Non so da quanto tempo in Italia siano legali le slot machine - probabilmente pochi anni - ma ormai queste macchinette sono diventate una presenza costante, quasi familiare, in bar e tabaccherie; quando entriamo in un locale per prendere un caffè, non notiamo più le persone meccanicamente impegnate a infilare le monete e a spingere i pulsanti, nella speranza di una vincita che non arriverà.
Ecco un dato, dal Corriere della sera di ieri: nella sola Milano ci sono 16mila slot e quindi, ipotizzando che in ogni macchinetta vengano giocati ogni giorno 100 euro - una stima al ribasso - la spesa quotidiana è 1.600.000 euro. E' un grande affare per lo stato, che incassa il 13%, per i baristi e per chi produce e affitta le slot; un giro di denaro su cui è calata la criminalità organizzata, che attraverso la gestione di una parte di questa attività ha trovato un nuovo modo per riciclare denaro sporco. Chi perde sono soltanto i giocatori.
Provate uno dei prossimi giorni a guardare chi sono questi giocatori: spesso persone anziane, molto spesso donne anziane, persone con abiti dimessi, a volte povere, in difficoltà. Se tornerete il giorno dopo alla stessa ora, vedrete con molta probabilità le stesse persone e così nei giorni successivi. Le slot sono un gioco che provoca dipendenza, specialmente tra le persone più anziane, ma su questo non si indignano i benpensanti, i carlogiovanardi o le ritadallachiesa, sempre pronti a intervenire su altro.
Ho lavorato per alcuni anni in un ufficio comunale, in un ricco paese alle porte di Bologna. Ogni giorno, come i miei colleghi, pranzavo al bar, in centro, quello che una volta era il bar della casa del popolo. Ho visto via via aumentare il numero delle slot, tanto che una nuova gestione ha tolto alcuni tavoli per poterne aggiungere altre; soprattutto ho visto le persone che giocavano, donne e uomini che in alcuni casi conoscevano, a volte perché seguiti dai servizi sociali, persone sole, nuclei in difficoltà, storie di quotidiana infelicità. Nel pomeriggio poi arrivavano i giovanissimi. Le slot sono per gli adolescenti la prima occasione per avvicinarsi al gioco d'azzardo; secondo i servizi del Comune di Milano, nell'ultimo anno un adolescente su due ha giocato. Un bel salto da quando nei bar c'erano i flipper o i più moderni videogiochi.
Non sono quasi mai favorevole alle leggi che impongono divieti, sono per lo più inefficaci e anzi ammantano di proibito e di misterioso pratiche che non hanno nulla di affascinante. Nella prima metà del secolo scorso, negli Stati Uniti il divieto di vendere alcolici nei locali pubblici non ha certo impedito la diffusione dell'alcolismo, ma ha solo arricchito la criminalità organizzata e favorito la corruzione. Il gioco è una pulsione che è impossibile eliminare dall'uomo, con il gusto dell'azzardo e la speranza del colpo di fortuna capace di cambiarti la vita. Legalizzare le scommesse e i giochi d'azzardo è stata una scelta inevitabile e giusta, se aveva lo scopo di danneggiare la criminalità che su questi lucrava. Nonostante questa mia convinzione, credo che le slot machine dovrebbero essere nuovamente vietate. Il giocatore che non sa resistere alla tentazione del tavolo verde, se il texas hold'em venisse vietato, troverebbe una bisca clandestina, l'appassionato di scommesse, se queste venissero di nuovo proibite, troverebbe un allibratore per piazzare le sue giocate, ma una pensionata che si gioca i suoi risparmi alle slot, che ha raggiunto un livello di dipendenza da questo gioco, se venissero vietate, smetterebbe probabilmente di giocare.
Lo stato, il biscazziere oscuro di questo gioco, dovrebbe porsi la domanda se è eticamente giusto offrire questa droga a chi, per la propria debolezza, non ha la forza di difendersi. Poi, al di là della scelta più radicale, occorre vigilare con molta più attenzione sul gioco: sono rispettate le percentuali di vincita? tutte le slot sono legali? e soprattutto chi c'è dietro l'affare delle macchinette? Lo stato, e quindi tutti noi, non può permettersi di essere socio con la mafia.
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