giovedì 6 aprile 2023

Verba volant (832): magia...

Magia
, sost. f.

Trentanove anni dopo la prima a Dublino e trentaquattro dopo lo spettacolo trasmesso dalla Rai, a cent’anni esatti dalla nascita di Noël Coward, il 16 dicembre 1999 debutta al Walter Kerr Theatre sulla 48esima Strada Waiting in the Wings. Jeremy Sams, un giovane autore e paroliere inglese ha adattato il testo, mentre il regista è il veterano Michael Langham, nato nel 1919 nel Somerset e direttore artistico per molti anni del Stratford Festival in Canada e in due distinti periodi direttore della Juilliard. Le anteprime a Boston non sono andate molto bene, ma i produttori sperano che la presenza nel cast di Lauren Bacall sia una garanzia al botteghino.
Perché Lauren Bacall non è solo una grande attrice, è una leggenda, l’ultima della Golden Age di Hollywood. Ha debuttato cinquantacinque prima, nel 1944, diretta da Howard Hawks, che l’ha scelta dopo avere visto una sua foto in copertina di Harper’s Bazaar. Il film è To Have and Have Not e il protagonista maschile è Humphrey Bogart.
L’anno dopo i due si sposano: una delle coppie più famose, belle e desiderate, del cinema. Recitano insieme in altri tre film, tra cui il capolavoro del noir The Big Sleep. E insieme lottano contro il maccartismo e la caccia alle streghe: sono proprio loro due che nel 1947 guidano un gruppo di attori in una manifestazione davanti a Capitol Hill. Negli anni Quaranta Lauren è una fatale dark lady, mentre negli anni Cinquanta è la splendida e divertente protagonista di alcune celebri commedie, come How to Marry a Millionaire - difficile scegliere tra lei, Marylin e Betty Grable - e Designing Woman. Lydia Simoneschi, che divide con Tina Lattanzi il trono del doppiaggio delle attrici del grande cinema americano degli anni Trenta e Quaranta, è la voce di Lauren in questi film.
Gli anni passano, Lauren rimane bellissima e continua a lavorare. Quando, alla fine degli anni Sessanta, Hollywood sembra averla dimenticata, lei continua a recitare in televisione e nel 1970 sbarca a Broadway: è la protagonista del musical Applause - un adattamento di Eva contro Eva - che porta anche nel West End e per cui riceve un Tony, sconfiggendo un’altra regina, Katharine Hepburn, che è in nomination per Coco. Poi nel 1974 arriva la parte di Mrs Hubbard nel cast stellare di Murder on the Orient-Express: quando appare con il coltello in mano è ancora la dark lady che ci ha fatto sognare nei film degli anni Trenta. Per Lauren è come una seconda carriera: vince un altro Tony nel 1981 per il musical Woman of the Year - in cui interpreta il ruolo portato al successo al cinema proprio da Hepburn - recita a Broadway in La dolce ala della giovinezza di Tennessee Williams, Rob Reiner la vuole nel cast di Misery e Robert Altman in quello di Prêt-a-Portèr, nel 1995 al Festival di Chichester è la protagonista di La visita della vecchia signora di Friedrich Dürrenmatt e l’anno successivo è la madre della protagonista nel film di Barbra Streisand The Mirror Has Two Faces, ruolo per cui ottiene, a settantatré anni, la sua prima e unica candidatura all’Oscar. Quando viene annunciata nel ruolo di Lotte Bainbridge, il pubblico fa la fila per vedere questa commedia di Coward mai rappresentata negli Stati Uniti.

Accanto a quello di Lauren Bacall sul cartellone campeggia quello di un’altra regina di Broadway, Rosemary Harris, di due anni più giovane, che interpreta May Davenport. La carriera di Rosemary si svolge per sessant’anni quasi prevalentemente sui palcoscenici inglesi e americani, anche se negli anni Duemila raggiunge un’inattesa popolarità cinematografica, tra un pubblico giovane che non l’ha mai vista a teatro, grazie ai tre film di Sam Raimi dedicati all’Uomo Ragno: è lei che interpreta la zia May.
Rosemary è inglese, il padre è un ufficiale della Raf e lei cresce fino allo scoppio della seconda guerra mondiale nella parte nord-occidentale dell’India. Tornata in patria si appassiona la teatro, recita in piccole compagnia di provincia e nel 1951 si iscrive alla Royal Academy of Dramatic Art: è in classe con Joan Collins. Debutta a Broadway nel 1952 in una commedia di Moss Hart, poi torna a Londra, dove viene scritturata per l’edizione inglese della commedia Quando la moglie è in vacanza, nella parte della Ragazza, il ruolo portato al successo a Broadway da Vanessa Brown ed entrato nell’immaginario di tutti noi grazie a Marilyn. Noël Coward, che assiste alla prima, le invia un telegramma di congratulazioni: per Rosemary è un successo personale e lo spettacolo rimane in cartellone per più di un anno. Poi è Desdemona all’Old Vic, con Richard Burton come Otello. Sempre con la compagnia dell’Old Vic torna a Broadway in un acclamato, soprattutto grazie alla sua interpretazione, Troilo e Cressida. Con il regista Ellis Rabb, che diventa suo marito, fonda a New York una compagnia, che mette in scena celebri edizioni di Il gabbiano e Così è (se vi pare). Torna nel Regno Unito. Laurence Olivier, che l’ha già diretta al Festival di Chichester come Elena in Zio Vanja, vuole che sia Ofelia nell’Amleto del 1963, con Peter O’Toole nei panni del principe di Danimarca, lo spettacolo d’esordio del National Theatre, nell’ambito delle celebrazioni per il quattrocentesimo anniversario della nascita del Bardo. Torna a New York ed è Eleonora d’Aquitana in Il leone d’inverno: è la prima delle sue nove nomination ai Tony e la sua unica vittoria.
Rosemary è una grande interprete di Shakespeare - è un’ottima Porzia ne Il mercante di Venezia - ma è anche bravissima in opere moderne come Un tram che si chiama desiderio o Erano tutti miei figli. Lavora molto anche al cinema e in televisione. Negli anni Ottanta è l’attrice più famosa e premiata di Broadway. Anche l’interpretazione di Rosemary Harris in questa commedia di Coward dedicata a una casa di riposo per vecchie attrici è molto attesa. E lei non delude le attese, vincendo il confronto con la sua “rivale” Bacall. Ottiene una meritata nomination, ma il premio va a Jennifer Ehle per The Real Thing di Tom Stoppard. Rosemary è comunque soddisfatta: sua figlia sta facendo una bella carriera.
Per Lauren questo spettacolo è l’ultima apparizione a Broadway, mentre Rosemary continua. Nel 2010 ottiene la sua ultima nomination come attrice non protagonista per il ruolo di Fanny Cavendish in The Royal Family di George S. Kaufman ed Edna Ferber. Nel 1976 aveva recitato nella stesso testo - anche in questo caso ottenendo una nomination ai Tony - nel ruolo della giovane Julie Cavendish, con la grande Eva La Galliene nel ruolo della matriarca. L’11 settembre 2018, una settimana prima del suo novantunesimo compleanno, Rosemary Harris debutta nel ruolo della signora Higgins nel revival di My Fair Lady.
Accanto alle due regine, c’è una bella schiera di comprimarie. Il ruolo di Sarita è interpretato da Helen Stenborg, che ottiene una meritata nomination ai Tony come attrice non protagonista. Helen è una veterana di Broadway, con una ricca carriera televisiva e cinematografica. Molto attiva nel circuito off-Broadway, una dei primi membri della Circle Repertory Company, è apparsa in diverse produzioni originali di Lanford Wilson. Proprio sul palcoscenico ha conosciuto l’attore Barnard Hughes: il loro matrimonio è durato per cinquantasei anni, fino alla morte di lui. Anche Barnard, un grande caratterista e un volto notissimo, grazie soprattutto alla televisione, recita in Waiting in the Wings - è Osgood Meeker - e questa è la sua ultima apparizione a Broadway.

Waiting in the Wings chiude il 28 maggio 2000, dopo centottantatré repliche. Non bastano le regine a salvare uno spettacolo datato, che non ha la brillantezza di altre opere del drammaturgo inglese. Si tratta certamente di una delle opere minori di Coward, ma c’è tanta umanità in questa commedia e soprattutto c’è un grande amore per il teatro.
Mentre stringe in mano un mazzo di violette e ricordando gli anni passati come spettatore, il povero Osgood diventa l’incarnazione stessa dell’incantesimo che il teatro può lanciare sul suo pubblico. Quando la giovane giornalista gli fa notare che i suoi genitori dicevano che Martha, l’oggetto dei suoi affetti, non avesse molta voce, lui risponde con gravità: “Non aveva molto di niente, in realtà, tranne magia”. E questa magia non è affatto una cosa del passato.

Questa è la seconda di tre puntate per Waiting in the Wings di Noël Coward. La prima era dedicata allo spettacolo tv della Rai Al calar del sipario (qui). La terza è per l’originale inglese.

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