mercoledì 12 giugno 2013

"Un amore ad Istanbul" di Cuneyt Ayral



Ti mostrerò una foto
presa sotto la finestra rossa
sulla baia. Adesso
non esiste più.

Quell'edificio con quella finestra
fatta a croce
da un mastro cristiano dei giannizzeri.
Ecco! Adesso dove sorge quell'edificio
era il posto dove un marinaio genovese
perse la sua amata...
l'amata formosa dai larghi fianchi
nel porto di Venezia.
Lì si sedette a gambe incrociate
e pianse per lei calde lacrime.

Ti penso sempre
in questa stradina di Galata...
dov'è la casa rossa semidistrutta.

Dalle antiche case di Istanbul
che credevo fossero a Ziverbey
mentre guardavo le donne
che dalle grate dell'harem
mi osservavano
con occhi stupiti ed innamorati
pensavo
eri forse tu sotto altre sembianze?

Dal trenino dei pendolari
pende un drappello di bambini senza biglietto
contadine truccate nei sottopassaggi
delle stazioni
e mentre il treno passa
sguardi da quella casa
eri forse tu sotto altre sembianze?

Era questa l'Istanbul
che amavo
dalla salita di Haci Osman
alla collina.

Come un amore nascosto
Ali ama Ayse
scritto su muri di fuoco
dove le barche si annientano.

Questa Istanbul
su una foto firmata
studio de La Rose Noire
a Nektar
nel 1940
mentre osservo la strada
il mio amore finisce.

Questo amore appartiene a questa terra
ha un significato profondo
è giovane selvaggio
sui marciapiedi stanchi.
Sul tardi dal ponte di Galata
si intravede il Corno d'Oro
e si sognano fantastiche bellezze ottomane.
Nel caffè del mattino a Shishane
tra ragazze che vanno a scuola
gelose del venditore di pane fresco al sesamo
amo gustare il gevrek croccante
ne ho nostalgia.

Ho nostalgia dei tuoi baci
sul battello per Uskudar
baci dati davanti ai vagabondi
di Tophane
baci dati
fino a sazietà.

Questo amore appartiene a questa terra
è filtrato in un alambicco
sulle stanche tavole dei bistrot...
ore tarde a Beyoglu
con Anuska, Ayse, Marika.

Ho nostalgia
dei tuoi baci sul vaporetto per Uskudar
di baci dati fino a sazietà.

12 maggio 1979.
Forse c'era una donna
forse eri tu
ti sono corso dietro
ispirazione? Non so
non mi sentivo sconfitto nella passione.
Bevemmo il nostro ultimo té
alla pasticceria Marquis,
eravamo di fronte ma non ti vedevo.

Con una tazzina di caffé in mano
nel vecchio Park Hotel
osservammo come veniva demolito
l'antico Caffé Shark.
Ti racconto dell'Istanbul di un tempo
su foto stanche d'esser troppo baciate
e delle stradine secondarie di Pera
testimoni di storie scritte e non scritte.

Manifesti infuocati
di giovani aitanti di Beyoglu
e di donne hollywoodiane
popolarissime a Fatih.
Quanto è penetrante quanto è dolce
l'aroma intenso delle mandorle fresche
sparso sulle colline di Beykoz.

Quante passioni
quante navi che passano
lungo il porticciolo di Besiktas!
Istanbul è piena di felicità
come per me è felicità l'amarti

Uscirono dal Tunnel
e non guardarono avanti.
Non videro neanche Narmanli
ed oltrepassarono assenti
Fikret Mualla.

Si gustarono un lahmacun
nel locale Mimosa che risale al 1933 
incontrarono donne ben truccate
imbelletate
e forse perfino con la minigonna
più in là tra i rifiuti
una fisarmonica del '43 forse una Honer.

Giunsero infine a Taksim
lasciandosi indietro una strada sconnessa

''Questi marciapiedi pietrosi e rovinati
non si possono più riparare''.

Si abbracciavano dappertutto
uomini disperati del 1988
Istanbul era in rovina!

Ti aspetto a Beyazit
sotto il grande platano
e mi sorseggio il té
o mi faccio un giro
nei negozietti di libri di seconda mano
per cercare una poesia che ti si addica.

Calzolai albanesi
i mercanti di contrabbando
in una città di oziosi.

Ho tra le mani una rosa
rossa come le tue labbra.
A Taksim sotto l'orologio
tra le cartoline color seppia.

È lì che ti aspetto
tra le prostitute debosciate
e vecchie
nella città di chi fa sottaceti

È lì che ti aspetto
al porticciolo di Bebek
di fronte alla Moschea
mi trovo ad interrogare i gabbiani
sempre presenti.

Ho nostalgia di te.

Poi in quella stessa Istanbul
nel mattino incombente
con un silenzio eterno
a Beyoglu
ci uniamo alle ''danze di Istanbul''.
Le nostre mani si toccano per la prima volta
e ci scambiamo sguardi timidi
nell'Istanbul che ci avvolge e ci prende.

Mentre gli artigiani a Shishane
chiudono gli scuri dei negozi
al calar della sera
le passioni entrano nel silenzio e
si allontanano dal chiasso delle danze.
Il movimento continua.
Con chi, veramente?

Verrà un giorno in cui
il grande platano di Arnavutkoy parlerà?

''I tassisti di Istanbul sono talmente esperti
che riescono a guidare sull'acqua,
Pachas e vecchi vizir conoscevano bene
il gusto dello sgombro alla griglia con il raki''.

Poi Markiz comincia ad urlare
e scuote le mura che nessun
uomo era riuscito ad abbattere!

''Non ve la prendete! Basta!
Bruciate, cadete in rovina..."
ma non scrivetelo...
Senza il Pietrogrado, e il Libano
e chi veniva da me ed oggi è morto,
non è più la stessa cosa...

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