Fatale, agg. m. e f.
Lo so che Anjelica è filologicamente perfetta e Catherine è sensualmente letale, ma per quelli della mia generazione Morticia Frump in Addams avrà sempre i grandi occhi azzurri di Carolyn Jones.
Carolyn è una ragazza di Amarillo che nella seconda metà degli anni Quaranta, come tante sue coetanee, divora le riviste dedicate alle dive e ai divi di Hollywood. Ma fin da bambina soffre di asma e questo limita molto le sue attività quotidiane: non riesce neppure ad andare al cinema con le amiche per vedere i suoi eroi sul grande schermo. Il padre ha abbandonato la moglie, lei e sua sorella minore. Il nonno, oltre che ospitarle, fa in modo che la ragazza faccia un intervento di rinoplastica per curare quella malattia e le paga la retta alla prestigiosa scuola di recitazione della Pasadena Playhouse.
Un talent scout la nota proprio in uno degli spettacoli della scuola e Carolyn viene messa sotto contratto dalla Paramount Pictures. E finalmente nel 1952, diretta da William Dieterle, debutta nel classico del noir The Turning Point: è una delle ragazze del nightclub del “cattivo” Ed Begley. I film in cui compare in questi anni non sono capolavori e le sue parti sono piccole, ma Carolyn comincia a farsi notare per la sua bellezza fuori dagli stereotipi dell’epoca e per il suo sguardo penetrante. È la ragazza che il folle scultore, interpretato da Vincent Price, “trasforma” nella statua in cera di Giovanna d’Arco in House of Wax. Interpreta la donna di un gangster in The Big Heat. In Shield for Murder è la biondissima e fatale Beth che fa girare la testa a Edmond O’Brien. Nel 1953 arriva finalmente la grande occasione: il ruolo di Alma in From Here to Eternity, con Burt Lancaster, Montgomery Clift, Frank Sinatra e Deborah Kerr. Ma Carolyn ha un attacco di polmonite, la produzione non si può fermare per quella giovane attrice, che viene sostituita da Donna Reed, che, proprio per quel film, vincerà l’Oscar, uno degli otto di quella fortunata pellicola.
La carriera di Carolyn comunque non si ferma. Nel 1956 è una delle protagoniste di Invasion of the Body Snatchers e ha una piccola parte in The Man Who Knew Too Much di Alfred Hitchcock. Poi arriva la nomination come attrice non protagonista per The Bachelor Party, in cui interpreta una ragazza misteriosa e sensuale, con quel vestito nero e i capelli a caschetto corvini, conosciuta solo con il nome l’Esistenzialista che, nonostante partecipi a ogni genere di feste, è sola ed estremamente malinconica. E ancora è Ronnie in King Creole, la giovane amata da Elvis Presley e uccisa da un perfido Walter Matthau. Lavora con Kirk Douglas, Frank Sinatra, Anthony Quinn e contemporaneamente fa anche molta televisione: con quegli occhi spesso viene scritturata per interpretare la “cattiva”.
Anche per questo quando, alla fine del 1963, David Levy la chiama per offrirle il ruolo della madre in una serie che sta per produrre per la ABC dedicata ai personaggi creati alla fine degli anni Trenta dal fumettista Charles Addams per The New Yorker, Carolyn esita: lei non è un’attrice comica e francamente quel progetto le appare un po’ azzardato. John Astin, il coprotagonista della serie, ha lavorato a Broadway in produzioni importanti come The Threepenny Opera, ma non è molto conosciuto a Hollywood, certamente molto meno di lei. Anche se non hanno mai lavorato insieme, Carolyn conosce ovviamente Jackie Coogan, che dovrebbe interpretare lo zio bizzarro: tutti a Hollywood conoscono Jackie, il “monello” di Chaplin, quello che ha fatto tanto per tutelare gli attori bambini, ma per i ragazzini a cui si rivolge la serie è un illustre sconosciuto. Comunque Carolyn non si può permettere di rinunciare a un ruolo da protagonista in una serie di trentaquattro puntate su una rete nazionale.
Carolyn si diverte molto sul set, fa amicizia con Blossom Rock, che le racconta le storie della vecchia Hollywood, quando lei era Sally, la centralinista del Blair General Hospital, in tutti i film della serie con protagonista il Dr. Kildare, mentre il gigantesco Ted Cassidy, nelle pause di lavorazione, suona il piano per la troupe.
Gli sceneggiatori creano per Carolyn il personaggio di Ophelia Frump, la sorella maggiore di Morticia, la “pecora bianca” della famiglia, visto che, a differenza degli altri, predilige questo colore per vestirsi e ha in testa una corona di fiori le cui radici le scendono fino ai piedi. E con lo svolazzante vestito di Ophelia, Carolyn può finalmente muoversi, e stendere con una mossa di judo il povero Gomez. La mano di Carolyn è anche l’interprete di Lady Fingers, la “cosa” a servizio della principessa Millicent von Schlepp - l’attrice Elvia Allman, la voce di Clarabella - che si fidanzerà con The Thing - che invece è la mano di Ted Cassidy.
La serie si rivela un inaspettato successo, anche se dura soltanto due stagioni. Per Carolyn è il ruolo più importante della carriera, che pure dura ancora molti anni, nei quali dimostra di essere un’ottima attrice. Nel 1967 a Broadway sostituisce Vivien Merchant nel ruolo di Ruth, l’enigmatico personaggio femminile che tutti gli uomini della famiglia del marito finiscono per desiderare, nel dramma di Harold Pinter The Homecoming. Torna anche al cinema: è la tenutaria di un bordello del classico horror del 1976 Eaten Alive. Ma è attiva soprattutto in televisione. È Marsha la Regina dei Diamanti, una delle “special guest villains” della fortunata serie Batman. Nella prima storia in cui compare, al termine del primo episodio l’Uomo Pipistrello non rischia la vita, come succede di solito, ma sta per sposarsi proprio con Marsha, che vuole diventare sua moglie per carpirne tutti i segreti. Servirà il provvidenziale intervento di Alfred, all’inizio del secondo episodio, per far saltare le nozze. Poi Carolyn è Ippolita, la madre di Lynda Carter in Wonder Woman e la moglie del padrone della piantagione in Roots. E appare come guest star in puntate di Ironside, Ellery Queen, Quincy M.E., The Love Boat - in cui fa la parte di una matrigna che vuole tarpare le ali alla carriera di cantate della figlia, aizzata dalle sorelle invidiose - Fantasy Island. Infine, all’inizio degli anni Ottanta, ottiene, anche se minata dal cancro, il ruolo di Myrna, la matriarca della famiglia Clegg, nella soap Capitol. È l’ultima sua parte da “cattiva”, poco prima di morire, a soli cinquantatré anni.
Una lunga parrucca corvina, un attillato vestito nero che termina in una serie di tentacoli e quei grandi occhi chiari che ci ammaliano dallo schermo: in questo modo quell’attrice trentaquattrenne originaria del Texas diventa Morticia, come lo stesso Charles Addams decide di chiamare il suo personaggio. Solo con la serie televisiva infatti gli Addams acquistano un nome di battesimo e si definiscono in maniera precisa i legami familiari e i caratteri dei personaggi, nonché le loro complicate genealogie. E si viene a sapere che sono in qualche modo imparentati con la grande famiglia che ha una sola D nel cognome, quella dei due presidenti: un fatto di cui gli Addams con due D comunque non sono particolarmente fieri.
Per la precisione Addams ha “battezzato” Morticia e Wednesday una paio d’anni prima l’uscita della serie, per lanciare le due bambole con le fattezze dei suoi personaggi: potenza del merchandising.
Charles vuole che anche nella serie, come nelle sue vignette, Morticia sia il vero capo della famiglia, attenta e sempre pronta a prendersi cura degli altri, una perfetta padrona di casa, una moglie innamorata e una madre premurosa. Morticia è, a suo modo, l’ideale mamma americana, come sarà dieci anni dopo Marion Cunningham, anche se un po’ più sofisticata. E decisamente più upper class. Ma è una mamma che taglia i boccioli di rosa per mettere nei vasi soltanto gli steli, cura una pianta carnivora, chiamata Cleopatra, rimane imperturbabile quando Pugsley gioca con gli esplosivi o lo zio Fester accende le lampadine mettendole in bocca o Mano - come chiamiamo in italiano The Thing - spunta da qualsiasi anfratto della casa. La forza comica del personaggio è che Carolyn, con la sua bellezza altera e irrigidita in quell’elegante costume, affronta ogni stranezza che capita nella loro cadente villa vittoriana al 0001 di Cemetery Lane senza minimamente scomporsi.
Accanto ad Addams, per realizzare la serie Levy chiama Nat Perrin, che ha a lungo collaborato con Groucho Marx ed è stato uno degli sceneggiatori di Hellzapoppin’. E Nat mette in pratica tutto quello che ha imparato osservando la comicità surreale dei Marx Brothers. Come loro, gli Addams fanno cose che agli occhi degli altri sembrano folli, ma senza rendersene conto, anzi considerando folli i comportamenti delle persone “normali”. Probabilmente Morticia è una strega - d’altra parte sua madre, la vecchia e dolce Nonna Frump, è Margaret Hamilton, la Malvagia Strega dell’Ovest - e infatti compie ogni genere di magia, ma non è come Samantha di Bewitched - l’altra fortunata serie dell’ABC andata in onda per la prima volta nel 1964 e che in Italia sarà Vita da strega - che è ben consapevole di essere una strega, anche perché sua madre Endora glielo ricorda di continuo, ma vorrebbe essere “normale”. Morticia è semplicemente Morticia. E credo proprio che abbia ragione lei: siamo noi a essere strani.
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