Lo scorso 12 febbraio l'esercito della Nato e quello afghano hanno lanciato un'offensiva contro i talebani della città di Marjah e di alcuni altri villaggi del distretto di Nadali, nella parte meridionale del paese.
Il sito Peace reporter racconta cosa sta succedendo in questi giorni ai circa 13mila civili sfollati da Marjah.
Circa 1.600 famiglie, ovvero oltre 10mila persone - tra cui donne, bambini e anziani - si sono diretti a est verso il capoluogo Lashkargh. Né l'Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati né il governo afghano si stanno occupandi di loro; il primo spiega che molti di questi si stanno organizzando da soli, affittando delle stanze in città o facendosi ospitare da parenti e amici, e quindi non esiste una situazione così drammatica da rendere necessario un intervento; il secondo ammette che "non vogliamo che questa diventi un'emergenza prolungata, in cui la gente poi rimane qui per sempre". Chi non è riuscito a organizzarsi da solo è finito nel vecchio campo profughi di Mokhtar, a nord di Lashkargh, una baraccopoli senza alcun servizio, dove vivono già oltre 20mila sfollati, fuggiti dai loro villaggi o dopo la prima offensiva occidentale del 2001 o nelle periodiche offensive - praticamente una ogni primavera - che ogni volta vengono annunciate come risolutive.
Gli sfollati che hanno deciso di andare a sud, verso Nawa (circa 100 famiglie) o verso ovest, in direzione della provincia di Nimruz (circa 300 famiglie) sono in una condizione ancora peggiore: dopo aver attraversato centinaia di chilometri di deserto sono accampati senza nessun tipo di aiuto.
Chi ha voluto - e soprattutto ha dovuto - rimanere a Marjah sta naturalmente ancora peggio: sono già ventisei i civili uccisi negli scontri dalle truppe alleate, forse usati come scudo umano dai talebani o semplicemente capitati in mezzo alle pallottole e alle bombe.
Con questa "considerazione" non voglio riaprire il dibattito sui motivi che hanno portato i paesi occidentali a intervenire e a rimanere in Afghanistan (ne ho parlato nella "considerazione" nr. 1, cinque mesi fa) - a questo punto forse sarebbe anche peggio ritirarsi. Comunque mi sembra necessario ricordare sempre che nelle guerre - anche in quelle "giuste", se ce sono - ci sono conseguenze drammatiche per le donne, per i bambini, per i più deboli. Non possiamo dimenticare.
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