Io non ho nessuna simpatia per Franco Fiorito, come non ho nessuna simpatia per quelli come lui, che vengono dal Movimento sociale, da Fini all'ultimo fascistello di provincia: che sia andato in carcere mi fa anche piacere. Detto questo, Fiorito non è un elemento di folclore, non è una Minetti o un Calearo o qualche altra delle invenzioni di una politica ormai sbandata. Fiorito è stato sindaco di Anagni, consigliere provinciale e per due volte è stato eletto in consiglio regionale, la seconda volta con quasi 27mila preferenze. Il problema non è Fiorito, ma le 27mila persone che, entrate nella cabina elettorale, hanno scritto sulla loro scheda il nome Fiorito; su questo credo bisognerebbe cominciare a riflettere. Mettiamoci pure una fetta di fascisti irriducibili, gente della sua risma, visto che Fiorito ha chiuso la sua esperienza come sindaco, facendo affiggere nel palazzo comunale due targhe: una per ricordare la marcia su Roma e una per celebrare la cittadinanza onoraria al duce. Questi però non arrivano a 27mila, con questi non si arriva in consiglio regionale. Diciamo che sono 7mila, teniamoci larghi: gli altri 20mila voti da dove arrivano? Provo a immaginare. Ci saranno certamente i suoi fornitori di generi alimentari: un cliente del genere, con un tale appetito, è meglio tenerselo caro e sperare che possa continuare ad avere uno stipendio adeguato alla sua atavica fame. Poi ci sono quelli che grazie a lui sono stati assunti in qualche azienda pubblica e quelli che da lui sono stati raccomandati per qualche prebenda; tra i 20mila immagino ci siano anche quelli che lui ha aiutato a trovare un posto all'ospedale o a cui ha reso meno lunga l'attesa per una tac. E poi ci sono quelli a cui ha permesso di costruire, saltando complicate pastoie burocratiche, dei condomini ad Anagni e anche quelli che in quelle case sono andati ad abitare. E non dimentichiamo quegli imprenditori che hanno potuto costruire i loro nuovi capannoni in aree vincolate, senza sottostare ai pareri delle varie autorità di controllo, e gli operai che hanno lavorato - e lavorano - in quelle fabbriche. Naturalmente devono essere aggiunti tutti i loro familiari, anch'essi in qualche modo beneficiati da Fiorito, e quelli che, votandolo, hanno sperato in un futuro beneficio. Penso che in questo modo ci avviciniamo ai 20mila "complici" di Fiorito. Chi ha lo ha votato sapeva benissimo per chi votava, e naturalmente quegli stessi elettori, vedendo un servizio sugli sprechi della "casta" in televisione, erano i primi a protestare, a lamentarsi, a dire che questo andazzo doveva cambiare. Lo stesso Fiorito - lo ha detto lui - era uno di quelli che vent'anni fa - era il 30 aprile del '93 - lanciava monetine contro Craxi davanti al Raphaël.
Fiorito per quei 20mila non era il pingue politico intrallazzatore e naif che ci presentano adesso i mezzi di informazione, ma un elemento fondamentale del welfare della provincia di Frosinone. E, per inciso, forse sarebbe utile rileggere anche qualche articolo o qualche intervista compiacente che quegli stessi organi di informazione adesso indignati fecero un tempo allo stesso Fiorito, quando era il potente e munifico capogruppo del Pdl alla regione Lazio. Naturalmente di Fiorito in Italia ce ne sono molti, moltissimi si trovano nel sud - ma non mancano anche nel nord, non pensiamo di esserne immuni - moltissimi sono nel centrodestra, ma purtroppo non mancano neppure nel centrosinistra. Anzi nel centrosinistra riescono anche a emergere di più, visto che il sistema delle primarie, in determinate circostanze, favorisce chi ha maggiori e più estese clientele; nel centrodestra, dove le primarie non ci sono, le bande nuove devono farsi spazio spodestando quelle vecchie e infatti il cosiddetto "caso Fiorito" è nato proprio così, per le lotte senza quartiere interne al Pdl; se avessero trovato un accordo, come era avvenuto negli anni passati, Renata Polverini sarebbe ancora la "podestà" del Lazio. Naturalmente nelle regioni in cui il controllo del territorio è in mano alle organizzazioni criminali, il condizionamento su chi deve o chi non deve essere votato è legato a queste particolari vicende, con tutto quello che questo significa.
Vedo che il "caso Fiorito" ha fatto nascere tutta una serie di proposte per limitare il finanziamento dei gruppi consiliari delle regioni, per ridurre gli stipendi e i relativi vitalizi ai consiglieri regionali, per diminuire il numero dei consiglieri. Tutte proposte sensate che arrivano in ritardo e che rimarranno lettera morta, come è avvenuto tutte le altre volte, quando si è annunciato che sarebbero stati tagliati i cosiddetti costi della politica, per placare una plebe che sembrava diventata insofferente. La questione però, come ho cercato di dire prima, non è limitata a Fiorito e a quelli come lui che scorrazzano nella nostra penisola, ma coinvolge le migliaia di persone - imprenditori, costruttori, faccendieri - che ci guadagnano molto con questi sistemi e i milioni di persone - temo che il numero sia molto alto - a cui questo sistema permette di campare, più o meno dignitosamente. Se per molti poter accedere alle strutture sanitarie pubbliche è una specie di lotteria è naturale rivolgersi a chi può risolvere, in qualche modo, questa situazione, se votare una persona piuttosto che un'altra significa avere una casa o un posto di lavoro è naturale che si voti uno, indipendentemente dalle proprie convinzioni. Si facciano pure le norme per limitare i costi della politica, ma fino a quando sarà questo lo stato di cose nel nostro paese si cercherà un modo, qualsiasi modo, per risolverlo, e quando lo si cerca alla fine lo si trova.
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