione - e alle altre che ricordano gli episodi più significativi di quegli anni - è un rito laico fondante della mia identità civile e politica. Chi legge con qualche regolarità questo blog sa quanto siano importanti per me la memoria di quegli avvenimenti e di quelli che li precedettero, il ricordo di quelle donne e di quegli uomini, a cui dobbiamo tanto.
Ci ho ripensato in questi giorni, ricordando la proclamazione della República Española e quel tragico conflitto, in cui era così chiaro da che parte stare, qual era la parte giusta, anche se pochi poi si schierarono da quella parte, preferendo girare la testa altrove, preferendo non vedere, e così la Repubblica fu travolta non solo dalla sanguinaria reazione dei fascisti, ma anche dall'indifferenza dei "democratici".
Eppure non so rispondere a questa domanda. Naturalmente vorrei poter dire sì, vorrei poter rispondere che sarei stato un attivo antifascista, che avrei fatto il partigiano, che sarei stato disposto a tutto pur di dare la libertà agli italiani. Ma non sarebbe onesto. Probabilmente non avrei avuto il coraggio, probabilmente avrei trovato molti motivi, validi, validissimi, per non combattere. Forse avrebbe prevalso la responsabilità verso la mia famiglia o forse la consapevolezza dei miei limiti "bellici" - conoscendomi credo che sarei stato più un peso che un reale aiuto per una qualsiasi banda partigiana. O forse avrei avuto semplicemente - e umanamente - paura. Qualcuno fece come il grande latinista Concetto Marchesi che, nel giustificare la decisione di giurare fedeltà al fascismo, disse che continuare a fare il suo lavoro di professore universitario sarebbe stata "un'opera estremamente utile per il partito e per la causa dell'antifascismo". Magari, meno nobilmente, sarei stato - come ce ne furono tanti in quegli anni e che non mi sento affatto di biasimare - un afascista, qualcuno che, pur non aderendo a quel regime, non aveva il coraggio di reagire, che pensava soltanto - anche se non è mai "soltanto", perché queste cose sono importanti - alla propria famiglia, al proprio lavoro. Forse sarei stato una "brava persona", ma allora non bastava essere una brava persona, bisognava essere capaci di gesti straordinari, bisognava essere eroi.
Pensare a cosa avremmo fatto noi, a come ci saremmo comportati di fronte a quelle scelte estreme, riflettere sui nostri limiti, ci fa capire ancora di più quanto coraggio ebbero quelle donne e quegli uomini, quanto fu forte la loro consapevolezza politica, quanto furono inflessibili i loro valori e ci fa essere ancora più grati per quello che hanno fatto, per quello che ci hanno lasciato.
Ma ci spinge anche a non essere più vigliacchi, a non trovare scuse, a non continuare a girare la testa dall'altra parte. Se loro fecero tanto in condizioni così difficili, quando rischiare la vita propria e della propria famiglia era una possibilità concreta, noi, che siamo chiamati a lottare in condizioni molto meno difficili, che non rischiamo la vita, ma solo un po' delle nostre comodità, come possiamo rifiutarci di combattere? Anche se la lotta ci sembra così dura.


Mio Signore, io purtoppo sono un povero ignorante
e del suo discorso astratto ci ho capito poco o niente,
ma anche ammesso che il coraggio mi cancelli la pigrizia,
riusciremo noi da soli a riportare la giustizia?
In un mondo dove il male è di casa e ha vinto sempre,
dove regna il "capitale", oggi più spietatamente,
riuscirà con questo brocco e questo inutile scudiero
al "potere" dare scacco e salvare il mondo intero?

Mi vuoi dire, caro Sancho, che dovrei tirarmi indietro
perchè il "male" ed il "potere" hanno un aspetto così tetro?
Dovrei anche rinunciare ad un po' di dignità,
farmi umile e accettare che sia questa la realtà?


qui potete sentire tutta la canzone di Francesco Guccini

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