Sbarramento, sost. m.
Fossi un cittadino francese, al ballottaggio per le presidenziali non voterei Emmanuel Macron, pur consapevole che questo mio non voto potrebbe in qualche modo favorire Marine Le Pen. So che questa mia posizione è sinceramente incomprensibile per molti di voi - parlo degli antifascisti sinceri, non di quelli indottrinati sul tema da Repubblica - e per qualcuno è perfino scandalosa, ma ne sono convinto, così come alle presidenziali degli Stati Uniti non avrei votato per Hilary Clinton, nonostante Trump, e così come non voterò in Italia uno del pd solo per fermare Berlusconi o Salvini o chiunque vogliate immaginare. Naturalmente sarebbe per me un dolore indicibile vedere all'Eliseo una rappresentate della Francia vandeana, reazionaria, ultracattolica, razzista, una persona che incarna tutto il contrario di quei valori che la Francia ha insegnato al mondo e per cui io amo quel paese. Marine Le Pen presidente della repubblica sarebbe una ferita quasi impossibile da rimarginare. Eppure sento di non poter fare altro.
Anch'io, se mi guardassi con gli occhi di un po' di anni fa, forse non mi riconoscerei: nel 2002 avrei certamente votato Chirac per contrastare il padre di Marine. Adesso però credo che quel barrage, quello sbarramento repubblicano che unì partiti di destra e di sinistra contro la possibilità che un fascista diventasse presidente, sia stato un errore, che alla fine è servito soltanto a rendere più forte quel movimento, contro cui non abbiamo opposto la forza della politica, ma solo una serie di parole d'ordine che, per quanto per me fondamentali, rischiano di suonare vuote a tante persone. Per anni ci hanno spiegato che destra e sinistra sono valori superati, che la stessa dicotomia fascismo-antifascismo è un retaggio del passato, e perché mai adesso, proprio in nome di questa contrapposizione, dovremmo unire la Francia contro Le Pen?
Marine Le Pen è pericolosa non solo perché è la rappresentante di una forza fascista, ma perché è riuscita a nascondere questi valori negativi dietro la maschera di una generica critica al sistema. Le Pen tuona contro la "casta", contro un potere che è sempre uguale a se stesso, e cosa c'è di meglio per aiutarla a rafforzare questa immagine del barrage di tutti contro di lei? A questo punto lo sbarramento repubblicano non viene più sentito come lo schieramento di tutte le forze antifasciste contro il fascismo, ma come il potere che cerca in ogni modo di difendere se stesso, i propri privilegi, le proprie ricchezze.
Dopo una campagna elettorale molto dura, in cui i candidati si sono contrapposti su molti temi, dopo cinque anni in cui tutte le forze politiche - compreso la sua - si sono schierate contro Hollande, che effetto può fare al cittadino francese, per cui la parola antifascismo non significa più nulla, vederli tutti insieme, Hollande compreso, sostenere un unico candidato? Quello di rafforzare Marine Le Pen. Che forse non vincerà neppure questa volta, come non vinse suo padre quindici anni fa, ma che è ancora lì e sarà ancora lì nei prossimi anni. E alla fine, continuando su questa strada, qualcuno di loro riuscirà a superare quello sbarramento e ci ritroveremo, anche per colpa nostra, un presidente fascista.
Io credo che il fascismo si sconfigga con la politica e anche con la forza della verità. E la verità ci impone di dire che Macron è il rappresentante di quelle forze del capitale contro cui non possiamo più abbassare la guardia, perché si stanno facendo sempre più violente, sempre più arroganti, sempre più decise a eliminare ogni forma di difesa dei diritti sociali e a rendere più deboli le istituzioni democratiche. Per questo Macron, con quella faccia da bravo ragazzo, con le credenziali delle sue competenze tecniche, con la retorica ottimista del "stiamo tutti uniti", è pericoloso perfino più della Le Pen e per questo io non sono disposto a votarlo.
Noi sappiamo che chiunque domenica sarà eletto presidente sarà un nostro nemico, un nemico della democrazia e dei diritti sociali, e per questo dovremo combatterlo, con coraggio e con tenacia. Il risultato del primo turno è stato, nonostante tutto, incoraggiante per la sinistra francese. Il rappresentante della sinistra che ha tradito, della sinistra delle larghe intese, della sinistra che si è piegata alle logiche del capitale. è stato tramortito. Nel 2002 Jospin era arrivato terzo e non imparammo la lezione, quest'anno Hamon è quinto e speriamo di non ripetere gli errori del passato. La fine dei partiti che hanno aderito al Pse è un passaggio necessario affinché possa nascere una sinistra nuova. Mélenchon ha ottenuto un risultato buono, nettamente migliore a quello di cinque anni fa, segno che nella società francese qualcosa si è mosso, che una reazione c'è stata. E va coltivata. Credo che non votare Macron sia il primo modo per farlo. Ma non ci basterà: da lunedì la nostra opposizione alle forze del capitale - chiunque le rappresenti all'Eliseo - dovrà essere frontale, punto su punto. Con una determinazione rivoluzionaria.
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