Ho già scritto qualcosa a proposito della crisi della Grecia e delle lezioni che dovremmo ricavarne, anche qui in Italia (per chi fosse interessato, si tratta della "considerazione" nr. 107).
Vorrei provare a fare un breve riassunto di quello che è successo, per vedere, insieme a voi, miei cari e sparuti lettori, se ho ci ho capito qualcosa: la materia infatti è assai ostica.
Il 15 settembre del 2008 i dirigenti della Lehman Brothers, una delle più importanti società attive nei servizi finanziari a livello globale, hanno chiesto l'avvio della procedura di fallimento pilotato, innescando una reazione a catena che ha portato alla bancarotta di banche e di società finanziarie negli Stati Uniti e in Europa.
Nelle settimane successive, sull'onda della crisi e incalzati dalla prospettiva di aumento della disoccupazione, i governi sono intervenuti per salvare le aziende sul rischio del fallimento, investendo un'enorme massa di denaro pubblico. La crisi finanziaria del 2008 ha portato alla crisi economica del 2009 e alle vicende di questi giorni, proprio per l'aumento della spesa pubblica: ora a rischio di fallimento sono gli stati, a causa del debito che è cresciuto e della difficoltà di ripianarlo in tempi certi. Gli stessi mercati finanziari, "salvati" poco più di un anno fa dai governi, oggi contribuiscono ad aggravare la crisi, minando la fiducia degli investitori nei titoli dei paesi considerati a rischio.
Forse ho saltato qualche passaggio, ma mi pare che il punto essenziale stia qui. Il problema non che all'improvviso una sorta di "cupola" degli speculatori ha deciso che la Grecia non era più solvibile e che l'euro poteva essere oggetto di attacchi speculativi, ma che è il mercato, con le sue regole - a cui non si è voluto mettere alcun limite - a dettare legge. Il mercato non è il male in sé, ma deve essere sottomesso all'interesse generale, anche con regole severe, che fino ad ora, nonostante qualche enunciazione, sono mancate. In buona sostanza quello che è successo in questi giorni non è una degenerazione del sistema capitalistico, ma la sua naturale evoluzione, quando smette di essere regolato, imbrigliato, appunto sottomesso all'interesse generale.
Perché non proviamo a ripartire da qui?
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