E' passata anche l'ultima, fatidica, settimana di settembre, iniziata con il videomessaggio di Fini sull'appartamento di Montecarlo, di cui lo stesso Fini - e noi con lui - ignora chi sia il proprietario, e finita con il discorso oggettivamente sotto tono di Berlusconi alla Camera, premiato da un voto di fiducia, formale e ben poco convinto da parte della maggioranza di centrodestra; insieme a questi due episodi il solito contorno di dichiarazioni, analisi, retroscena e barzellette, più o meno grevi.
L'Italia che assiste a questo desolante spettacolo appare sempre più un paese stremato, estenuato, incapace di reagire. La causa di questo clima non è però soltanto la mediocrità del nostro ceto politico, ma l'incapacità diffusa della nostra classe dirigente di essere tale. Faccio qualche esempio, ma ciascuno di voi, miei cari e sparuti lettori, può aggiungerne altri.
Uno dei più importanti dermatologi italiani è scoperto mentre procura finanziamenti per la sua università, prescrivendo i farmaci non in base al loro effetto sui pazienti, ma secondo le donazioni delle case farmaceutiche. Alcuni giorni fa a Milano, in un istituto superiore, per mancanza di personale, non c'è nessuno per accompagnare in bagno un ragazzo disabile iscritto al secondo anno, che così rimane alcune ore bagnato della sua urina; l'unico modo per risolvere il problema è che la madre rimanga a scuola con il ragazzo. Diventano drammaticamente frequenti le denunce di famiglie che lamentano che negli ospedali non c'è stata un'adeguata attenzione nel momento del parto; così, ad esempio, nel paese in cui il 40% dei parti avviene mediante taglio cesareo (contro il 25% della media europea) in tre delle cinque scuole di ginecologia di Roma non c'è una sala operatoria. I grandi gruppi industriali operano ristrutturazioni pesanti ai danni dei lavoratori, mentre tanti giovani rimangono precari ben oltre i 40 anni. Da sei mesi non c'è un direttore a Pompei, nel parco archeologico più grande del mondo. Un sindaco onesto, impegnato nella difesa dell'ambiente e della legalità, viene ucciso dalla camorra nel disinteresse generale.
Di fonte a tutto questo manca la capacità di reazione degli italiani. Prevale sempre più la tendenza a curare gli interessi propri e della propria famiglia, così come a un livello superiore appare sempre più evidente che ciascuno degli attori sociali è impegnato a difendere gli interessi propri e della propria cerchia, della propria più o meno grande consorteria. Il familismo è un antico male italiano, ma mi pare che in questo tempo stia diventando sempre più forte e sempre più pericoloso per il progresso del nostro paese. L'incapacità viene costantemente premiata, a scapito di qualunque altro valore, l'interesse per il proprio personale tornaconto è esaltato: è l'Italia dei furbi e dei furbastri, che comunque la fanno franca, delle donne che si offrono, dei giovani che accettano questo sistema e si preparano a subentrare ai vecchi, ma senza far nulla per modificarlo.
C'è qualcuno che scappa e c'è qualcuno che resiste. Ma è sempre più difficile.
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