sabato 3 aprile 2010

Considerazioni libere (97): a proposito di minori, alcol e regole...

Per i miei assidui e pazienti lettori che non sono bolognesi riassumo brevemente una vicenda di cui in questi giorni si parla molto nella mia città. Mercoledì scorso, il 31 marzo, una ragazza bolognese di 15 anni, insieme a tre coetanei, è andata al cinema; dopo il film, invece di andare a mangiare una pizza - come la giovane aveva detto alla madre, con l'impegno di rientrare entro mezzanotte - i quattro sono andati in un locale del centro. Qui la ragazza pare abbia bevuto tre mojito e sei vodke. Uscita dal locale si è sentita male, ha chiamato la madre ed è stata immediatamente portata all'ospedale. Ora la ragazza sta bene, ma ha rischiato moltissimo: un altro bicchiere e sarebbe entrata in coma etilico. La madre, dopo aver sporto denuncia contro il gestore del bar che non ha controllato l'età dei ragazzi, ha scritto una lettera a una televisione locale bolognese per stigmatizzare il comportamento dei gestori dei locali, colpevoli di dare alcol ai minorenni, senza alcun tipo di controllo. Nei giornali di questi giorni, i gestori si difendono, lamentando l'impossibilità di riuscire a controllare tutte le persone che entrano nei locali, spiegando che in molti casi i maggiorenni prendono da bere anche per i minorenni, per aggirare i controlli. Le associazioni di categoria hanno preso posizione, smentendo la madre. I politici "proibizionisti" non hanno mancato di fare dichiarazioni per chiedere regole più severe su bar e discoteche e la polemica si è alimentata con le solite parti in commedia. Il Comune promette controlli più severi, anche con l'utilizzo di vigili urbani in borghese nei locali.
Questa la vicenda e le polemiche - non molto fruttuose - che ne sono seguite. Francamente credo che, come spesso succede, si sia perso di vista l'elemento essenziale del problema.
Certamente ci sono gestori dei locali che chiudono anche due occhi e non rinunciano ai loro guadagni, chiedendo le carte di identità ai loro troppo giovani clienti. So bene, anche per diretta esperienza, che è difficile controllare tutti, specialmente in certe serate, e che spesso sono gli stessi ragazzi - e le ragazze - a ingannare deliberatamente i baristi. Vi assicuro che a volte non è facile dire che una ragazza è minorenne e che altrettanto spesso i ragazzi più grandi sono "complici" dei loro amici più giovani. Però è possibile controllare ed è un dovere etico che ogni gestore dovrebbe sentire. E quindi è sacrosanto fare dei controlli e punire, anche severamente, chi non rispetta le regole che ci sono e che vanno semplicemente applicate. Però non possiamo pretendere che i gestori dei locali diventino un'agenzia educativa; le famiglie non possono pensare che i loro figli troveranno sempre un barista attento e coscienzioso che vigilierà su di loro.
La responsabilità di questa storia, finita per fortuna bene, è prima di tutto della ragazza che, pur sentendosi abbastanza grande per uscire di sera con i suoi amici, non è in grado di controllarsi e di capire che il suo fisico non può sopportare quella dose di alcol. Poi c'è la responsabilità degli amici che non hanno capito quello che stava succedendo e non hanno fatto nulla per fermare il gioco pericoloso della loro amica. E poi c'è la responsabilità della madre e del padre della ragazza. E questa sinceramente mi sembra la più grave tra le tante emerse. Quando hanno dato il permesso a loro figlia di stare fuori fino a mezzanotte, quando le hanno dato i soldi per il cinema e per la cena (non dovevano essere pochi: tre mojito e sei vodke in un bar del centro costano parecchio), hanno valutato se la loro figlia era abbastanza matura per una responsabilità del genere? Conoscevano gli amici con cui stava uscendo? Evidentemente no, perché né la loro figlia né i suoi amici sono abbastanza maturi. Sicuramente è stata la prima volta che la ragazza ha osato tanto, ma francamente viene il sospetto che forse altre volte ci abbia provato, magari con quantità meno forti. In genere si scopre per gradi fino a che punto possiamo arrivare a reggere l'alcol, fino alla sera in cui non ci si rende conto che il limite è stato raggiunto, con tutte le conseguenza del caso - penso ci siamo passati in molti: in questo caso o la ragazza ha provato per la prima volta e nel caso non era certo pronta per uscire da sola oppure aveva già fatto delle "tappe di avvicinamento" ed è grave che la madre non se ne sia accorta. Quindi la madre, oltre a denunciare il barista, farebbe bene anche a capire dove ha sbagliato.

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