Coerente, agg. m. e f.
Cosimo Mele è un notabile democristiano dell'Italia meridionale. Uno come tanti: un cattolico integerrimo che tutte le domeniche va a messa, un buon marito e un ottimo padre, uno strenuo difensore della famiglia tradizionale, un nemico dichiarato della droga. Di Cosimo Mele avrebbero parlato solo le pagine locali dei gionali pugliesi, se una notte di otto fa non fosse avvenuto un "incidente" in una camera di un hotel di Roma, dove l'onorevole stava sniffando cocaina insieme a due puttane.
Oggi Cosimo Mele è il candidato del pd per le elezioni comunali a Carovigno. Sapete che giudizio io abbia di quel partito e sinceramente non mi serviva questo episodio di provincia a scandalizzarmi. C'è però qualcos'altro su cui vorrei attirare la vostra attenzione. Il pd di Carovigno ha cercato il buon Cosimo perché con lui "si vince": il problema quindi non è tanto che quel partito è riuscito - evidentemente prima degli altri - ad assicurarsi un tal candidato, quanto il fatto che uno come Mele può, con grande probabilità, vincere le elezioni. Per anni ci siamo cullati nell'illusione che ci fosse una classe politica corrotta che, per qualche misterioso motivo, era riuscita a tenere in ostaggio una società civile sana. Balle: la vicenda di Carovigno - e tante altre simili in giro per l'Italia - dimostra che non è la classe politica ad essere marcia, ma è proprio la società, che infatti, quando deve scegliere da chi farsi rappresentare, sceglie uno come Mele.
Gianluigi Cernusco è un imprenditore dell'Italia settentrionale. Uno come tanti: buon padre di famiglia, ecc. ecc.; come tanti altri ha cominciato a far politica nella Lega nord, stanco di un'immigrazione fuori controllo. Forse Cernusco esagerava un po' con i toni - per le elezioni comunali a Settimo Torinese aveva formato una lista che si chiamava Prima gli italiani. No privilegi a zingari e immigrati - e aveva messo in imbarazzo il centrodestra piemontese, ma era uno che diceva chiaro e forte quello che pensano in tanti nel "profondo" nord. Anche di Gianluigi Cernusco si sarebbero occupate solo le cronache locali, se non fosse che è stato indagato per favoreggiamento della prostituzione. Infatti è proprietario di un albergo dove giovani puttane, per lo più straniere e clandestine, incontravano i loro clienti, tutti padri di famiglia italiani, se non elettori, almeno simpatizzanti, di Cernusco.
Tra qualche anno immagino ci ritroveremo l'esponente leghista di nuovo candidato, con toni sempre più roboanti contro gli immigrati che tolgono il lavoro agli italiani; magari farà una campagna per difendere le puttane italiane contro le straniere. Per inciso Cernusco, da operatore del settore, criticava la prefettura perché aveva messo dei profughi arrivati a Lampedusa in un albergo della zona. Probabilmente anche quell'albergatore vota Lega, ma intanto intasca i soldi di Roma "ladrona" per tenere i profughi in un albergo talmente malmesso che viene evitato dai clienti "perbene". Succede, anche in altre parti d'Italia.
C'è una morale in queste due storie di provincia? Immagino di sì.
Intanto dimostrano che su un punto l'Italia è davvero unita, da nord a sud: i clienti delle puttane sono gli stessi, dall'hinterland torinese al Salento: i bravi padri di famiglia, i difensori dei valori e della tradizione. E insegna anche che la coerenza non paga.
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