Mi scuso con i miei pochi e pazienti lettori, che vivono quasi tutti lontani da Bologna, ma questa nuova "considerazione" è dedicata alle vicende bolognesi; come è successo altre volte, spero di riuscire a ricavarne qualche riflessione che possa interessare anche i non-bolognesi.
Come è noto la città dal febbraio scorso è retta dal Commissario straordinario, la dottoressa Anna Maria Cancellieri; nonostante qualche sempre più timida richiesta, si voterà nella prossima primavera. Si tratta, come è evidente, di una situazione irrituale, di cui porta la responsabilità prima di tutto il precedente sindaco - e conseguentemente le forze politiche che lo hanno scelto e sostenuto; se Delbono si fosse dimesso nei tempi previsti dalla legge, si sarebbe votato regolarmente nelle scorse settimane, contestualmente alle elezioni regionali. Nonostante le proteste di rito, questi mesi di sospensione dell'attività amministrativa sembrano andar bene a tutti gli schieramenti, e questo la dice lunga sulla situazione politica in cui si trova la nostra città.
In città non si trova nessuno che non manchi di lodare il pragmatismo e il buon senso della "commissaria" e anzi qualcuno si spinge a dire che si sta facendo in questi mesi più di quanto si sia fatto negli anni precedenti. Francamente non mi sento di unirmi al coro dei lodatori; certo la dottoressa Cancellieri è persona di buon senso, è probabilmente un funzionario capace, anche sopra la media, ma la sua azione non può incidere più di tanto sulla città. Certo la breve esperienza amministrativa di Delbono è stata scialba e, per ragioni diverse, le amministrazioni Guazzaloca e Cofferati non hanno risposto alle tante aspettative, legittimamente diverse, che avevano suscitato, ma in tutta onestà non si può dire che la città governata dal commissario sia, almeno finora, migliore di come era quando è iniziato il suo periodo di governo: è ugualmente sporca, ugualmente poco accogliente, ugualmente lontana dai bisogni dei cittadini, continua a non essere curata dai suoi cittadini e a non prendersi cura di essi. Al di là di alcune lodevoli eccezioni, i principali funzionari che presidiano la macchina comunale non hanno la capacità non solo per dare un colpo d'ala all'azione amministrativa, ma neppure quella di svolgere con attenzione la manutenzione. Tra i più entusiasti lodatori della "commissaria" ci sono personaggi che, pur non eletti, rappresentano alcuni poteri della città, come l'ex-rettore e ora presidente di un'importante fondazione bancaria e il presidente della Camera di commercio, già presidente dei commercianti. Anch'essi fanno parte della mediocre classe dirigente della città e ora sperano di superare questa fase di crisi, addossando ogni colpa sulla politica. Tra i cosiddetti "poteri forti" che non sono contenti - anche se non lo dicono, o lo dicono a mezza bocca - ci sono i costruttori, perché in una città senza la politica non vanno avanti i progetti di edificazioni da cui essi traggono i loro lauti guadagni. E, anche qui con grande franchezza, un'azione amministrativa che è tutta incentrata sulle opere e sul mattone, come quella degli ultimi anni, non è una buona amministrazione.
Il fatto che la politica abbia dato così scarsa prova di sé nell'amministrare la città non significa, come qualcuno sta tentando di dimostrare, che la politica non serva e che anzi sarebbe un ostacolo allo sviluppo ideale della città. Certo non si vede nella politica bolognese una soluzione degna di questo nome. Il centrodestra sta tenendo sulla graticola un possibile candidato, che probabilmente quando si arriverà al dunque non sarà più tale e non ha un gruppo dirigente degno di questo nome, e pare non voglia neppure averlo, dal momento che ha deciso di rimandare a Roma la candidata sconfitta alle elezioni regionali, che pure aveva migliorato il risultato della coalizione di centrodestra e poteva essere una delle persone attorno a cui costruire un nuovo gruppo dirigente. Il Pd teme di avere troppi candidati, preferirebbe non essere costretto a scegliere e pare invochi nuovamente un "briscolone", magari un candidato civico a cui non si possa dire di no e che permetta di non sollevare troppa polvere rispetto ai precari equilibri interni. Il Pd intanto è impegnato nel congresso per scegliere il nuovo segretario provinciale, che sarà probabilmente quello designato dai "maggiorenti" del partito; al di là del giudizio di merito sulla persona, è piuttosto bizzaro che sia candidato a segretario quello che fino a ieri era di fatto il vicesegretario, con una piattaforma di forte rinnovamente rispetto alla gestione precedente. Intorno al Pd sinceramente c'è poco, sia numericamente purtroppo - vedi la sinistra - sia per qualità politica, vedi l'Italia dei valori che è riuscita a fare una figuraccia per accaparrarsi qualche delega in più in Provincia, sì proprio in quell'ente che andrebbe eliminato.
Mi pare che per oggi abbia prevalso una certa visione pessimistica; nei prossimi giorni mi piacerebbe riuscire a scrivere a proposito di quello che si dovrebbe fare.
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