Orfano, agg. e sost. m.
Orfano è una parola che arriva direttamente dal greco antico e ha un'evidente connessione etimologica con orbo; l’orfano infatti è colui a cui manca qualcosa, e segnatamente uno o tutti e due i genitori.
Al di là del significato letterale molto conosciuto, l’aggettivo ne ha anche uno figurato. Si dice ad esempio che le sconfitte spesso siano orfane; è vero e ne sanno qualcosa i miei ex-compagni del Pd. Però ho deciso di definire questo aggettivo perché il 24 gennaio prossimo scadrà il termine per pagare la cosiddetta mini Imu, che è appunto una tassa orfana. Naturalmente in questa scelta c’entra anche il fatto che mia moglie lavora al caaf della Cgil e quindi questo in casa nostra è l’argomento del giorno, ma non è solo questo. Vedrete.
Le tasse in generale sono orfane, perché chi le mette non ha particolare piacere ad associare il proprio nome a qualcosa che i cittadini evidentemente non amano. A essere onesti però non è sempre stato così; mi tocca, ancora una volta, tornare ai tempi della vituperata - e anche con buone ragioni - “prima Repubblica“.
Quando ero bambino - ossia parecchi anni fa - mio nonno, andato in pensione dopo aver lavorato molti anni in Comune a Granarolo - si mise a fare le denunce Vanoni; forse qualcuno dei miei lettori più vecchi ricorderà quando le persone chiamavano ancora così le dichiarazioni dei redditi, quelle che poi noi abbiamo cominciato a identificare, più burocraticamente, con i numeri dei modelli: 740, 730 e così via.
Permettetemi una brevissima digressione personale, che non c’entra con l’argomento, ma che voglio fare comunque. Questo mio nonno, il padre di mia madre, era un vecchio socialista, fiero della sua lunghissima militanza nel Psi. Vidi i bilanci che faceva per le primissime Feste dell’Avanti, in cui erano contabilizzati, con metodo, anche i mezzi polli. Per fortuna mio nonno non ha visto la fase dei ladri di polli, ma questa è davvero un’altra storia.
Torniamo alla denuncia Vanoni. La dichiarazione dei redditi si chiamava così perché fu introdotta da Ezio Vanoni, vecchio democristiano valtellinese, ministro delle finanze dal ’48 al ’54, il padre della riforma tributaria italiana, che portò all’obbligo delle dichiarazioni dei redditi annuali. Nonostante tutto, altra razza rispetto a quelli di adesso.
La mini Imu invece non porta il nome di nessuno. Questo governo, che pure l’ha varata, fa finta di nulla, anche perché cerca di farsi ricordare, oltre che per la durezza degli attributi del premier, come il primo governo che ha diminuito le tasse. Come ovvio si tratta di una bugia, ma Letta - e il suo ispiratore dal Colle più alto - sperano che valga la regola che una bugia ripetuta finisce per diventare una verità, o almeno una mezza verità. A loro basterebbe, visto come sono messi.
Neppure i sindaci, che pure incasseranno questi soldi, hanno una particolare voglia di arrogarsi il merito di questa tassa. Un po’ perché molti di loro sono dello stesso partito del presidente del consiglio e soprattutto perché non vogliono ricordare che questa tassa si paga proprio perché, tempo fa, loro hanno aumentato le aliquote, sperando che i cittadini non se ne accorgessero o che comunque dessero la colpa al governo di Roma. Poi, siccome non sanno neppure come useranno questi soldi, preferiscono abbozzare, non dire niente, far passare il 24 gennaio. Ad esempio nel mio Comune non hanno messo neppure un manifesto per ricordare che la tassa si deve pur pagare.
La mini Imu è proprio orfana di madre vedova. Fate un’offerta, il Signore ve ne renderà merito.
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