Battaglia, sost. f.
Non è stata la battaglia di Maratona, in cui l'esercito ateniese, pur inferiore per numero, sconfisse l'armata persiana, grazie al coraggio dei propri soldati e all'abilità dei propri strateghi. Ma non è stata neppure la battaglia delle Termopili, anche se qualcuno in Germania avrebbe voluto sterminare i governanti greci, come fecero le truppe di Serse con gli opliti spartani. E' stata una sconfitta - è onesto dirlo - perché la sproporzione delle forze in campo era evidente. Tsipras e gli altri che con lui hanno trattato hanno capito evidentemente che quello era il massimo risultato che potevano raggiungere, sono stati realisti e hanno fatto bene a fare quello che hanno fatto, portando a casa alcuni risultati possibili, soprattutto la concessione di un prestito notevole, per tre anni, che per un po' di tempo metterà quel paese al riparo da queste trattative continue e dal furore cieco dei nemici della Grecia.
Comunque sia è stata una battaglia importante, perché ha svelato qualcosa che fino ad ora erano riusciti a mascherare, a celare. Alle forze del capitale non è mai interessato risolvere la questione del debito greco - un problema tutto sommato economicamente poco rilevante - il loro vero obiettivo è sempre stato quello di eliminare - con le buone o con le cattive - il governo greco perché espressione di una sinistra non addomesticabile, non disposta a piegarsi ai voleri del liberismo. Punire la Grecia era indispensabile perché occorreva mandare il segnale, agli spagnoli prima di tutto, ma anche a tutti quelli che potevano mai pensare di ribellarsi, che la punizione sarebbe stata terribile. Tsipras e Syriza hanno avuto il merito storico, anche grazie all'intuizione di indire il referendum, che non si trattava di una questione economica, ma esclusivamente politica, di uno scontro politico violentissimo, in cui le forze del capitale erano disposte a tutto, pur di affossare il governo greco.
E questo - almeno per ora - non sono riuscite a farlo. Spero che Tsipras resista, che riesca a continuare a guidare quel paese, che possa essere lui a gestire questo accordo, perché un nuovo esecutivo di "larghe intese", un governo tecnico, significherebbe davvero la fine di quel paese. Il referendum è stato il baluardo che ha difeso il governo greco; senza quel voto - di cui dovremo sempre ringraziare le donne e gli uomini della Grecia - la violenza delle forze del capitale sarebbe stata incontenibile, il paese sarebbe stato umiliato, vilipeso, schiacciato, dagli sgherri delle forze del capitale.
Lo scontro di questa notte ha segnato un passaggio di epoca. L'Europa non potrà più essere la stessa, perché questa trattativa ha fatto capire quali sono le forze in campo, ha fatto capire che la cosiddetta sinistra riformista è ormai un docile strumento in mano alle forze del capitale. Però ci ha anche mostrato che un'alternativa è possibile, che una sinistra di governo, non settaria e votata alla pura testimonianza, è possibile, senza abdicare ai propri principi e ai propri valori. Questa sconfitta richiede a tutti noi un rinnovato impegno, a non arrenderci, a non pensare che ogni nostro sforzo sia vano, a non rimanere passivamente ad aspettare che altri vengano a risolvere i nostri problemi, a prendere in mano la bandiera della lotta. E a lottare, per scalfire la forza del nemico, come hanno fatto in questi giorni i greci e come dovremo fare noi nei prossimi anni.
Ευχαριστώ, grazie compagne e compagni greci.
ΑΝΤΙΣΤΑΘΕΙΤΕ για την Ελλαδα για την Ευρωπη, RESISTETE per la Grecia per l'Europa.
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