giovedì 6 aprile 2017

Verba volant (372): guerrafondaio...

Guerrafondaio, sost. m. 

Secondo la vulgata, pedissequamente riportata da tutti i mezzi di informazione italiani, il fatto che Trump abbia rimosso Stephen Bannon dal Consiglio per la sicurezza nazionale sarebbe una buona notizia. Non so: mi permetto di avere qualche dubbio.
Ovviamente non ho alcuna simpatia per Bannon; come i fratelli Blues, odio i nazisti dell'Illinois, e anche quelli della Virginia. Però leggendo i commenti alla notizia pare che la scelta sia motivata non tanto dalle idee di Bannon, ma dal fatto che sarebbe stato l'unico consigliere "politico" in quel consiglio. Questa rimozione in sostanza avrebbe sanato un'anomalia, perché la politica "pura" non può stare in un organo in cui si discute delle scelte strategiche su sicurezza e relazioni internazionali. Mi pare una posizione bizzarra, anche se naturalmente è in linea con i tempi in cui viviamo. Ripeto, a scanso di equivoci, non condivido le scelte politiche di uno come Bannon, anzi ho paura delle scelte politiche di uno come Bannon, ma so anche che Bannon rappresenta milioni di cittadini americani, probabilmente una parte consistente, se non maggioritaria, di quel paese e non capisco per quale motivo non dovrebbe avere i titoli per sedere in quell'organo. Se la politica non decide di sicurezza e di relazioni internazionali cosa ci sta a fare. E chi dovrebbe occuparsi di questi temi? Un generale? E in base a quale mandato? Per rispondere a chi?
Già negli anni Cinquanta un uomo come Dwight Eisenhower - che immagino nessuno possa accusare di appartenere alla Terza Internazionale - puntò il dito contro quello che egli chiamava il complesso militare-industriale, ossia quella somma di interessi che ha da guadagnare più dalla guerra che dalla pace e che quindi lavora costantemente affinché da qualche parte nel mondo si combatta, perché la guerra genera ricchezza. Eisenhower ne parlava con cognizione di causa: era stato un militare, anzi il comandante delle forze alleate in Europa durante la seconda guerra mondiale, e fu successivamente un politico, anzi il presidente degli Stati Uniti. Immagino conoscesse nome per nome le persone che preferivano la guerra alla pace, a partire dal suo giovane vicepresidente Richard Nixon e da un suo brillante consigliere come Henry Kissinger.
Evidentemente non è cambiato molto, anzi le cose sono molto peggiorate da quando Ike, lasciando la presidenza, metteva in guardia il suo paese da queste forze. Anche perché ora ci sono altri soggetti che ci guadagnano con la guerra, oltre agli industriali e ai generali; quanti giornalisti hanno costruito le loro fortune grazie alla guerra e ora ripagano il proprio debito costruendo notizie false in modo da influenzare l'opinione pubblica contro questo o quel nemico, magari tirando fuori opportunamente le foto di bambini morti in un qualche scontro. I bambini morti riescono a smuovere le coscienze quasi quanto i cani maltrattati. E poi ci sono gli analisti, gli esperti di geopolitica, la compagnia cantante dei "tecnici", sempre pronti a spiegarci la "verità" e l'ineluttabilità dei conflitti che dovremo combattere. Con tutta evidenza in questi giorni stanno preparando un conflitto: c'è già stato "l'incidente del golfo del Tonchino", ci sono già gli "esperti" al lavoro per spiegarci che Assad è un pericolo per la pace del mondo, ci sono già i generali in armi e soprattutto ci sono già gli industriali che vedono crescere i loro fatturati.
E non vorrete che la politica interferisca: la guerra è una cosa troppo redditizia per lasciarla in mano ai politici.

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