Estremista, sost. m. e f. e agg.
E' passato un mese dagli attentati di Parigi: e in questi trenta giorni qualcosa è successo. Lo abbiamo capito fin da subito che quella strage era destinata a cambiare le vite di tutti noi. Non sappiamo ancora quando e come, ma in qualche modo credo sarà inevitabile.
La nostra democrazia subirà una qualche ulteriore limitazione. I cittadini francesi lo stanno già sperimentando sulla propria pelle. Da quella notte è stato istituito lo stato di emergenza che, in maniera eccezionale e assolutamente inconsueta, è stato prorogato per tre mesi. Grazie a questa decisione è possibile dichiarare il coprifuoco, interrompere la libera circolazione, impedire qualsiasi forma di manifestazione e chiudere luoghi pubblici; inoltre è possibile controllare i mezzi di informazione e ordinare perquisizioni di giorno e di notte. Ovviamente speriamo che il governo francese usi questo potere con discrezione e con prudenza, ma intanto quel potere ce l'ha e vedremo quando lo cederà. Nel frattempo le autorità europee stanno predisponendo una serie di misure di controllo che potrebbero avere carattere permanente, pur essendo dettate da questa situazione straordinaria. Quello che viene pubblicato in rete verrà controllato in maniera regolare e i contenuti considerati pericolosi saranno censurati o rimossi. Tutti gli scambi di informazione, comprese le chat, saranno accessibili agli investigatori. In sostanza quello che scriveremo sarà controllato non solo a fini commerciali - come avviene ormai regolarmente - ma per spiare quello che diciamo e scriviamo. E' un potere enorme che francamente non so come verrà usato; speriamo sia usato con saggezza, ma non possiamo fidarci. I nostri governi ci hanno ampiamente dimostrato che non possiamo fidarci di loro.
Chi difende questa scelta spesso cita un antico adagio: male non fare, paura non avere. Devo dire che stavolta non sono d'accordo: pur non facendo niente di male, io ho paura di questa situazione. Per me, ma soprattutto per altri, che hanno meno possibilità di difendersi, che sono più ricattabili sul posto di lavoro o che un lavoro lo stanno cercando. Perché quello che scriviamo potrà essere usato contro di noi. Anche se io firmo tutto e cerco di dare la maggior pubblicità possibile a quello che scrivo - visto che fortunatamente lo posso ancora fare - mi spaventa un sistema che possa controllare in maniera così pervasiva quello che io e ciascuno di voi fa, anche qui, in rete. Chi ci assicura che le informazioni raccolte non verranno utilizzate per assumere o non assumere una persona, per concedergli o non concedergli un prestito, e - nella peggiore delle ipotesi - che quello che abbiamo scritto non diventerà reato? Al punto in cui siamo nessuno, dal momento che abbiamo visto che, in nome della sicurezza, le libertà possono essere sospese.
Una delle tragedie più complesse e studiate di Eschilo è il Prometeo incatenato. Il titano è stato punito da Zeus perché ha donato il fuoco ai mortali, permettendo loro di continuare a vivere, mentre il dio avrebbe voluto annientarli. Prometeo, pur nella sofferenza della sua condizione di vittima, sa però di essere più forte del dio che lo sta punendo, perché neppure Zeus può violare le leggi, può considerarsi al di sopra della giustizia. Eschilo ci insegna che non ci sono ragioni per negare la giustizia e che non ci sono persone che possono dire di avere il potere di non rispettarla.
Allora dobbiamo dire, allo sfinimento, che per essere più sicuri abbiamo bisogno di avere più libertà. Combattere il terrorismo significa anche rifiutare l'idea - che oggi purtroppo si sta affermando - che le azioni di uno stato non possano avere dei limiti, anche se queste azioni servono a sconfiggere dei terroristi. I limiti servono e devono essere intangibili. In Italia purtroppo sappiamo bene che lo stato può commettere atti di terrorismo contro i propri cittadini - scrivo questa definizione, non per caso, il 12 dicembre, l'anniversario della strage di piazza Fontana - e quindi non possiamo consegnare agli stati un potere così incontrollabile. La situazione è estrema e quindi richiede che le risposte siano estreme. Se qualcuno ci definisce estremisti perché diciamo e scriviamo che certi diritti non possono essere limitati, chiamateci pure così. Dobbiamo essere estremisti della democrazia e della giustizia. Per essere sicuri abbiamo bisogno che la nostra privacy - sia on line che off line - sia rispettata, tutelata e difesa, in qualunque condizione e di fronte a ogni minaccia, specialmente quando questa minaccia arriva dallo stato in cui viviamo. Abbiamo bisogno di essere liberi in quello che diciamo e scriviamo, ovviamente essendo responsabili di quello che diciamo e che scriviamo. Abbiamo bisogno che i diritti umani fondamentali siano rispettati. Abbiamo bisogno di più democrazia. E ne hanno bisogno quei popoli che ben più di noi subiscono gli attacchi dei terroristi, e insieme subiscono i nostri attacchi. C'è un solo modo per insegnare la democrazia: applicarla.
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