Vincere, v. tr.
Lo premetto, a scanso di equivoci: a me in politica piace vincere. Una sconfitta onorevole è una sconfitta e mi sono sempre stati sui cosiddetti quelli che partecipano perché comunque è importante partecipare. Forse vale alle olimpiadi - ma sinceramente de Coubertin per me è, nella migliore delle ipotesi, un ingenuo e tutti quelli che adesso lo citano sono di sicuro ipocriti - ma certamente non in politica.
Da ieri ci spiegano, con un'aria un po' rassegnata - come quella di certi professori verso quegli studenti che proprio non la vogliono capire - che Jeremy Corbyn non potrà mai vincere le prossime elezioni in Gran Bretagna, che uno così radicale, così socialista, non avrà mai la maggioranza dei consensi in quel paese. Forse tutti questi esperti riuscirebbero a convincermi, se non fossero gli stessi che le elezioni le hanno perse, e perse male. Giova ricordare a questi sedicenti strateghi elettorali che ci sono state le primarie del Labour perché alle ultime elezioni quel partito è stato sconfitto, in maniera nettissima. Il Labour in Scozia praticamente non esiste più, dal momento che tutti i suoi rappresentanti sono stati sconfitti da quelli del Partito nazionale scozzese, che si è presentato con un programma basato non solo sull'identità nazionale e sull'autonomia, ma anche sulla critica al modello sociale ultraliberista portato avanti da Cameron e sostanzialmente accettato dai laburisti.
In Europa quella sinistra lì - io non vorrei nemmeno chiamarla sinistra, ma visto che loro si chiamano così, accetto la convenzione - la sinistra che guarda al centro, la sinistra che ha assunto i valori del liberismo, la sinistra che privatizza, la sinistra che difende i "diritti" dei padroni, insomma la sinistra che ha smesso di fare la sinistra, perde sostanzialmente in tutti i paesi. Oppure vince, come quelli del pd qui in Italia. Qualche mio ex amico del pd - ma ormai sono pochissimi quelli che non ho ancora cancellato dalla lista degli amici di "faccialibro" - hanno scritto nella mia bacheca: se avete voglia di perdere con uno come lui, e amenità del genere. Io potrei rispondere loro, se avessi tempo da buttar via, che loro preferiscono vincere con uno come renzi, ossia con uno che sta applicando in materia economica e sociale quanto scritto dagli esponenti della Bce e che propone delle riforme istituzionali simili a quelle contenute nel Piano di rinascita nazionale di Licio Gelli. Ma appunto io con quelli del pd preferisco non perderci troppo tempo, tanto capiscono solo quello che vogliono capire e quello che dicono loro di capire.
Peraltro Jeremy Corbyn è uno che è abituato a vincere: le elezioni nel suo collegio le ha già vinte otto volte, dal 1983. I soliti "esperti" diranno che è semplice per un laburista vincere le elezioni a Islington, nella periferia a nord di Londra, che il Labour vincerebbe lì anche candidando un asino; lo dicono curiosamente dei veri esperti in materia, ad esempio, quelli che hanno perso Bologna e quelli che hanno vinto, facendo eleggere quel puttaniere di Delbono o quell'anima candida di Merola. Forse Corbyn ha vinto per otto volte di seguito nel suo collegio perché lo conosce, lo vive, sa cosa pensano e vogliono le persone che abitano lì, sa quali sono i problemi di quel pezzo di città e prova a risolverli. Fino a ieri, quando andavate sul suo sito, prima di ogni altra cosa dovevate scegliere se avere informazioni sul Corbyn candidato alla leadership del Labour o sul Corbyn deputato di Islington, perché il suo legame con quella comunità rimane forte. Forse gli elettori di Islington - che dobbiamo supporre non abbiano l'anello al naso, in democrazia vale sempre la regola che gli elettori hanno ragione - lo hanno rivotato, anche quando non era di moda, anche quando le sue idee erano radicalmente diverse da quelle dominanti nel New Labour di Blair, perché la sua posizione è sempre stata coerente, radicalmente coerente. E continua ad esserlo.
Agli esperti di marketing politico fa strano che abbia vinto le primarie del Labour una persona non propriamente giovane, una persona non proprio attenta all'immagine, un politico di professione, uno che non è molto diplomatico e dice quello che pensa, anche se quello che dice fa arrabbiare qualcuno, uno che usa parole desuete, come socialismo. E vince in particolare tra i giovani, proprio perché è vecchio, perché veste in maniera normale, perché ha un'esperienza politica, perché parla in maniera diretta e perché si definisce socialista. Magari molti di quei giovani non sanno bene cosa significhi questa parola, molti di quei giovani non si definiscono neppure così, molti di quelli che lo sostengono, che l'hanno votato, che oggi si sono iscritti al Labour - gli iscritti sono aumentati grazie a Corbyn - sono nati in un'epoca in cui l'idea di socialismo veniva buttata a mare, dagli stessi socialisti. E' avvenuto in tutta Europa, purtroppo; non solo in Italia. Però il socialismo è qualcosa che si impara in fretta, perché è lottare contro le ingiustizie, è lottare per la libertà, è lottare per la pace e per i diritti, è lottare per un lavoro sicuro e retribuito in maniera equa, è lottare per servizi pubblici universali, è lottare per difendere i beni pubblici, e Corbyn l'ha sempre fatto, con coerenza, con testardaggine per qualcuno, Corbyn non vuole essere moderno, vuole portare avanti le proprie idee, che sono sempre quelle. E la sua coerenza è stata premiata, il suo rigore è stato premiato. E qui c'è quello che dobbiamo imparare, soprattutto qui in Italia, da quello che è successo in Gran Bretagna: il tema non è trovare il Corbyn italiano, dentro o fuori il pd, il problema è ritrovare una cultura politica diffusa, socialista.
Il Labour di Jeremy Corbyn vincerà le prossime elezioni in Gran Bretagna? Non lo so, non lo sa neppure lui, però non lotta per testimoniare un'idea, non lotta per arrivare secondo. Vuole far vincere le sue idee e, siccome le sue idee sono anche le nostre, vorrà dire che lotteremo insieme.
Then raise the scarlet standard high!
Within its shade we'll live or die.
Though cowards flinch and traitors sneer,
We'll keep the red flag flying here.
ringrazio Zaira per la versione inglese di questo post
Save the sport spirit for the Olympics. In politics winning is not an option and an honourable defeat is still a defeat.
Since the 13rd september we've been reading "experts" explaining, with patronizing patience, that Jeremy Corbyn will never be able to win an election in Britain. Too much of a socialist, too much of a radical, he can never gather the majority of votes. Not in Britain.
Curiously, those "experts" have been losing their own elections, and badly. The Labour party lost, and badly, the latest electoral chance. In Scotland it's been almost cancelled, to advantage of Scottish National Party, whose agenda contained severe criticism to the ultra liberalist model followed by Cameron and not too much opposed by Millband's Labour.
Remarkably, when european socialists accepted to compromise with neoliberal policies, to privatise public services, in a word when they stopped being socialist, they lost, and badly. Well, in Italy, they say they won. But in fact Renzi's Democrat Party does not belong to the left anymore. They promoted laws that cancelled workers' rights and their leader proclaims to take Tony Blair as his model. But twenty years later, when we all know who Tony Blair really is.
It's interesting to remind that Jeremy Corbyn won his elections, eight times. He knows his electoral college, he knows what people think and need, he knows their problems and tries to solve them. And he won. The people of Islington kept voting for him. He is not fashionable, but he is faithful to his ideals as he's always been, without any compromise.
Our "experts" are puzzled. He is not young, not "cool", not stylish, not much of a diplomat who speaks as he thinks, and he uses old disused terms such as "socialism", a word that has been by now neglected by socialists themselves, it's obsolete and archaic, not fit to modern times.
Well, strange enough, Corbyn voters are largely young people, who maybe don't understand exactly what a socialist really is. Unfortunately for them, the only socialist they ever met was Tony Blair. But they trust Jeremy Corbyn: he speaks clearly, he doesn't want to be modern, he simply defends his ideals. And after all, socialism is something that is easy to learn: it means solidarity, it means fighting for rights and for freedom, against injustice and inequality, it means defending workers' rights and public services. Corbyn always did that, stubbornly. And he stayed clean.
Corbyn's victory should be a lesson for all of us, weak and feeble italian socialists. Before starting the quest for an italian version of Jeremy Corbyn, we have to, we need to rebuild this political common ground and find this constancy again.
I don't know whether or not Corbyn's Labour Party will win next elections. He doesn't know either, but I know he will fight for an honourable defeat. He wants his ideals to win. And as his ideals are ours, we will share his fight.
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