I media non hanno ancora trovato - e probabilmente a questo punto non troveranno più - un brutto neologismo per raccontare in una sola parola quello che sta emergendo nell'inchiesta sulla gestione dei cosiddetti grandi eventi; non si sta ripetendo quello che è avvenuto all'inizio degli anni novanta con tangentopoli, un fenomeno che ha goduto da subito di una sua specifica narrazione e ha rappresentato, al di là di ogni altro giudizio storico e politico, un passaggio nella storia recente del nostro paese.
Ci sono alcune analogie che balzano immediatamente agli occhi: una rete molto diffusa di corruzione, di connivenze, di omertà; l'enorme peso di un sistema capace di incidere negativamente sia sulla spesa pubblica, con gli incontrollati aumenti dei costi delle opere e dei servizi pubblici, sia sulle dinamiche del mercato provato, sempre più in difficoltà ad assorbire i costi delle tangenti; la sostanziale incapacità delle istituzioni di attivare forme, anche minime, di controllo.
Ci sono però anche grandi differenze. Se all'epoca di tangentopoli i protagonisti indiscussi, i grandi manovratori, i colpevoli insomma, erano i politici - tanto da portare a una radicale modifica del quadro politico, quando il sistema è stato scoperto - ora quelli che tirano le fila sono i funzionari pubblici, gli alti dirigenti dei ministeri e degli enti pubblici, personaggi capaci di muoversi con disinvoltura nella politica, tanto da essere confermati da governi di centrodestra e di centrosinistra, ma con notevoli entrature anche in altri ambienti, la chiesa, il mondo dell'informazione e dello spettacolo, la magistratura, oltre che naturalmente l'economia. Certo ci sono politici coinvolti, ma rimangono sullo sfondo, a volte complici, più spesso incapaci di capire quello che sta succedendo sotto i loro occhi. Dalle indagini appare quella che è definita la "cricca", sempre più potente, sempre più certa della propria impunità. Almeno i politici di tangentopoli li avevamo eletti, sapevamo chi erano, questi si muovono in un vuoto di potere davvero preoccupante.
La seconda differenza deriva direttamente dalla prima. Certo tra i politici coinvolti in tangentopoli ci sono state persone che hanno approfittato del proprio potere e del proprio ruolo, che si sono arricchite - l'occasione fa l'uomo ladro, recita il proverbio - ma in generale si rubava per finanziare i partiti. Ora invece l'obiettivo è esclusivamente arricchire se stessi e i propri famigliari - perché in Italia tutti "teniamo famiglia" - e per questo si è passati in maniera disinvolta ai pagamenti in natura: case, gioielli, viaggi, prostitute di alto bordo e così via, gli status symbol di questa ricchezza piuttosto pacchiana. Non voglio assolutamente esprimere giudizi etici, non voglio dire che prima era meglio: sarebbe una discussione complicata, mi limito a una semplice constatazione.
E da qui si arriva alla terza differenza. Allora, una volta aperto il coperchio, fu relativamente semplice scoprire i colpevoli, perché i reati erano più lineari. Il politico di turno spiegava all'imprenditore che l'appalto sarebbe stato suo, se versava una determinata quota nelle casse del partito: c'era una sorta di tariffario. Ora c'è un sistema di favori molto più articolato: x affida una consulenza alla figlia di y, y fa in modo che l'appalto lo vinca l'azienda di z, z paga le vacanze (e i relativi extra) a x; poi tutti si ritrovano a cena nei migliori ristoranti o a giocare a tennis nello stesso club, sempre a spese dell'erario. E' quel "sistema gelatinoso" in cui tutti i gatti finoscono per essere un po' appicicaticci. In diversi casi è difficile trovare una relazione diretta tra tangente e appalto.
Sui motivi per cui, anche ora che sono uscite le intercettazioni della "cricca", non cresce un moto di indignazione nell'opinione pubblica, mi è già capitato di scrivere: nel nostro paese finisce sempre per prevalere un'amoralità diffusa, un misto di rassegnazione al peggio e di complicità invidiosa verso chi in qualche modo ce l'ha fatta. Più passano gli anni più mi convinco che avevano ragione quegli esponenti del Psi che sostenevano che ci fu una regia occulta che fece crescere l'indignazione degli italiani verso la cosiddetta prima Repubblica, da soli non ce l'avremmo mai fatta. E infatti pare che stavolta non ci indigneremo, passata questa tempesta le cose si metterranno sui consueti binari, magari con po' più di discrezione.
Nessun commento:
Posta un commento