Della loggia massonica P2 conosciamo almeno due documenti importanti. C'è prima di tutto la lista degli affiliati: si tratta di 932 nomi, tra cui c'erano quarantaquattro parlamentari, tre ministri del governo allora in carica, un segretario di partito, i vertici dei servizi segreti militare e civile, dodici generali dei carabinieri, cinque generali della guardia di finanza, ventidue generali dell'esercito, quattro dell'aeronautica militare, otto ammiragli, un gran numero di magistrati e di funzionari pubblici, ventisette giornalisti e dieci dirigenti Rai. Poi c'è il cosiddetto Piano di rinascita democratica, una sorta di programma dell'organizzazizone segreta, le cui linee guida prevedevano, se non un vero e proprio regime dittatoriale - come quello instaurato dai Colonnelli in Grecia - sicuramente una svolta decisamente autoritaria, con la messa in mora di molti principi della Costituzione repubblicana.
Nonostante il lavoro meritorio di alcuni magistrati e di una parte della commissione parlamentare d'inchiesta, in particolare della sua presidente, Tina Anselmi, sono ancora molte le cose che non si conoscono della P2; non sappiamo quale era l'effettivo ruolo di Licio Gelli e se c'era, sopra di lui, un livello di controllo e di "governo" della loggia mai emerso, non sappiamo quale fu il peso dell'amministrazione statunitense nel sostenere e nel finanziare questa organizzazione, soprattutto non sappiamo esattamente come la P2 influì sulla vita politica e istituzionale del nostro paese tra la fine degli anni Sessanta e gli inizi degli Ottanta. Sarebbe importante leggere alcuni dei libri che sono stati scritti su questa storia, come Trame atlantiche. Storia della loggia massonica segreta P2 di Sergio Flamigni, per molti anni parlamentare del Pci e tra i più profondi conoscitori delle trame oscure di questo paese. La storia della P2 è comunque una storia tragica, perché intrecciata più o meno strettamente, con stragi e delitti, da Aldo Moro agli ignari viaggiatori della stazione di Bologna, per ricordare soltanto due episodi della nostra storia recente, in cui la loggia segreta ha avuto un ruolo, ancora da capire fino in fondo.
Di quella che i giornali in questi giorni hanno ribattezzato, con poca fantasia, P4 non sappiamo ancora molto. Pare non ci sia una lista così nutrita di persone: i "soci" di questo club - affiliati mi pare troppo, visto il livello - sono tre, al massimo quattro, per quanto questi pochi possano dire di conoscere molte altre persone: Bisignani, l'uomo al centro di questa nuova rete, è stato definito da uno dei suoi più autorevoli "amici", Gianni Letta, "amico di tutti", anzi pare proprio che la sua professione sia essere "uomo di relazioni". Sicuramente non c'è un testo analogo al Piano di rinascita democratica. Visto però che siamo nell'epoca delle comunicazioni via telefono cellulare, sempre e comunque, della P4 conosciamo centinaia e centinaia di pagine di intercettazioni che in questi giorni leggiamo nei giornali. E ne esce un ritratto del paese desolante.
Non so se nelle intercettazioni ci sono gli estremi per condannare qualcuno, se si tratti solo di un legittimo lavoro di lobby o ci siano dei reati, ma certo tutti quelli che che ci compaiono dovrebbero vergognarsi per la magra figura che ci fanno. C'è il nobile Montezemolo, il modello dello spirito bipartisan della "nuova Italia", che telefona a Bisignani per chiedere che questi interceda presso il direttore generale affinché faccia lavorare la casa di produzione della sua ex fidanzata. Al centro delle trame della P2 c'era il controllo del Corriere della sera, mentre i novelli cospiratori della P4 pare che aspirino al controllo di Dagospia. Gran parte delle telefonate sono piene di pettegolezzi, maldicenze, piccole beghe da comari di provincia. Uno dei presunti capi della P4, l'ex magistrato napoletano Papa è solito regalare alla sue "amiche" orologi "nudi", senza scatola. E via elencando, basta prendere un qualsiasi giornale - tranne ovviamente gli house organ di B. - per farsi un'idea di questa Italia meschina e piccina, delle piccole raccomandazioni, delle prebende da quattro soldi, delle minacce e delle blandizie da millantatori.
Dice Marx: "la storia si ripete sempre due volte: la prima volta in tragedia la seconda in farsa"; ecco ora siamo chiaramente alla seconda fase. Con questa "considerazione" non voglio certo rivalutare la P2, una delle pagine più nere della nostra storia repubblicana. Probabilmente se avessimo potuto ascoltare gli arcani conversari degli affiliati avremmo ascoltato anche in quel caso i tentativi di trovare un posto di lavoro per un figlio, un'amante, un cognato, mascherati dai propositi di salvare l'Italia dal comunismo e di mantere il paese nell'area atlantica. Né voglio sottovalutare il peso e il ruolo di questa nuova associazione di ribaldi - che però non vorrei etichettare come P4. Il fatto che un uomo come Bisignani abbia un tale potere nelle proprie mani la dice lunga sulla debolezza della nostra classe politica e imprenditoriale. Personalmente mi pare che nelle intercettazioni i reati ci siano e fa bene la magistratura a proseguire le indagini. Ma c'è soprattutto lo squallore di una classe dirigente che non trova neppure giustificazione alla propria avidità, all'affannosa ricerca di un privilegio per sé e per i propri familiari. Certamente nessuno della P4 immagina un golpe, è sufficiente piazzare la propria "favorita" in un reality show.
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