Sono parole scritte da Bulgakov meno di un secolo fa. Sappiamo che questa è la nostra condizione, ne siamo consapevoli, dovremmo essere pronti, ma poi ci arriva una notizia e rimaniamo senza fiato.
Gino è andato via all'improvviso, in maniera assurda e tragica, e noi che siamo rimasti qui, ci guardiamo smarriti. Ci stringiamo intorno a Martina, a Federico, alle persone che gli hanno voluto bene e che ora sono quelle che sentono in maniera più tragica questa perdita. Ci sentiamo inadeguati, sappiamo di non avere le parole, ma non possiamo davvero fare altro. Quando ho saputo che era morto, che era morto così, non sono riuscito a scrivere nulla.
Mi è servito un po' di tempo. Ho condiviso un pezzo di vita con Gino, un'esperienza politica e umana che per me è stata fondamentale. Quando ho saputo della sua morte, mi sono tornati in mente tanti ricordi: la sua telefonata - non c'erano i cellulari, ricordo il vecchio telefono che stava nell'ingresso di casa - con cui mi annunciava che avrei fatto l'assessore, il viaggio a Bagneres in cui fu firmato il gemellaggio e che lui fece in bicicletta (e dimenticò a casa la fascia tricolore e gliene feci una con i festoni tricolori che avevamo portato per la cena), le piante che gli annaffiavo mentre era in vacanza, quando abitava sopra il ristorante di Alves, le manifestazioni contro la guerra in Iraq - quella di Bush padre - la nascita di Martina, le sere trascorse in sezione durante il congresso della "svolta", a cui lui si oppose - e adesso credo avesse ragione lui - la preparazione del documento grazie a cui nacque la giunta di coalizione con i socialisti, i servizi condivisi alla festa provinciale dell'Unità. Questi sono i ricordi belli, ce ne sono alcuni anche brutti, ma la vita di tutti noi è fatta così. Forse la vita di Gino è stata più sfortunata di quello che avrebbe meritato. I ricordi si affollano e ci travolgono. Ma ci fanno bene: specialmente in giorni come questi, in cui ci ricordiamo di essere mortali all'improvviso.
Gino Bergonzoni è stato per molti anni funzionario del Pci, quando essere un funzionario del Pci significava ancora qualcosa. E' stato dal 1985 al 1992 sindaco di Granarolo dell'Emilia ed è stato un sindaco capace, autorevole, intelligente; è stato un politico che sapeva capire i problemi delle persone, è stato un ambientalista vero, quando non era di moda esserlo. Dopo quell'esperienza ha avuto una vita complicata e sfortunata; e l'ha pagata tutta. E' morto il 9 ottobre 2018, a sessantasei anni, in un assurdo incidente sul lavoro.
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