domenica 23 agosto 2015

"Ora sono morti" di John Dos Passos


Questa non è una poesia
sono due uomini in grigie casacche di detenuti.
Un uomo siede guardandosi la carne malata delle mani
- mani che non hanno lavorato per sette anni.
Ma tu lo sai quant'è lungo un anno?
Lo sai quante ore ci sono in un giorno
quando il giorno è ventitre ore su una branda in una cella
in una cella in una fila di celle in un braccio di file di celle
tutte vuote del soffocante vuoto di sogni?
Tu li conosci i sogni di uomini in carcere?
Ora sono morti.
I neri automi hanno vinto.
Loro sono completamente bruciati.
Le loro carni sono passate nell'aria del Massachusetts
i loro sogni sono passati nel vento.
"Ora sono morti", dà di gomito la segretaria
del governatore al governatore.
"Ora sono morti", dà di gomito il giudice della Corte d'Appello
al giudice della Corte Suprema.
"Ora sono morti", dà di gomito il rettore dell'università
al rettore dell'università.
Una risata secca sale da tutti i morti,
morti in colletto bianco, morti in cappello da seta;
morti in mantello.
Salgono e scendono dalle automobili
respirano a fondo con sollievo
mentre vanno su e giù per le strade di Boston.
Essi sono liberi dai sogni.
Dai sudici panni del carcere
le loro voci esplodono in mille linguaggi
cantando una canzone
da far scoppiare i timpani al Massachusetts.
Scrivici su una poesia se te la senti!

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