Ahi progenie di mortali, come simile al nulla è vostra vita!
Di felicità non più che un'apparenza ha ciascuno,
e anche questa, appena avuta, subito declina e cade.
Solo che a te come ad esempio io guardi
e alla tua vita, Edipo miserando,
cosa nessuna io reputo dei mortali felice.
Mirabilmente colpisti col tuo arco nel segno
e fosti in tutto signore della Fortuna:
facesti morire la vergine dagli adunchi artigli, la cantatrice di enigmi,
e nella mia terra sorgesti baluardo contro la morìa;
e da quel giorno anche di re ti demmo il nome
e di sommi onori ti onorammo e regnasti nella grande Tebe.
Ma chi oggi si può sentir dire che sia più sventurato di te?
Chi più di te fra sciagure atroci e angosce ebbe travolta la vita?
Ahimé, insigne capo di Edipo! Te accolse, figlio e marito,
il medesimo porto nuziale che accolse il padre tuo.
Come fu, come fu, che gli stessi solchi seminati dal padre poterono,
te disgraziato, anche la seminagione tua ricevere, e per tanti anni,
senza che nessuno sapesse e dicesse?
Te scoprì, tuo malgrado, il tempo che tutto vede; e te, in sua giustizia,
delle nozze non-nozze punisce, te che fosti, e da anni, generato e generatore.
Ahimé, ahimé figlio di Laio, non mai ti avessi veduto!
Gemiti e grida prorompono dalle mie labbra.
Eppure, a dire il vero e il giusto, anche un respiro di pace avemmo un giorno da te
e potemmo abbandonare gli occhi al riposo del sonno.
cercavo una traduzione dei versi 1186-1192 e ho trovato questa pagina. chiedo dunque di essere contattata per ricevere permesso di pubblicazione.
RispondiEliminaeulaleia@eulaleia.eu