I politici di tutti gli schieramenti, i più autorevoli commentatori, i tanti "soloni" che non fanno mai mancare le loro opinioni (spesso su ciò di cui non capiscono nulla) hanno improvvisamente scoperto di vivere in un paese in cui c'è un altissimo tasso di violenza. Uno squilibrato ha colpito il Presidente del Consiglio e sulla rete si è scatenata una bagarre furibonda tra coloro che difendono Berlusconi e quelli che inneggiano all'attentatore, con toni esecrabili da entrambe le parti.
Forse perché gran parte della nostra classe dirigente è parecchio anziana e non ha dimestichezza con la rete, non si è accorta che da mesi in Facebook ci sono gruppi che inneggiano alla morte di molte persone, dai rom a Gigi D'Alessio, passando per molti altri personaggi pubblici e molte altre "categorie" sociali; non si sono accorti che su Youtube ci sono video, caricati da giovani italiani, intrisi di violenza, ad esempio contro i loro coetanei disabili. Ora in molti chiedono di regolamentare la rete, ma finora nessuno ha avuto nulla da dire. Ci sono programmi televisivi e videogiochi che esaltano la violenza, senza avere quell'effetto catartico di cui parla Aristotele a proposito della tragedia.
Questi stessi autorevoli personaggi, pur scrivendo spesso sui giornali, spesso non li leggono o leggono soltanto gli articoli rientranti nel genere "retroscena"; così non hanno letto cosa è scritto nell'ultimo rapporto del Censis sulla società italiana. Cito un passo: "Le tensioni sociali non si incanalano in forme organizzate, ma prendono la via del conflitto privato nella dimensione domestica o condominiale. La microconflittualità nei condomini è cresciuta esponenzialmente negli ultimi anni, soprattutto per motivi futili, con ai primi posti l’utilizzo di parti comuni e i rumori molesti. Così come aumentano le violenze familiari (dai 97 omicidi in famiglia del 1992 si passa ai 192 del 2006, +98%)". E' sufficiente guidare in un giorno di normale traffico cittadino per rendersi conto quanta violenza ci sia nei nostri comportamenti da autombilisti.
I politici e i soliti commentatori non mancano di andare allo stadio, anche perché questo offre loro una notevole visibilità, ma probabilmente dalla tribuna vip non si accorgono delle violenze che ogni domenica i tifosi riversano sui campi di calcio, dalla serie A a quelle minori. Aumentano le violenze contro le donne, e aumenta una cultura che fa del corpo della donna qualcosa di sempre disponibile, a disposizione di ogni istinto.
La violenza è intorno a noi e purtroppo sta crescendo. Io stimo molto il Presidente Napolitano, ma secondo me la sua analisi di quanto sta avvenendo oggi nel nostro paese è insufficiente. Naturalmente è necessario che la politica abbassi i toni, ma a questo punto non è più sufficiente.
Francamente mi sembrano infondati i paragoni, che in questi giorni si sprecano, con altre stagioni della storia recente del nostro sfortunato paese. Come ha scritto giustamente oggi Umberto Ambrosoli sul "Corriere della sera" le condizioni di oggi sono molto diverse da quelle degli anni Settanta. Io non penso che ci sia il pericolo di una nuova stagione terrorista, ma sono molto preoccupato perché non mi pare si faccia nulla per affrontare il pericolo che la violenza si sviluppi nella nostra società. Continuiamo a non investire nella scuola, le diverse agenzie educative hanno uno spazio sempre più ridotto nella società e non riescono a trasmettere con forza i loro messaggi e i loro valori.
Non possiamo continuare a far finta di niente quando vediamo un gruppo su Facebook che inneggia alla morte di qualcuno, non possiamo far finta di niente quando vediamo qualcuno che insulta un altro per strada. Non possiamo più far finta di niente.
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