Ogni estate ha la sua pena, e non mi riferisco ovviamente al caldo che, da che mondo è mondo, è molto più intenso e fastidioso in estate che in inverno, con gran stupore di coloro che lavorano nei telegiornali, che ogni anno rimangono basiti di fronte a questa naturale evidenza. Per inciso quest'anno i meteorologi sono venuti in soccorso dei poveri giornalisti che lavorano in agosto - già in ambasce per la mancanza dell'efferato delitto dell'estate - con l'artificio di nominare, in modo non troppo fantasioso, gli anticicloni che hanno imperversato sul paese; questo ha dato loro un po' di sollievo e la possibilità di fare qualche servizio in più.
Se vi ricordate abbiamo passato l'agosto dell'anno scorso a interrogarci su cosa ci fosse scritto nella misteriosa lettera che Trichet e Draghi avevano fatto recapitare al nostro governo proprio all'inizio del mese. Si è poi scoperto che quella lettera, scritta in italiano e poi firmata in francese, altro non era che l'avviso di sfratto per B.; umanamente comprensibile che questi abbia voluto tenerla segreta, per non rovinarsi le vacanze, ma politicamente si è trattato di un errore: proprio quella segretezza così a lungo celata ne ha enfatizzato l'impatto, una volta svelata. E così a novembre il presidente-ufficiale giudiziario ha potuto consegnare il vero e proprio sfratto, fingendo anche l'aria compunta: "mi spiace, ma le ho dato anche tre mesi di preavviso, cosa vuole di più?". Come vedete è in agosto che si preparano le cose per l'inverno.
Questa estate invece la discussione verte sulla riforma della legge elettorale. In sé l'argomento non è propriamente una novità, se ne parla ciclicamente da tempo, almeno da quando è stata approvata la legge elettorale attualmente vigente, chiamata con un eufemismo "porcellum". Adesso però qualcosa bisogna fare, perché il tema non è più rinviabile, visto che al più tardi nell'aprile dell'anno prossimo si voterà. Fino ad ora la discussione sulla legge elettorale si è arenata perché ogni partito era impegnato a escogitare un meccanismo in grado di favorire sé e danneggiare gli altri. Già questo non era proprio il massimo di senso civico, adesso però siamo a un paradosso inedito: stiamo studiando una legge elettorale che sia in grado di far vincere l'unico che non parteciperà alle elezioni, come vedete un unicum istituzionale assolutamente impensabile fino a qualche mese fa.
Ormai lo schema è chiaro: Monti deve governare anche nella prossima legislatura, costi quel che costi. Che sia lui il prossimo presidente del consiglio o che sia un suo delegato, mentre lui diventa presidente della repubblica poco importa. Il Corrierone dedica al tema un editoriale sì e uno pure. Altri fingono di non pensarlo, ma lo dicono, magari non volendo. Qualche giorno fa Paolo Savona, non esattamente un rivoluzionario, ha fatto la proposta di congelare il debito per cinque anni, ossia di non pagare i nostri titoli in scadenza per tutta la durata della prossima legislatura; in sé una proposta anche interessante, se non fosse che Savona ha omesso di spiegare chi garantirebbe i creditori del fatto che al termine della legislatura vedranno i loro soldi con in più gli interessi maturati e un piccolo aggio per il "disturbo". Naturalmente lo garantirebbe Monti, peccato che ad aprile si debba votare per rinnovare il parlamento e Monti debba -ipoteticamente - lasciare Palazzo Chigi. E' chiaro che a tutti questi, a partire da Draghi, piacerebbe uno schema per cui l'incarico di Monti venisse prorogato di cinque anni; ma è oggettivamente impossibile, c'è perfino una Costituzione che nega questa comoda eventualità. In fondo hanno rischiato di far votare anche i greci, nonostante ci fosse là un'opposizione di sinistra. In Italia questo pericolo non c'è. Purtroppo in Italia non c'è uno come Samaras che le elezioni le può perfino vincere da solo, anche se con qualche "aiutino". In Italia la stragrande maggioranza del centrodestra è B., ontologicamente prima ancora che politicamente: Monti prenderebbe poco più di Casini, non arriverebbe al 10%. Impossibile farlo partecipare alle elezioni: bisogna trovare un qualche marchingegno. Come noto non è difficile truccare le elezioni durante o dopo, ne abbiamo avuto anche qualche esempio in Italia nella prima metà nel Novecento, e succede ancora oggi regolarmente in molti paesi, ad esempio nella Russia dell'"amico" Putin. Un po' più complicato farlo prima, perché la gente quando vota un po' ci pensa, un po' lo fa per dispetto, un po' fa una cosa per farne un'altra, in una serie di variabili difficilmente prevedibili. Il rischio che una legge elettorale pensata ad hoc per ottenere un determinato risultato non funzioni è altissimo.
Allora non sarebbe meglio fare una bella dichiarazione comune? Non sarebbe meglio dichiarare che le attuali forze politiche pensano che la soluzione migliore per l'Italia sarebbe la prosecuzione di questo governo, sorretto da questa maggioranza? Per me naturalmente non è così, ma io sono uno e comunque non voterò comunque per uno di questi partiti neppure se si presenterà con un proprio candidato e un proprio programma - ho scritto in un'altra "considerazione" quello che penso dello sforzo di Bersani e di Pd di definire un proprio programma - non voterò per questo che mi è più affine figurarsi per uno per cui non c'è neppure questa affinità. Al di là di quello che farò io e che farà una minoranza, che non è neppure organizzata, e non lo sarà da qui a pochi mesi, sarebbe più onesto per il paese dire la verità. E sarebbe anche più onesto verso la politica nel suo insieme, verso cui c'è una non immeritata sfiducia. Nella loro ottica - che non è la mia - sarebbe anche un segnale forte verso quei mercati e quelle cancellerie di cui temono il giudizio: candidare da subito Monti o Passera metterebbe a tacere molte illazioni. Vincerete comunque, almeno cercate di farlo con più dignità.
Be', mi sembra una considerazione molto saggia, soprattutto visto il desolante panorama politico attuale....
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