venerdì 17 ottobre 2014

Verba volant (136): tovaglia...

Tovaglia, sost. f.

Questa parola arriva in italiano dal franco, attraverso il provenzale toalha: evidentemente i barbari erano meno barbari di quanto i Romani fossero disposti a riconoscere. Forse questo dovrebbe insegnare qualcosa anche a noi, nel rapporto quotidiano con i nostri "barbari".
Oggi però affronto questa definizione non per dilungarmi su una riflessione socio-antropologica, ma per raccontare un piccolo episodio di ordinaria amministrazione. Nei giorni scorsi un dirigente del Comune di Bologna ha scritto agli asili nido della città che, dopo una fase di sperimentazione, "non verrà più prevista la fornitura di tovaglie"; quindi i bambini faranno pranzo e merenda direttamente sui tavolini, "sanificati nel rispetto delle procedure".
In pratica, per rispettare i vincoli europei e i paletti imposti dal fiscal compact, occorre fare delle economie e quindi, scendendo per li rami, si arriva fino agli infanti bolognesi, finora abituati a mangiare sulle loro candide tovagliette. Pare che questa decisione anticipi quella di togliere dai nidi bolognesi le lavatrici, attrezzature costose - anche per quello che riguarda la manutenzione - con cui si lavano, oltre alle tovaglie, i bavaglini, gli asciugamani, le lenzuola dei lettini. Di alcune cose si può fare a meno - come le tovaglie appunto - di altre evidentemente no e quindi suppongo che questi necessari, per quanto residui, lavaggi andranno a carico delle famiglie, che quindi si troveranno un aumento mascherato della retta. A meno di non utilizzare in maniera massiccia prodotti usa e getta: non proprio il massimo, né dal punto di vista ambientale né da quello economico.
Al di là di alcuni aspetti pratici sollevati in questi giorni dalle insegnanti - ad esempio con la tovaglia il piatto corre meno il rischio di scivolare - credo però che sia importante l'aspetto educativo. Anche attraverso un piccolo gesto come mettere la tovaglia si spiega alle bambine e ai bambini che siamo in un momento diverso della giornata, che merita un'attenzione particolare. Avranno tempo, quando cresceranno, di mangiare sul tavolo dell'ufficio - rigorosamente senza tovaglia - o addirittura alla catena di montaggio, perché "lorsignori" avranno finalmente perfezionato la macchina per far mangiare l'operaio, rotta da Chaplin in Tempi moderni.
Chi ha qualche esperienza dell'asilo nido sa che il pasto è un momento importante della giornata dei bambini, che ha valenze sociali e cognitive; non si smette di imparare, nemmeno quando si sta a tavola. Se vogliamo che gli asili nido continuinino a essere quelle belle strutture che in questa regione abbiamo imparato ad apprezzare - e su cui alcuni di noi hanno anche lavorato affinché diventassero così - e su cui abbiamo investito, forse bisognerebbe provare a risparmiare in altri settori, senza togliere qualcosa ai bambini.
Probabilmente non è un gran problema e, passata l'incazzatura delle insegnanti e assorbita la rassegnazione delle famiglie, di queste tovaglie non parleremo più. Come dicono i professionisti della protesta: ben altri sono i problemi. E curiosamente dicono la stessa cosa anche i responsabili di queste piccole mancanze, proprio per sottolineare che si tratta di problemi da poco, di bagatelle, di fronte ai mali del mondo.
Io credo invece che dobbiamo cominciare ad arrabbiarci anche per le piccole cose, per queste piccole cose. Devono sapere che non gliene faremo passare nessuna, che non ci saranno sconti. In questi anni abbiamo lasciato passare troppe piccole cose e alla fine loro se ne sono approfittati. E' un errore che non ci possiamo più permettere.

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