mercoledì 2 marzo 2011

da "Il domani e il millennio" di José Saramago

Quanto alle visioni del futuro, credo sarebbe preferibile che cominciassimo col preoccuparci del giorno di domani, quando si suppone che saremo ancora quasi tutti vivi. Per la verità, se nel remoto 999, in qualche parte d'Europa, quei pochi saggi e quei tanti teologi che allora c'erano si fossero lanciati a pronosticare come sarebbe stato il mondo di lì a mille anni, scommetto che avrebbero sbagliato in toto. Tuttavia, in qualcosa penso che ci avrebbero più o meno azzeccato: che non ci sarebbe stata nessuna differenza fondamentale tra il confuso essere umano di oggi, che non sa e non vuole domandare dove lo portino, e la gente terrorizzata che, in quei giorni, era convinta di essere prossima alla fine del mondo. A paragone, sarà già prevedibile un numero ben maggiore di differenze d'ogni tipo tra le persone che siamo oggi e quelle che ci succederanno, non fra mille, non fra cento anni. In altre parole: forse abbiamo molto di più in comune con quelli che sono vissuti un millennio fa che non con quegli altri che da qui a un secolo abiteranno il pianeta... E' adesso he il mondo sta finendo, è al tramonto ciò che mille anni fa stava appena albeggiando.
Orbene, mentre il mondo si avvia lentamente alla fine, mentre il sole si avvia lentamente a tramontare, perché non dedicarci a pensare un po' al giorno di domani, a quel famoso domani in cui saremo quasi tutti felicemente vivi? Invece di un certo numero di proposte temerariamente gratuite su e a uso del terzo millennio, che lui stesso, molto probabilmente, s'incaricherà subito di mandare in fumo, perché non ci decidiamo a realizzare delle idee semplici e dei progetti che siano alla portata di qualsiasi comprensione? Questi, ad esempio, se di meglio non si trova: a) sviluppare partendo dalla retroguardia, e cioè far avvicinare alle prime file del benessere le masse crescenti di popolazione lasciate indietro dai modelli di sviluppo in uso; b) promuovere un significato nuovo dei doveri umani, rendendolo correlato all'esercizio pieno dei propri diritti; c) vivere come sopravvissuti, perché i beni, le ricchezze e i prodotti del pianeta non sono inesauribili; d) risolvere la contraddizione tra l'affermazione che siamo sempre più vicini gli uni agli altri e l'evidenza che ci troviamo sempre più isolati; e) ridurre la differenza, che aumenta giorno dopo giorno, tra coloro che sanno molto e coloro che sanno poco.
Credo sia dalle risposte che daremo a questioni come queste che dipenderanno il nostro domani e il nostro dopodomani. Che dipenderà il prossimo secolo. E tutto il millennio. A proposito, torniamo alla Filosofia.

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