Ricorderete certamente che circa un anno fa i più importanti governi del mondo annunciarono, in maniera solenne, che era necessario cambiare le regole, per impedire che ci fossero le condizioni per il ripetersi di una crisi finanziaria come quella che avevamo subito (e che ancora subiamo). Le grandi banche, le grandi finanziarie sembravano essersi pentite della loro troppa avidità. Sembrava che dovessimo tornare a un mondo in cui il lavoro e l'impresa avessero maggior spazio rispetto alla finanza.
Nel terzo trimestre di quest'anno la Goldman Sachs ha annunciato utili per 3,2 miliardi di dollari, grazie a un volume di scambi raddoppiato rispetto allo stesso periodo del 2008; la JPMorgan Chase ha guadagnato 3,6 milardi di dollari; la Morgan Stanley soltanto 760 milioni di dollari. Mentre ogni mese circa 300mila cittadini statunitensi perdono il lavoro, le banche hanno ricominciato a guadagnare, esattamente e anzi più di prima. Nei mesi scorsi i governi e le banche centrali, per salvare l'economia, hanno messo sul mercato un'enorme quantità di denaro, a un tasso di interesse bassissimo e gli speculatori si sono immediatamente messi in moto. Gli economisti più accorti si stanno chiedendo non se scoppierà una nuova crisi, ma quando scoppierà.
Devo ammettere che non mi è facile capire cosa sta succedendo nel mondo finanziario, ma ci sono due notizie che mi hanno fatto riflettere e che vorrei condividere con i miei soliti sparuti lettori.
Prima notizia: negli anni settanta il valore degli scambi monetari e finanziari era il doppio di quello degli scambi commerciali veri e propri, oggi è venti volte superiore. Dal 1995 a oggi il pil mondiale è raddoppiato, il volume delle speculazioni sui tassi di interesse è aumentato venti volte. In sostanza il "nostro" capitalismo è sempre più slegato dalla produzione e sempre più legato allo scambio di denaro.
Seconda notizia: Robert Rubin è stato segretario al tesoro durante la presidenza di Bill Clinton, dopo essere stato presidente della Goldman Sachs; Henry Paulson è stato segretario al tesoro durante la presidenza di George W. Bush, dopo essere stato presidente della Goldman Sachs; l'attuale segretario al tesoro, pur essendo discepolo di Rubin, non ha lavorato alla Goldman Sachs, ma il suo capo di gabinetto sì, così come il nuovo capo degli investigatori della Sec, l'autorità di vigilanza della borsa statunitense.
Chi ci garantisce che qualcosa cambierà veramente?
p.s. devo queste considerazioni a un'inchiesta di Der Spiegel, tradotta e pubblicata nel nr. 824 di Internazionale; ve ne consiglio la lettura
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