sabato 2 gennaio 2010

Considerazioni libere (52): a proposito di terrorismo...

Questo 2010 sembra essere cominciato sotto la minaccia del terrorismo: il fallito attentato sul volo Amsterdam-Detroit, la strage purtroppo riuscita contro le persone che assistevano a un incontro giovanile di pallavolo in Pakistan, i rapimenti di cittadini occidentali in Mauritania e in Afghanistan, il tentativo di uccidere il vignettista danese Kurt Westergaard; e, per reazione, l'intensificarsi dei controlli negli aereoporti, il duro discorso di Obama contro le cellule yemenite di al Qaeda, l'aumentare delle tensioni nel Medio oriente, che si intreccia con l'acuirsi degli scontri in un paese chiave come l'Iran.
Di fronte a tutto questo sembra che la prospettiva militare torni a prendere quota, si minaccia un attacco, più o meno diretto, contro le basi dei terroristi islamici nello Yemen: una risposta militare e di intelligence è probabilmente necessaria, ma speriamo non esaurisca la nostra reazione - dico nostra, qui e successivamente, per dire occidentale, statunitense o europea poco cambia. Serve, ora come non mai, la politica e sembrava fino a poco tempo fa che il presidente degli Stati Uniti camminasse nella direzione giusta. Purtroppo pare che questo cammino si sia interrotto o non proceda con la stessa determinazione delle prime settimane della sua presidenza.
Quello che sta avvenendo in questi giorni rende sempre più evidente che il terrorismo islamico è qualcosa di ben più complicato di quello che sembrava dopo gli attentati dell'11 settembre: non si tratta di catturare o di uccidere un "burattinaio" che dal suo rifugio segreto muove le fila di una rete di terroristi; sarebbe troppo semplice e troppo simile ai film tratti dai romanzi di Ian Fleming: una volta "neutralizzato" il capo, scompaiono di colpo i "cattivi" e i problemi. Esiste certamente una rete, ma le sue maglie sono assai rade, i legami verticali quasi inesistenti; capita a volte di leggere una formula che descrive con efficacia cosa è diventato il terrorismo islamico: una sorta di rete di franchising, dove ogni cellula si muove in maniera automa e indipendente. E' qualcosa di assolutamente nuovo e per questo la risposta deve essere nuova.
Fino a quando non cambierà in maniera profonda e radicale la politica dei paesi occidentali questa guerra non cesserà. Fino a quando le multinazionali statunitensi ed europee - ma anche quelle russe e cinesi, che non sono meno rapaci - non smetteranno di sfruttare economicamente le riserve naturali dei paesi del terzo e del quarto mondo ci saranno donne e uomini che saranno disposti a sacrificare la propria vita contro gli "invasori". La guerra in Iraq, come mi è capitato di raccontare in una mia precedente "considerazione" (la nr. 28, per la precisione), si sta concludendo con la sistematica suddivisione dei bacini petroliferi di quel paese da parte delle aziende dei paesi "vincitori" e con lo sfruttamento delle popolazioni "vinte".
Personalmente penso che conti anche la propaganda religiosa, ma non nei termini con cui siamo soliti considerarla qui in occidente. Certo è comodo etichettare il terrorismo come "islamico", ma questo aggettivo da solo non basta a descriverlo. E' un fenomeno che affonda e si alimenta nella povertà di quei paesi, che cresce nell'ignoranza e nella mancanza dei diritti elementari delle donne e degli uomini. E' qualcosa di cui anche noi abbiamo responsabilità, con la nostra arroganza e con la nostra incapacità di capire quelle culture e soprattutto con l'aver favorito ogni genere di regimi dispotici, purché in grado di tutelare i diritti delle "potenze" che li sostenevano. Sembra ormai stucchevole ricordare che Saddam Hussein o i mujaheddin afghani o gli stessi ayatollah iraniani sono stati di volta in volta sostenuti, blanditi, finanziati, più o meno direttamente, dai nostri paesi o dalle aziende dei nostri paesi, e sono stati utilizzati come pedine di un gioco in cui essi non erano i protagonisti; eppure è così e non possiamo continuare a fare finta di dimenticarlo. Eppure pare che ogni volta ricadiamo nello stesso errore, dimenticando quelli precedenti, che sono drammaticamente uguali.

1 commento:

  1. Protagora, ho trovato il tuo blog per caso, qualche giorno fa, cercando una poesia di kavafis, "La città", e la rete mi ha portato sul tuo blog.

    Trovo che lo spirito delle tue pagine assomiglia molto a quello che ha messo in movimento l'avventura della mia pagina un anno e mezzo fa, o giù di lì.

    Perciò ho pensato di lasciare da te un mio messaggio.

    Vorrei anche aggiungere un qualche commento sul tema che hai trattato oggi, il terrorismo: convengo che si tratta di un tema complesso e difficile. Che vede mischiati insieme tanti elementi differenti. Storici, religiosi, culturali, economici ecc. ecc.

    Posso sintetizzare con un'immagine quello che penso io?
    Noi, l'Occidente, l'America, in primis, siamo come un frutto maturo, dolce e profumato, che sta lì, aperto, all'aria. Tutti possono vederlo, sentirne la fragranza e provare il desiderio di mangiarne. Tutti possono vederlo. Anzi, di più. Lui fa di tutto per farsi guardare e sentire.
    E le mosche, le api, le vespe, i vermi, le larve dei parassiti più immondi sbavano per nutrirsi di tanta ricchezza succulenta. Che, però, purtroppo, appartiene già ad altri. Sazi, satolli, che preferiscono buttare via e far marcire il surplus, il superfluo, piuttosto che dividerlo con quelle bestiole un pò raccapriccianti del sottobosco del mondo.
    E allora qualcuna di quei parassiti decide di attaccare, di osare, di lanciarsi anche dove non c'è nessuna speranza.

    Ecco, così io vedo i terroristi, oggi.
    Come qualcosa di non razionalizzabile. Il risultato, forse ineliminabile, di un mondo che mette in mostra su tutti i mass media, pardon, su tutti i network(s), la propria inutile sovrapproduzione, il proprio provocatorio benessere, pretendendo di essere lasciato immobile nella sua miseria morale ed autocontemplativa.

    Io credo che la risposta al terrorismo non possa che essere una risposta politica, di dialogo, di univeralità... ma c'è da fare un salto di pensiero molto pericoloso. Oggi i concetti dei secoli scorsi non bastano più. Si deve pensare in modo nuovo...

    Scusa. Mi fermo. Penserai che sono un sciocco invasore dei blog altrui...

    Se vuoi, passa dalla "repubblica indipendente" qualche volta.

    RispondiElimina