Da alcuni giorni è ufficialmente cominciata la "campagna elettorale" per le primarie del centrosinistra. Ci sono ancora punti - non irrilevanti - che devono essere chiariti, ma certamente i due candidati più forti, Bersani e Renzi, hanno cominciato a girare l'Italia, partendo dalle fu feste dell'Unità per presentare le proprie proposte ai potenziali elettori del centrosinistra. Mi pare partecipi anche Vendola e, se non ho capito male, ci sarebbe anche Tabacci: questi due comunque sono destinati a essere figure di contorno, come altri che immagino si candideranno, "un po' per celia, un po' per non morire".
Visto che queste primarie, nel bene e nel male, saranno l'evento più significativo nel campo del centrosinistra per i prossimi mesi, temo che dovrò tornare a parlarne. Fin da ora però voglio mettere in luce una contraddizione profonda, che - almeno a mio parere - rende di fatto inutili queste primarie. Vediamo cosa è successo nei mesi scorsi in Francia, dove le primarie ci sono state e sono state un successo, per il Partito socialista e per il candidato che le ha vinte. Gli elettori di sinistra francesi sapevano che partecipando alle primarie avrebbero scelto il candidato del centrosinistra alle successive elezioni presidenziali, non c'erano dubbi che il candidato socialista, chiunque fosse, sarebbe arrivato al secondo turno; il candidato della gauche più radicale, quello dei verdi e quelli delle altre forze di sinistra hanno partecipato alle presidenziali per influenzare con il loro risultato quello che sarebbe stato il vincitore annunciato del loro schieramento. Nelle prossime settimane in Italia sceglieremo il candidato del centrosinistra; realisticamente questo schieramento molto difficilmente avrà i voti per governare da solo, ma sarà necessario allearsi con una parte del centrodestra, che più pudicamente continuiamo a chiamare centro moderato, ossia Casini (e Cuffaro, ma questo è un problema che pare indelicato porre). Non è fantapolitica, è quello che ha detto, con molta chiarezza, Bersani in tutte le occasioni ufficiali, dalla presentazione della carta d'intenti - di cui ho già parlato in un'altra "considerazione" - al discorso di chiusura della festa di Reggio. E' quello che dice anche Casini, con comprensibile minor chiarezza. Con tutta evidenza a quel punto il prossimo presidente del consiglio non sarà né il candidato del centrosinistra - vincitore delle primarie - né il candidato del centrodestra moderato, ma sarà un terzo che non ha partecipato alle elezioni, che sia Monti o che sia Passera in questo momento poco importa.
Allora a che cavolo servono le primarie? A eleggere il "super-segretario" del centrosinistra? E' un ruolo che non esiste e che non esisterà neppure in futuro. A rifare il congresso del Pd? Se avete questa esigenza, rifatelo pure il congresso, ma non chiamatelo primarie. A me che non sono del Pd non interessa partecipare a un loro congresso e francamente non capisco perché il leader di un partito lo dovrebbero scegliere persone che non aderiscono a quel partito. Serve a dare maggior visibilità nazionale a Renzi? E' un problema suo, non di tutto il centrosinistra.
Io se il mio voto fosse servito a designare il candidato vero della coalizione di centrosinistra probabilmente alle primarie ci sarei anche andato, probabilmente avrei votato per un candidato minore, magari uno di sinistra, se ci sarà, uno di quelli che non vincerà, perché vanno di moda i candidati non di sinistra. Ma così non vedo davvero perché dovrei andarci. Ma, al di là di quello che farò o non farò io - che è giustamente irrilevante per Bersani e per Renzi - mi preoccupano un po' queste non-primarie. Cosa succederebbe se vincesse Renzi - come peraltro sperano tutti quelli della destra lepenista - o se questi avesse un risultato molto significativo? Il Pd sarebbe in ginocchio e con il Pd il centrosinistra, non riuscirebbero a riprendersi prima delle elezioni, favorendo ulteriormente il centrodestra, moderato e lepenista. A pensarci, un bel capolavoro.
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