Spero che José Saramago mi possa perdonare per aver usato, cambiandolo un po', un bellissimo brano tratto da "La zattera di pietra", adattandola a quello che succede in questi giorni in Grecia e in Europa.
Ma la frase oltrepassò le frontiere e dopo che le ebbe oltrepassate ci si accorse che, alla fin fine, era già comparsa anche negli altri paesi, in tedesco Auch wir sind Griechen, in inglese We are Greeks too, in italiano Anche noi siamo greci, e di repente fu come una miccia, ardeva dappertutto a lettere rosse, nere, blu, verdi, gialle, viola, un fuoco che sembrava inestinguibile, in olandese e fiammingo Wij zijn ook Grieken, in svedese Vi ocksa ar greker, in spagnolo Nosotros también somos griecos, in danese Vi er også grækerne. Ma il culmine, l'auge, l'acme, parola rara che non torneremo a usare, fu quando tra le mura del Vaticano, sulle venerabili pareti e sulle colonne della basilica, sullo zoccolo della Pietà di Michelangelo, sulla cupola, a enormi lettere azzurro chiaro sul pavimento di Piazza San Pietro, la stessa identica frase apparve in latino, Nos quoque graeci sumus, come una sentenza divina al plurale majestatis.
Alla sera al mattino l'Europa si svegliò coperta di queste scritte. Ciò che, all'inizio, forse era stato solo il mero e impotente sfogo di un sognatore continuò a dilagare fino a diventare grido, protesta, manifestazione di piazza.
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