Secondo le stime delle Nazioni Unite il tasso di disoccupazione nella Striscia di Gaza è pari al 45%; gli attacchi aerei israeliani, oltre a provocare la morte di moltissimi civili, stanno distruggendo le fattorie e i campi destinati all'agricoltura.
Per i giovani palestinesi che non vogliono entrare nelle milizie di Hamas e hanno bisogno di guadagnare qualcosa per mantenere le loro famiglie, le possibilità sono molto poche e purtroppo molto rischiose. Secondo l'ong palestinese Al-Mezan dal 2000 a oggi sessanta persone sono state uccise mentre tentavano di varcare il confine tra la Striscia di Gaza e Israele per cercare un lavoro. Lo scorso 24 marzo le forze di occupazione hanno arrestato venti lavoratori palestinesi nei pressi di Dugit, nella parte settentrionale della Striscia; stavano raccogliendo della ghiaia dalle macerie per impiegarla nella costruzione di nuove abitazioni. Dopo ore di interrogatori i venti sono stati rilasciati, ma le truppe israeliane nello stesso giorno hanno alzato il fuoco contro un gruppo di palestinesi a Sofa, mentre cercavano di raggiungere la parte orientale di Rafah; in questa azione è stato ferito al torace Naji Abu Rida, di 31 anni; alle ambulanze palestinesi è stato impedito per circa un quarto d'ora di raggiungere il ragazzo ferito, in violazione delle convenzioni internazionali. Due giorni dopo, il 26 marzo, il quindicenne Abdul Aziz Hamdan è stato ferito alla gamba sinistra a Erez, accanto al muro che segna il confine settentrionale della Striscia, mentre stava raccogliendo con i suoi fratelli e alcuni amici dei mattoni dalle macerie delle case distrutte, da rivendere alle fabbriche locali. Questa è la quotidianità della vita a Gaza, anche nei giorni che precedono la Pasqua.
C'è chi rischia la vita sopra e chi la rischia sotto terra. Per molti palestinesi l'unica possibile fonte di reddito sono le gallerie sotterranee che collegano Gaza con il confine egiziano.
Le donne e gli uomini che vivono in quella terra meritano una Pasqua di pace.
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