mercoledì 25 luglio 2012

Considerazioni libere (293): a proposito di matrimoni e di diritti...

Voi però lo sapete, e io so che lo sapete, che cosa sfidate, ci saranno cento milioni di persone che si sentiranno disgustate, offese, provocate da voi due e dovrete conviverci. Magari ogni giorno, per il resto delle vostre vite. Potrete cercare di ignorarne l'esistenza o potrete sentire pietà per loro e per i loro pregiudizi, la loro bigotteria, il loro odio cieco e le loro stupide paure. Ma quando sarà necessario dovrete saper tenervi stretti e mandare al diavolo questa gente. Chiunque potrebbe farne un dannato caso del vostro matrimonio. Gli argomenti sono così ovvi che nessuno deve sforzarsi di cercarli. Ma siete due persone meravigliose, a cui è capitato di innamorarsi. E adesso io credo che, non importa qualunque obiezione possa fare un bastardo contro la vostra intenzione di sposarvi, solo una cosa ci sarebbe di peggio: se sapendo ciò che voi due siete, sapendo quello che avete, sapendo ciò che provate... non vi sposaste.
Penso che queste potrebbero essere le parole che un padre - o una madre - rivolgerebbe al proprio figlio omosessuale e al suo compagno - o alla propria figlia e alla sua compagna, naturalmente - nel momento dell'annuncio del loro desiderio e della loro decisione di sposarsi; sono le parole di chi vuol bene al proprio figlio e, proprio perché gli vuole bene, non vuole nascondergli la verità, per quanto dura. Uno dei vantaggi di essere adulti - e un genitore dovrebbe esserlo - è quello di sapere che il mondo non è il luogo che sogniamo da ragazzi, ma è molto peggiore, pieno di bastardi, di gente stupida e con molti pregiudizi. I miei lettori amanti del cinema sanno però che queste parole sono rivolte a una ragazza e a un ragazzo che hanno deciso di sposarsi e mi perdoneranno se ho fatto qualche lieve omissione e una piccola forzatura nella traduzione per  adattare il testo alla circostanza che ho immaginato. E' il celebre finale di Indovina chi viene a cena?: qui trovate l'intera scena nella splendida interpretazione di Spencer Tracy. Era il 1967 - meno di cinquant'anni fa, meno di una generazione - eppure il matrimonio tra due persone dalla "diversa pigmentazione" negli Stati Uniti era considerato un reato in diciassette stati e uno scandalo negli altri trentatré. Il mondo è cambiato, anche se meno velocemente di quello che avremmo sperato, e - anche grazie al cinema - non è più reato in nessuno degli Stati dell'Unione ed è uno scandalo per molti meno stupidi, che pure ci sono, a tutti i livelli della società. Ho fatto questa lunga citazione per dire che le ragioni del cuore sono sempre più avanti di quelle della ragione: al di là di quello che sentivano le persone che si amavano, c'era un'America migliore che sapeva che c'erano diritti su cui non si poteva discutere, e uno di questi diritti è l'uguaglianza delle persone, al di là del colore della loro pelle.
Nella mia precedente "considerazione" - tra l'altro vi ringrazio per l'attenzione che in tanti le avete dedicato (soprattutto lettrici a dire il vero, anche se avrei preferito una maggiore riflessione da parte dei lettori) - ho citato incidentalmente il tema delle unioni tra persone omosessuali. E' un tema importante che merita di essere approfondito. Partendo da una premessa fondamentale: il tema dei diritti delle persone omosessuali è una questione importante, a prescindere. Mi pare che in questi giorni troppe persone a sinistra abbiano discusso di questo argomento per parlare d'altro: le polemiche interne al Pd, le future e futuribili alleanze del centrosinistra, il destino del governo Monti e dell'alleanza che lo sostiene; con tutto il rispetto per questi temi, su cui pure sapete che io esercito spesso la mia polemica, nessuno di questi è così vitale da essere messo in ombra da un Casini o da una Bindi qualsiasi. Sulla questione è intervenuto con spirito oggettivo e molta precisione Stefano Rodotà. Cito un passo di un suo articolo di alcuni giorni fa.
Aveva cominciato il Trattato di Maastricht, vincolante per l'Italia, introducendo il divieto di discriminazioni basate sulle tendenze sessuali. La Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, che ha lo stesso valore giuridico dei trattati, ha poi aggiunto una innovazione che muta profondamente il quadro istituzionale. Nel suo articolo 9 stabilisce che «il diritto di sposarsi e di costituire una famiglia sono garantiti secondo le leggi nazionali che ne disciplinano l’esercizio». La distinzione tra "il diritto di sposarsi" e quello "di costituire una famiglia" è stata introdotta per legittimare il ricorso a modelli diversi per disciplinare i rapporti tra le persone che decidono di condividere la propria vita. E la novità dalla Carta diventa ancor più evidente se si fa un confronto con l'articolo 12 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo del 1950: «uomini e donne hanno diritto di sposarsi e di costituire una famiglia secondo le leggi nazionali che disciplinano l'esercizio di tale diritto». Confrontando questo articolo con quello della Carta, si colgono differenze sostanziali. Nella Carta scompare il riferimento ad "uomini e donne". Non si parla di un unico "diritto di sposarsi e di costituire una famiglia", ma si riconoscono due diritti distinti, quello di sposarsi e quello di costituire una famiglia. Due categorie che hanno analoga rilevanza giuridica, e dunque medesima dignità: non è più possibile sostenere che esiste un principio riconosciuto – quello del tradizionale matrimonio tra eterosessuali – ed una eccezione (eventualmente) tollerata – quella delle unioni distinte dal matrimonio, riguardanti persone di sesso diverso o dello stesso sesso. Ma il punto essenziale è la cancellazione del requisito della diversità di sesso sia per il matrimonio, sia per gli altri modelli di famiglia.
E' curioso come in Italia l'Europa venga invocata soltanto quando dice le cose che fanno comodo a chi comanda e quindi va bene cambiare in fretta e furia la Costituzione per introdurre l'obbligo del pareggio di bilancio, va bene ratificare - con la stessa fretta e la stessa furia - il trattato che prevede il cosiddetto fiscal compact e che condizionerà di fatto la nostra politica economica nei prossimi venti anni, a prescindere da chi vincerà le prossime elezioni. Sta avvenendo in Europa quello che avvenne negli anni Settanta in America latina, quando gli Stati Uniti esportarono con estrema energia - per usare un eufemismo, ne sanno qualcosa i cileni - le dottrine economiche ultraliberiste di Milton Friedman e della Scuola di Chicago, ma non fecero nulla per la diffusione delle leggi sui diritti civili e delle idee di progresso, idee che pure circolavano negli Stati Uniti, per cui erano stati uccisi Robert Kennedy e Marin Luther King e che animavano una parte importante della cultura di quel grande paese.
Allora proviamo ad ascoltare l'Europa anche in questa occasione invece di prestar orecchio soltanto a quello che dice quel club di uomini anziani che si riunisce ogni giorno all'interno delle Mura leonine. Se accettiamo l'idea che tutte le persone hanno gli stessi diritti - spero che su questo non ci sia qualcuno, a parte Giovanardi, che pensi seriamente di fare obiezioni - ne discende che tutti hanno, tra gli altri, il diritto di costituire una propria famiglia, come dicono i principi europei citati da Rodotà.
In questa nostra battaglia dobbiamo evitare degli errori, che a volte sono stati compiuti. Il tema del diritto delle persone omosessuali di costituire una famiglia non è qualcosa che interessa esclusivamente le persone omosessuali, ma è qualcosa che coinvolge tutti, a partire dagli eterosessuali. Questo anche per rispondere a una obiezione che in questi giorni sento crescere: "con tutti i problemi che ci sono in Italia, dobbiamo proprio occuparci di una questione che interessa una così esigua minoranza?". Prima di tutto non interessa una minoranza, ma coinvolge appunto tutti noi, perché il tema dei diritti di una minoranza è importante prima di tutto per la maggioranza. E poi in un tempo in cui tendono a restringersi così velocemente gli ambiti democratici, una battaglia, una grande battaglia sociale, per far crescere i diritti serve davvero a tutti, a prescindere dal fatto che siamo etero od omosessuali e dal fatto che ci vogliamo sposare o no. Proprio perché è un tema fondamentale, questa questione non dovrebbe diventare la bandiera di un singolo partito - anche se è singolare che un partito del centrosinistra non se ne faccia alfiere, ma questo ormai è l'ennesimo segno dell'allontanamento del Pd dalla sinistra - e dovrebbe perfino non essere vincolata alla scontro tra destra e sinistra. In Germania i liberali sono ultraliberisti - molto più di quella luterana della Merkel - ma riconoscono a pieno i diritti delle coppie omosessuali; molta destra in Europa è omofoba - come la destra italiana, da Casini a Maroni, da Rutelli al gran puttaniere - ma non è obbligatorio che la destra lo sia, anzi. la sinistra in Europa non lo è, spero che prima o poi succeda la stessa cosa anche in Italia. Al di là delle idee che ciascuno di noi ha, che possono anche essere molto diverse, per me questa è una battaglia di civiltà, su cui non è più tempo di perdersi in mediazioni. Temo che su questo le mediazioni ci facciano perdere tempo, perché ci fanno arrovellare su battaglie di retroguardia, come è avvenuto qualche tempo fa sui Dico. Il tempo di cambiare è arrivato.
Voglio chiudere questa "considerazione" con alcune parole di Adriano Sofri, che, come spesso avviene, rispecchiano le mie idee e le sanno esprimere meglio di come le saprei dire io.
Sono pieno di affetto e di nostalgia per tante cose che sono finite nel corso della mia lunga vita, o stanno finendo – sto finendo anch’io. Sapessi come mi fa tremare un mondo di figli unici per legge o per avarizia, in cui non si abbiano più sorelle e fratelli. Ad alcune cattive cose nuove mi opporrò fino all’ultimo. Non me la sento di considerare una cattiva cosa nuova il coraggio col quale persone che hanno vocazioni e scelte sessuali così differenti dalle mie rivendicano di realizzare desideri così simili ai miei. Non me la sento di ostacolare quei loro desideri. Che si tratti del suggello solenne e allegro del matrimonio, e più ancora di dare a una bambina o a un bambino la vita migliore possibile.
p.s. alcuni giorni dopo che ho scritto questa "considerazione", ho letto questo discorso di David Cameron, un politico che non voterei mai naturalmente, ma che dice cose su questo tema che andrebbero lette proprio da chi crede nel matrimonio...
Lo dico non solo perché credo nell’eguaglianza ma perché credo appassionatamente nel matrimonio. Credo che il matrimonio sia un grande istituto: penso che aiuti le persone a prendersi responsabilità e impegni, a dire che si prenderanno cura e vorranno bene a qualcuno. Penso aiuti le persone a mettere da parte l’egoismo e pensarsi come unione, insieme all’altro. Il matrimonio mi appassiona molto e penso che se funziona per gli eterosessuali come me, dovrebbe funzionare per tutti: per questo dovremmo avere i matrimoni gay e per questo li introdurremo.

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