venerdì 28 settembre 2012

Considerazioni libere (308): a proposito di una decisione cambiata...

Lo ammetto: non so cosa fare.
Oggi c'è lo sciopero generale del pubblico impiego, contro la manovra proposta dal governo Monti, che - per essere sempre più europei - hanno deciso di chiamare spending review. Si tratta invece di un'operazione finalizzata soltanto a ridurre in maniera drammatica la spesa pubblica nel nostro paese, senza tener conto di chi dovrà subire questi tagli. La mia indecisione sta tutta nel metodo di questa lotta.
Due necessarie premesse. Primo: sono iscritto alla Cgil e sono fiero di esserlo, perché penso che, al punto in cui siamo arrivati in questo paese, sia l'unica organizzazione che difende i lavoratori e tutti quelli - e sono tanti - che hanno meno diritti. Secondo: sull'attuale governo ho un pessimo giudizio; al di là dello stile, penso che questo esecutivo sia, nelle scelte concrete in campo politico ed economico, perfino peggiore di quello che l'ha preceduto, che pure era quello che era. Detto questo, pur condividendo punto per punto gli obiettivi dello sciopero, avevo deciso di andare a lavorare; poi, per solidarietà con i compagni e i colleghi in sciopero, avrei devoluto quella giornata di lavoro a una campagna promossa dalla Cgil.
Avevo preso questa decisione, anche sofferta, perché pensavo - e penso tuttora - che per noi dipendenti pubblici lo sciopero sia un'arma ormai spuntata; rimane, come per tutti gli altri lavoratori, un sacrificio personale, perché perdiamo una giornata di stipendio, ma non arrechiamo un danno al nostro "padrone". Se i metalmeccanici scioperano i loro padroni ci rimettono e questa è un arma che hanno i lavoratori, ma se noi scioperiamo, il commissario straordinario che regge in queste settimane il Comune in cui lavoro, così come il commissario straordinario messo da Draghi e dall'Unione europea al governo dell'Italia, non ne ricevono alcun danno; sono i cittadini, sono gli altri lavoratori, i soli a subire le conseguenze del nostro sciopero e per questo dobbiamo essere molto responsabili nel farlo.
La cosa peggiore che hanno fatto in questi anni i nostri governanti è stata quella di togliere ogni residuo valore al nostro lavoro di dipendenti pubblici; io sono orgoglioso di esserlo e non mi sento un privilegiato; e non mi considero neppure un fannullone. Eppure per molti altri lavoratori e per tanti che purtroppo il lavoro non l'hanno o sono da anni precari, noi siamo quelli che hanno un lavoro garantito, che lavoriamo poco e male. Sinceramente credo che proclamare uno sciopero così, di venerdì, con modalità che sono francamente un po' burocratiche, senza un vero coinvolgimento di noi dipendenti e senza spiegarlo in maniera approfondita ai cittadini, non possa in nulla giovare all'idea - in gran parte sbagliata - che gli altri lavoratori hanno di noi. Noi dipendenti pubblici dobbiamo spiegare agli altri lavoratori, a tutti i cittadini, che il nostro lavoro è fondamentale, è importante per loro e per le loro famiglie. Lo sciopero in queste forme non ci serve a farlo; andiamo in piazza, facciamo altre cose e inventiamo forme inedite di protesta, lavoriamo di più - se serve - impegniamoci per ricostruire una solidarietà tra lavoratori che purtroppo, per un disegno preciso, in questo paese si è persa. Facciamo capire agli altri quanto è importante il nostro lavoro, se combattiamo da soli temo che saremo sconfitti, se la nostra lotta diventerà la lotta dei cittadini per cui lavoriamo, allora cominceremo a vincere.
Ho cercato di dire queste cose in un'assemblea sindacale, che avrei sperato più partecipata, proprio in vista dello sciopero. Chi la presiedeva ha cercato di spiegarci, con molta buona volontà, che questo sciopero è comunque importante e che sbagliavo a vederlo solo come un danno ai cittadini. Su questo punto non mi ha convinto. Spero di essere riuscito a spiegare a lui, e soprattutto ai miei colleghi, che per me prima di ogni altra cosa è fondamentale ridare dignità alla funzione pubblica del nostro lavoro.
Io rimango convinto della mia posizione e delle cose che ho detto in assemblea, ma c'è un dubbio che in queste ore si fa sempre più forte. Se non riesce la Cgil a spiegare in maniera efficace agli altri cittadini il motivo dello sciopero, come posso fare io, da solo, a spiegare a quegli stessi cittadini sia le ragioni - buone - che ci hanno portato a questa forma di lotta sia le mie ragioni - che a me sembrano altrettanto buone -sull'inopportunità di questo sciopero? Il cittadino che viene a fare la carta d'identità e riesce a farla nonostante lo sciopero non capirà né perché l'ufficio è semivuoto né perché io sono lì; forse penserà che sono un crumiro o che sono uno a cui non interessa nulla o che sono uno a cui va bene questo stato di cose. Però nessuna di queste tre opzioni è vera. Se viceversa trovasse l'ufficio chiuso, temo che il suo unico pensiero sarebbe "ecco i soliti dipendenti pubblici fannulloni". E neppure questo è vero.
Con questi dubbi aderisco anch'io allo sciopero, perché vale comunque il principio di appartenenza a un'organizzazione e l'idea che si decide a maggioranza. Spero però che la necessità di un modo diverso di lottare entri di più nella nostra consapevolezza di lavoratori, altrimenti sarà sempre più difficile portare a casa dei risultati per noi e per i cittadini.

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