venerdì 26 aprile 2019

Verba volant (655): meraviglia...

Meraviglia, sost. f.

Questa è una storia che comincia molto tempo fa, addirittura prima che nascesse Mickey Mouse. Perché Alice è sempre stata una specie di ossessione per Walt Disney.

volete sapere come va avanti questa storia? dovrete aspettare il libro in cui ho raccolto tutte queste storie...

2 commenti:

  1. "Noi adulti non rendiamo meraviglioso il mondo in cui viviamo".
    Io per primo direi e soprattutto non come vorrebbero i bambini coi quali sempre più distrattamente ci confrontiamo. Ha ragione l'autore di questo bellissima pubblicazione de "i pensieri di Protagora" quando ci dice che la voglia di attraversare lo specchio per ritrovare ciò che eravamo, viene mortificata dalla paura di sapere che oltre non possiamo che trovare noi stessi con tutte le nostre inquietudini e ipocrisie.
    Splendida la ricostruzione storica di cosa rappresentasse Alice per Walt Disney e soprattutto notevole il voler ricordare "Nel Mondo di Alice" di quel Guido Stagnaro, quel cognome che nel nostro dialetto romanesco significa idraulico e che a me faceva tanto ridere quando compariva nei titoli di coda del celeberrimo Topo Gigio di cui Guido, come si ricordava, è uno degli autori.

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  2. Grazie Luca: su Lewis Carroll ci ho fatto la mia tesi di laurea. Aggiungerò, perciò, una nota tecnica specificando che il titolo specifico era: I MEZZI ESPRESSIVI DELLA POESIA DI G.M. HOPKINS, poeta che pochissimi conoscono, morto giovane, per cui la sua produzione è molto ristretta. Essendo convertitosi al Cristianesimo in un'Inghilterra molto anglicana, immagino quanto possa aver sofferto e patito incomprensioni: oltretutto tra i vari Ordini che avrebbe potuto scegliere, la sua scelta è ricaduta proprio sui Gesuiti. Il preambolo era necessario, in quanto l'autore poco noto. Bene: il suo metodo era quello di riempire talmente di significato la parola che finiva con l'ottenere lo stesso risultato di Carroll o Lear che, la parola, la svuotavano di significato perché il mezzo espressivo di cui si avvalevano era lo stesso, le figure retoriche a disposizione quelle erano. Ho condiviso il tuo link sul quadro di Jean-Léon Gérôme "La Verità che esce dal pozzo". Affermi che Diogene Laerzio attribuisce a Democrito questa massima:
    “In verità nulla sappiamo, giacché la verità sta in fondo al pozzo.” Ti trasmetto la favola che segue e che ho ricevuto da amicizie FB: LA CONOSCI? NE CONOSCI L'AUTORE. GRATA PER QUALSIASI CHIARIMENTO. ...La Menzogna disse alla Verità 'Facciamo un bagno insieme, l'acqua del pozzo è molto bella'
    La Verità, ancora sospettosa, provò l'acqua e scopri' che era davvero bella. A quel punto si spogliarono e fecero il bagno.
    Ma improvvisamente la Menzogna usci' dall'acqua e fuggi', indossando i vestiti della Verità.
    La Verità, furiosa, usci' dal pozzo per riprendersi i vestiti.
    Ma il mondo, vedendo la Verità nuda, distolse lo sguardo, con rabbia e disprezzo.
    La povera Verità tornò al pozzo e scomparve per sempre, nascondendo la sua vergogna.
    Da allora, la Menzogna gira per il mondo, vestita come la Verità, soddisfacendo i bisogni della società...Poiché il mondo non nutre alcun desiderio di incontrare la Verità nuda.

    Dipinto: la Verità che esce dal pozzo, Jean-Léon Gérome, 1896.

    (Spunto di Gianluca Cagnani)

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