venerdì 18 settembre 2015
da "Marat/Sade" di Peter Weiss
La persecuzione e l'assassinio di Jean-Paul Marat, rappresentato dalla compagnia filodrammatica dell'ospizio di Charenton sotto la guida del marchese de Sade
Marat
O questo prurito…
Questo prurito… questo prurito…
Questo prurito mi farà impazzire
Simonne!
Simonne, bagna il panno nell'acqua e aceto, rinfrescami la fronte Simonne.
La febbre, la febbre…
Tutto sotto la mia pelle brucia, Simonne…
Sade
So bene che adesso saresti pronto a cedere tutta la tua fama e il favore del popolo per un paio di giorni di salute.
Marat
E tu marchese? A che cosa rinunceresti pur di credere in qualcosa?
Sade
Dovremmo saper distinguere il vero dal falso per poter credere.
Dovremmo conoscere noi stessi. Io non mi conosco.
Quando credo di aver scoperto qualcosa, la metto in dubbio… e la nego un istante dopo.
Qualunque cosa facciamo è solo una larva di quello che vorremmo fare e mai si scoprono verità diverse dalle verità mutevoli delle proprie esperienze.
Io non so se sono il boia o la vittima.
Invento le torture più mostruose e nel descriverle le patisco nella mia carne.
Sono capace di tutto e tutto mi riempie di spavento e così vedo anche come altri, all'improvviso, si trasformino in belve e si lascino trascinare ad atti imprevedibili.
Belve folli, Marat.
Siamo belve folli….
Entrano in scena un uomo e una donna, avanzano carponi. Improvvisano una lotta feroce, una danza, un amplesso.
Sade (fuori campo)
Una belva folle, una belva folle è l'uomo.
Nella mia vita di millenni ho partecipato a milioni di delitti.
Grassa, grassa è dovunque la terra, della poltiglia degli umani visceri.
Noi pochi viventi, noi pochi viventi camminiamo su un pantano che trabocca di cadaveri.
Dovunque sotto i nostri piedi, ad ogni passo, sotto di noi ossa putride, ceneri, matasse di capelli, denti spaccati, crani spaccati.
Una belva folle son io.
Non c'è gabbia che chiuda, non c'è fine che tenga.
Io mi apro un passaggio sotto qualunque muro, tra lo sterco e l'ossame.
Vedrete, vedrete.
Non è ancora finita
Ho i miei piani segreti.
I due figuranti, prima immobili, fuggono ed escono dalla scena.
Sade
Tu giaci immerso dentro la tua vasca come nell'acqua rosea dell'utero, Marat.
E nuoti solo con la tua immagine del mondo che non corrisponde più agli avvenimenti.
Volevi immischiarti nella realtà e lei ti ha messo con le spalle al muro.
Io ho rinunciato ad occuparmene, la mia vita è l'immaginazione.
La rivoluzione non mi interessa più.
Marat
Falso, Sade, falso.
Con l'immaginazione non si abbattono muri.
Gli ordinamenti non si sovvertono con la penna.
Per quanto ci si affanni, il nuovo nasce soltanto tra goffi e ripetuti tentativi.
Siamo così infetti dai modi di pensare tramandati da generazione in generazione che anche i migliori di noi ancora non sanno come cavarsela.
Abbiamo inventato la rivoluzione, ma non sappiamo ancora come governarla.
Alla Convenzione siedono uomini attaccati ai brandelli del passato, uomini che vogliono sommare ai diritti dell'uomo il sacro diritto all'arricchimento in un felice, vicendevole latrocinio.
La rivoluzione è già vinta, dicono.
E invece siamo più che mai lontani dal nostro scopo.
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