venerdì 15 luglio 2016

Discorso di insediamento di Francesco Zanardi come SIndaco di Bologna il 15 luglio 1914

Egregi Colleghi, 

la sorte dell'urna mi offre l'incarico gradito ed onorifico di iniziare i lavori di questo Consiglio, eletto dopo un'aspra battaglia in virtù del suffragio universale, ed io sono lieto di porgere a tutti un cordiale e deferente saluto, perché qualunque sia la vostra opinione politica, a Voi è sopra ogni cosa di guida l'amore a questo glorioso Comune, che raccolse molti fra noi, giovani ed inesperti della vita, nelle austere e serene aule universitarie, dove educava ed ammoniva l'altissimo Poeta e dove Augusto Murri, al quale è doveroso di rivolgere un augurio di pace alla dolorante vecchiaia, Augusto Righi onore di Bologna, Pietro Albertoni ed il nostro collega Giacomo Ciamician, mio illustre maestro, spandono fiumi di sapere in tutto il mondo, riaffermando in una superiore cooperazione questa verità incontrovertibile; che la scienza non consente limiti angusti e confini artificiosi.
Sono altresì lieto che questo Consesso, aperto fino a ieri soltanto agli uomini delle sfere dirigenti, raccolga oggi una larga rappresentanza del lavoro, dando in tal modo al Comune la nobile funzione di difesa delle classi socialmente utili; né l'importanza di questo fatto può essere diminuita dal dileggio e dallo scherno della stampa avversaria ché gli operai i quali siedono su questi banchi sono il legittimo orgoglio dei loro compagni di fatica, e non poterono raggiungere gradi accademici soltanto per un'ingiustizia sociale, che permette i benefizi della cultura quasi esclusivamente a coloro che possono godere di una eredità comunque acquisita. Si è molto scritto e discusso, e non sempre in termini obiettivi, intorno alla vittoria socialista, e pure questa è il logico coronamento di una nuova situazione creata in Bologna dal suffragio universale; il fenomeno dell'urbanesimo porta qui di giorno in giorno numerosi operai, consapevoli della loro funzione sociale attraverso le battaglie combattute contro il diritto padronale, mentre lo sviluppo dei pubblici servizi crea una falange innumere di travets, flagellati dal padrone di casa ed assillati da una forte pressione tributaria che impedisce loro perfino il soddisfacimento dei più elementari bisogni della vita; orbene tutta questa gente minuta che prima era un numero allo stato civile, dopo la riforma elettorale ha acquistato una forza politica, che si esprime in una adesione entusiastica alle ragioni ideali e pratiche del partito socialista.
Questa affermazione di forza, che nessuna armata antisocialista può diminuire, non crea illusioni né a noi né alle nostre masse elettorali: noi sappiamo che la nostra tendenza, che aspira alla abolizione di ogni sfruttamento, urta contro la granitica potenza di consuetudini tradizionali, di istituti politici organizzati, di leggi che sono la sanzione del privilegio economico, ma abbiamo viva fede che da questo gigantesco duello si delinei il trionfo della pia giustizia del lavoro.
La recente battaglia amministrativa non è che un episodio di questi fecondi contrasti di idee e di interessi, ed il popolo di Bologna ci ha data questa responsabilità amministrativa che noi accettiamo con animo sereno e tranquillo; il Comune, liberatosi per opera della democrazia della spesa per le guardie di città, attende oggi a funzioni civili, come la scuola e l'igiene, che noi intendiamo difendere nell'interesse di tutti, ed in questa opera contiamo sulla cooperazione della minoranza, perché essa è un presupposto ad ogni forma superiore di convivenza sociale.
Invece i rapporti del Comune con lo Stato, la lotta contro le camorre imperanti, i mezzi per rinsanguare il bilancio, la erogazione del danaro pubblico, la distribuzione dei lavori, le manifestazioni di carattere politico essendo noi per definizione repubblicani, daranno luogo a dissensi, e noi domandiamo il vostro controllo, la vostra critica; e tale opera, o colleghi della minoranza, desideriamo estesa a tutte le Amministrazioni dipendenti dal Comune. Noi siamo troppo gelosi dei vostri diritti, che sono anche i nostri, per poter seguire la politica dei predecessori per i quali doveva essere abolita ogni parola di critica, là dove si curano i più delicati interessi cittadini.
Infine, interprete del pensiero della maggioranza posso assicurare la più larga libertà di pensiero e di parola, perché sarebbe indegna per uomini civili l'offesa alle più squisite prerogative della minoranza.
Con tali propositi, che sono un augurio di opere feconde, iniziamo - amici ed avversari - per la difesa delle nostre convinzioni, per l'avvenire di Bologna i nostri lavori; e ad essi presiedano due cose: il culto del dovere fino al sacrificio ed il disinteresse personale, ché la più fulgida virtù dei pubblici amministratori.

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