martedì 4 gennaio 2011

Considerazioni libere (192): a proposito di anniversari e festeggiamenti...

Mi sembra doveroso dedicare la prima "considerazione" dell'anno al 150° anniversario dell'unità d'Italia, per scusarmi anticipatamente con il Presidente Napolitano: non festeggerò questo anniversario e francamente non trovo ci sia nulla da festeggiare.
Da cittadino festeggio il 25 aprile e il 2 giugno, la Liberazione e la Repubblica; poi ricordo una serie di anniversari, il 12 dicembre, il 28 maggio, il 2 agosto e le troppe vittime innocenti dei terroristi e dei loro inconfessabili complici; commemoro il sacrificio di tante persone, da Guido Rossa a Giorgio Ambrosoli, dai contadini di Portella della Ginestra a Falcone e Borsellino. Proprio non riesco a festeggiare l'Italia e i suoi 150 anni di unità, così come non riesco a emozionarmi quando sento l'inno di Mameli - di questo ho già scritto in un'altra "considerazione", la nr. 128, per la precisione. Per oltre la metà di questa storia unitaria gli italiani sono stati governati da una dinastia piuttosto mediocre (forse il meno peggio è l'ultimo principe, che si è riciclato come personaggio televisivo). Questi 150 anni sono stati le cannonate di Bava Beccaris contro il popolo milanese, la miope difesa dei privilegi degli industriali del nord e dei latifondisti del sud, le smanie militariste che hanno causato la morte di oltre 650mila giovani italiani durante la prima guerra mondiale, per finire con il regime fascista, le crudeltà nelle colonie, le leggi razziali, le uccisioni degli oppositori, da Matteotti ai fratelli Rosselli. E' una storia certamente da studiare, ma c'è ben poco di cui essere fieri. E anche nella storia dell'Italia democratica e repubblicana sono molto più numerose le ombre delle luci. In sostanza il 1861 non è stato una data di progresso per gli italiani, al massimo ha segnato il passaggio da un regime a un altro; allora tanto varrebbe fare pubblici festeggiamenti - con gli immancabili finanziamenti per le grandi opere, magari gestiti dalla Protezione civile - per ricordare l'anniversario del congresso di Vienna o quello della pace di Cateau-Cambrésis.
Continuerò a essere fiero di molti italiani, ma davvero non riesco a esserlo dell'Italia.

2 commenti:

  1. Sono abbastanza d'accordo, ma io credo che si festeggi il fatto che l'Italia sia diventata una nazione, non i 150 anni tutti insieme, negando che siano stati spesso anni di soprusi, dittatura e così via. D'altra parte, la storia dell'uomo ha una maggioranza di cose orrende e una minoranza di fatti meritevoli di essere celebrati... l'importante sarà ricordare senza retorica... nemmeno a me l'Inno di Mameli piace, comunque....

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  2. E se festeggiassimo riflettendo sul significato di unità? Quale senso hanno ancora gli statinazionali in un mondo globale, collegato, geograficamente superato? Come usiamo i confini a seconda della convenienza..
    (simona bogani)

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