sabato 1 gennaio 2011

"Seminario di filosofia" di Hans Magnus Enzenberger


Che siamo in gamba è pura verità. Ma lungi
dal cambiare il mondo, noi facciamo apparire sul podio
conigli dal nostro cervello, conigli e colombe,
sciami di colombe candide che assidue
cacano sui libri. Che la ragione è ragione
e non ragione, per intender ciò non è
necessario essere Hegel, è sufficiente
uno sguardo allo specchietto. Esso ci mostra,
cinte di mantelline azzurre a godè, tempestate
di stelle d'argento, con in testa
un cappello a punta. Ci raduniamo in cantina,
tra le schede dei fuoricorso, per il congresso hegeliano,
tiriamo fuori le nostre sfere di cristallo, gli oroscopi,
e ci mettiamo al lavoro. Referenze
sappiamo brandire, pendolini, relazioni;
facciamo girare i tavoli, ci interroghiamo:
in quale misura è reale ciò che è reale? Compiaciuto
sogghigna Hegel. Gli dipingiamo un paio di baffi.
Già somiglia a Stalin. Il Congresso
danza. Non c'è vulcano a perdita di vista. Discrete
le guardie montano la guardia. Con tutta calma estrae
il nostro apparato fisico, come bastoni dal sacco,
frasi ch colpiscono nel vivo, e noi ci diaciamo:
Nell'animo di ogni poliziotto si nasconde
un angelo custode dietro al qual
si nasconde un poliziotto. Abracadabra!
Spieghiamo, come un enorme fazzoletto,
la teoria, mentre davanti al seminario asseragliato
i signori in trench-coat aspettano composti.
Fumano, non utilizzano l'arma di servizio
e sorvegliano i ruoli, i fiori di carta
e la candida sconfinata coltre d'escrementi di colombo.

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