Devo ammettere che in genere queste statistiche mi appassionano poco, ma in questo caso credo che sia utile fare un'eccezione. Probabilmente avete visto anche voi la notizia: da pochi giorni l'Italia è un po' più ricca - 59 miliardi, pari al 3,7% in più - e un po' meno indebitata. Naturalmente non è merito di Renzi, ma di un nuovo modo di calcolare il prodotto interno lordo. In sostanza abbiamo camuffato i conti, ma insieme a tutti gli altri paesi europei.
Questo risultato positivo è stato raggiunto sostanzialmente grazie a due voci.
Prima di tutto sono state capitalizzate le spese per la ricerca, ossia queste voci sono state spostate dalla colonna dei costi a quella degli investimenti. Francamente credo sia giusto. La ricerca può apparire una spesa inutile e così infatti è considerata nel nostro paese, che investe pochissimo, evidentemente per non sprecare risorse. Gli statistici dell'Europa invece ci hanno spiegato che questa spesa dovrebbe essere considerata un investimento per il futuro; come vedete, a volte è bene dover fare come fanno in Europa. Mi è meno chiaro perché sia stato fatto lo stesso per le spese destinate agli armamenti. Non capisco bene quale valore positivo per il futuro rappresenti l'acquisto di nuovi carri armati, a meno che non si voglia invadere la Kamcatka.
Al di là di questo piccolo artificio, di questo spostamento di numeri da una parte all'altra, per il nostro paese il dato che ha contribuito a modificare in maniera più significativa il pil è stata la decisione di calcolare anche l'economia sommersa e quella illegale; in particolare per quest'ultima voce sono state presi in considerazione soltanto tre elementi: commercio della droga, prostituzione, contrabbando di sigarette.
Vediamo un po' i numeri. Spaccio di droga, prostituzione e contrabbando di sigarette producono un giro di affari rispettivamente di 10,5 miliardi, 3,5 miliardi e 0,3 miliardi. Non so come abbiano fatto i calcoli negli altri paesi e soprattutto quali parametri abbiano usato là, ma immagino che la scelta di considerare anche il contrabbando di sigarette - preferendolo ad attività criminali più lucrose, ad esempio la tratta o il traffico dei rifiuti - sia legato all'amore dei tecnici di Bruxelles per i film del neorealismo italiano, per l'immagine della Loren splendida venditrice di sigarette di contrabbando nella Napoli della fine degli anni Cinquanta. All'estero in fondo ci amano così.
Poi c'è il sommerso. L'espressione è un calco ben riuscito di underground economy, che fortunatamente è riuscito ad imporsi rispetto alla formula inglese, caso piuttosto raro, vista l'anglofilia provinciale della nostra lingua. Il sommerso è stimato in 187 miliardi, ossia l'11,5% del pil.
Il 18 marzo 1968, in un celebre discorso tenuto davanti agli studenti dell'università del Kansas, Robert Kennedy disse parole molto chiare e ispirate sul valore della ricchezza e sugli indici che servono a misurarla.
Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell’indice Dow Jones, né i successi del paese sulla base del prodotto interno lordo. Il pil comprende anche l’inquinamento dell’aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine settimana. Il pil mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare la disseminazione della peste bubbonica, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari. Il pil non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l’intelligenza del nostro dibattere o l’onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell’equità nei rapporti fra di noi. Il pil non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese.Ecco il pil dell'Italia non solo non tiene conto della bellezza del nostro paese o del valore della nostra arte e della nostra cultura - dati che sono oggettivamente difficili da misurare e quindi da inserire in una statistica - invece tiene conto della parte peggiore del paese: l'evasione fiscale, il lavoro nero e sottopagato, la corruzione diffusa. Il pil dell'Italia tiene conto che tre regioni del nostro paese sono governate di fatto dalla criminalità organizzata e soprattutto che le mafie sembrano ormai le uniche "aziende" che investono in questo paese, che prestano soldi, che aprono nuove attività, che in sostanza fanno girare l'economia.
Parliamo molto - spesso a sproposito - della trattativa tra lo stato e la mafia, riferendoci unicamente agli ultimi vent'anni. Io sono uno di quelli che crede che questa trattativa ci sia stata, ma ci sono anche argomenti per mettere in dubbio questa tesi. Questo dibattito però non dovrebbe farci mai dimenticare che la vera trattativa c'è stata prima, è ormai un dato storico, documentato, almeno dalla strage di Portella delle ginestre in poi. Ora io non so se la trattativa ci sia ancora oggi, anzi credo di no, ma c'è qualcosa che è forse peggio, ossia l'indifferenza, il considerare questo problema come irrisolvibile e quindi come qualcosa con cui convivere.
Anch'io come Kennedy - nel mio piccolo, naturalmente - non credo nel pil, ma mi ha dato fastidio, molto fastidio, il fatto che vi sia stata inserita l'economia illegale, come se si trattasse di qualcosa di normale. Questo nuovo calcolo è stato accettato, senza nessuna polenica. Anzi pare che il governo abbia aspettato questi nuovi dati per fare la prossima legge finanziaria, proprio per sfruttare quella leggera diminuzione del debito dovuta a questo ricalcolo.
Mi dà fastidio che non ci si scandalizzi di fronte al fatto che più di un decimo dell'economia di questo paese sia legato all'illegalità o comunque a quella zona grigia, dove è difficile distinguere cosa è lecito e cosa no. Ne abbiamo semplicemente preso atto, lo abbiamo scritto nei nostri documenti, e poi andiamo avanti, facendo sostanzialmente finta che non sia importante. Invece è importante, perché quel 12% - ed è anche di più, perché quelle stime sono necessariamente sottostimate - è un cancro che è destinato ad allargarsi, è il morto che trascinerà il vivo.
Non possiamo più accettare il sommerso come qualcosa di normale. Perché ci sommergerà.
Nessun commento:
Posta un commento