Rogo, sost. m.
Il 13 luglio 1920 i fascisti bruciarono a Trieste il Narodni dom, la Casa nazionale degli sloveni della città, la sede delle loro organizzazioni, in cui si trovavano anche un teatro, una cassa di risparmio, un caffè e un albergo, l'Hotel Balkan. Quell'incendio fu, secondo gli storici, uno dei primi atti dello squadrismo, che, in quei lunghi mesi che precedettero la marcia su Roma, uccise migliaia di persone, distrusse sedi di partito, camere del lavoro, redazioni e tipografie di giornali. E' una delle pagine più drammatiche della storia recente del nostro paese, che portò al regime fascista e alla guerra. A leggere le cronache di quegli anni colpisce, insieme alla violenza verbale dei fascisti che rivendicavano con orgoglio quelle aggressioni, l'ignavia di tanti democratici che sottovalutarono quel fenomeno, provarono a spiegarlo, a giustificarlo, a ridimensionarlo. E le poche voci che provarono a denunciarlo - che pure ci sono state - furono o messe a tacere con la forza o semplicemente ignorate.
Questo è uno dei tanti anniversari che non siamo soliti ricordare in questo paese, che ha volutamente perso la memoria. E siccome quelli che dimenticano la storia, sono condannati a riviverla, quasi negli stessi giorni, in queste assolate e calde giornate di luglio, squadre fasciste sono tornate in azione, a Treviso e a Roma, usando ancora il fuoco e colpendo, ancora una volta, gli stranieri, i diversi. E purtroppo, ora come allora, sono troppe le voci che cercano di sottovalutare queste azioni. Naturalmente sono molto preoccupanti le reazioni di quegli esponenti politici, a volte anche con rilevanti incarichi istituzionali, che hanno giustificato queste violenze, che hanno dato la loro solidarietà agli aggressori invece che agli aggrediti. Sappiamo che c'è in Italia, come in Europa, una destra che esaspera queste contraddizioni e ha bisogno, per sopravvivere, di questi fenomeni di violenza. Purtroppo è sempre più difficile arginarla, anche perché in molti casi i loro voti vengono cercati, i loro leader vengono blanditi, anche da quelle forze di destra che pure dovrebbero avere una storia antifascista: Zaia - non dobbiamo mai dimenticarlo - governa il Veneto con i voti di tutto il centrodestra italiano. In Francia una parte rilevante della destra repubblicana non è disponibile a un'alleanza con il partito di Marine Le Pen, in Italia invece questo argine è rotto da tempo e ormai non può più essere riparato.
A me però quello che preoccupa di più non è la violenza verbale della Lega o di Fratelli d'Italia o di quei partiti che cercano di intestarsi, per calcolo elettorale, questo razzismo xenofobo, alimentato dalla crisi e dalla povertà, ma la sostanziale indifferenza con cui questi episodi sono stati affrontati e soprattutto l'incapacità - o la non volontà - di chiamare le cose con i loro nomi. Sono stati episodi di squadrismo, compiuti da gruppi, organizzati e conosciuti, di fascisti. Abbiamo letto commenti che tendono a ridimensionare questi gravi episodi di violenza, e che, pur condannandoli, cercano di attenuarne la portata; in molti casi abbiamo letto espressioni come "guerra tra poveri" oppure analisi sulla composizione sociale dei cittadini che avrebbero partecipato a queste violenze, sottolineandone l'esasperazione. Come è accaduto anni fa a Rosarno, in questi casi non sono stati i cittadini, per quanto esasperati, per quanto poveri, per quanto rancorosi verso i nuovi arrivati - ancora più poveri di loro - a bruciare i letti destinati all'accoglienza dei migranti o ad organizzare i blocchi, ma allora furono le cosche dell'ndrangheta e ora sono state le bande fasciste legate a CasaPound.
Non possiamo girarci intorno, non possiamo fare finta che non esistano. Ci sono e naturalmente c'è qualcuno a cui va bene che ci siano, qualcuno a cui conviene che queste bande fasciste rimangano in attività, pronte ad intervenire, per tenere alto un livello di tensione, che evidentemente a loro fa comodo. Sappiamo ormai bene chi finanziava le squadre fasciste negli anni Venti, sappiamo che ricevevano denaro e ordini dai grandi proprietari terrieri e dagli industriali per stroncare sul nascere ogni richiesta dei socialisti. Le squadre fasciste si sono diffuse nel paese perché la loro azione serviva alle classi dominanti per tenere a freno il nascente movimento socialista. Ora non ci sarebbe neppure più il bisogno di intimidirci, visto che la sinistra in Italia si è suicidata, consegnandosi a renzi e al pd, eppure, per antica paura o per inveterata abitudine, tengono questa arma sempre carica, sempre pronta a colpire.
Per questo dobbiamo denunciare ogni volta che le forze del capitale usano i fascisti, per questo dobbiamo spegnere i roghi non appena si accendono. Perché più tardi si interviene più è difficile farlo.
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