venerdì 3 marzo 2017

Verba volant (356): scandalo...

Scandalo, sost. m.

Non sono uno di quelli che si è scandalizzato per il fatto che Beppe Grillo abbia partecipato a degli incontri sul nuovo stadio di Roma insieme agli amministratori di quella città. Anzi, un po' ho goduto, perché questa è una di quelle cose per cui questi presunti "nuovi" hanno più aspramente criticato noi "vecchi". Sono cresciuto in una stagione in cui le decisioni importanti si prendevano nelle sedi di partito, in cui un segretario di partito era importante come un presidente del consiglio e in cui un segretario di federazione poteva contare come un sindaco, in cui una riunione come quella a cui ha partecipato il leader del Movimento Cinque stelle non avrebbe fatto scandalo, ma era considerata una cosa normale. E rimpiango quella stagione, rimpiango quel modo di fare politica.
Semmai mi stupisco - e mi arrabbierei se fossi uno di loro - che per una vicenda come quella dello stadio - certo importante per quella città, ma non fondamentale per il paese - debba intervenire quello che in un'altra stagione si sarebbe chiamato il segretario nazionale e che invece, a causa dell'ipocrisia pentastellata, viene nominato nei modi più strani. Credo che in una situazione "normale", almeno come la intendo io, di una vicenda del genere avrebbero dovuto occuparsi gli organismi di partito di quella città e, se proprio questi non fossero riusciti a risolvere la questione, avrebbe dovuto intervenire un qualche dirigente con la competenza e l'autorevolezza per affrontare la cosa. Per me uno dei limiti più gravi del Movimento Cinque stelle è proprio quello di non essersi dato una struttura, perché un segretario nazionale non può decidere su tutto, neppure se fosse Berlinguer, figuriamoci poi se è Grillo.
Il limite fondamentale della politica "nuova" - o dell'oltrepolitica come preferisco chiamarla io - è proprio quello di aver programmaticamente rinunciato a ogni forma di rappresentanza. Non c'è una vera differenza tra le primarie organizzate dal pd e le consultazioni in rete gestite da un qualche webmaster della Casaleggio, perché sono entrambe figlie dell'idea che i partiti devono essere superati a favore di un rapporto diretto e non mediato tra chi governa e chi è governato, un rapporto che però è terribilmente sperequato a favore del primo, che usa quello strumento - le primarie o la consultazione web o un'altra baracconata del genere - solo per far crescere il proprio potere, quando va bene, o più tipicamente per difendere gli interessi dei propri amici. La crisi italiana in questi venticinque anni passati dall'arresto di Mario Chiesa sta tutta qui: chi allora ebbe l'intuizione e la forza di distruggere i partiti ha goduto di un potere incontrollato e incontrollabile, rapace e senza scrupoli, inimmaginabile in quella che chiamiamo prima repubblica. Un potere che ha spazzato via noi "vecchi" - e non è neppure questo lo scandalo maggiore - ma soprattutto che impedisce che nascano i "nuovi".

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